Zelensky da Papa Francesco, lo stallo per la pace

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Papa Francesco

Nello studiolo dell’incontro è presente una copia della “Statua della Virgen de Luján” alla quale il Pontefice è molto devoto

Roma ha accolto il presidente ucraino Zelensky con una giornata piovigginosa. Un nutrito gruppo di ucraini, accompagnati da numerosi bambini, si erano dati appuntamento sin dalle prime ore del mattino in piazza Barberini, con bandiere e striscioni, per salutarlo. Questi è atterrato a Ciampino presso l’aeroporto Militare, accolto dal ministro degli Esteri Tajani, quindi il colloquio con il presidente Mattarella al Quirinale, poi l’incontro con il premier Meloni a Palazzo Chigi cui è seguito un pranzo.

Il Cyber attacco ai siti italiani

Mentre Volodymyr Zelensky era a colloquio con gli esponenti politici, hacher russi hanno attaccato siti istituzionali italiani. Dapprima al sito del Quirinale e della Difesa che però non hanno avuto disservizi, perché gli hacker hanno sbagliato “dominio”. Sotto attacco anche il sito del Consiglio superiore della magistratura – Csm – denominato dagli hacker “Supremo Consiglio Giudiziario d’Italia” e hanno collegato la loro azione al viaggio di Zelensky, chiamato “Bandera” con riferimento a Stepan Bandera, guida del movimento nazionalista ucraino, durante la Seconda Guerra Mondiale, che era vicino alla ideologia nazista.

L’incontro con Papa Francesco

L’atteso “faccia a faccia” con Papa Francesco è durato ben quaranta minuti. Zelensky è giunto in Vaticano poco dopo le 16, in una piazza San Pietro che ha visto anche qui la presenza di un gruppo di ucraini che agitavamo la loro bandiera. Il corteo di auto blu, tutte rigorosamente blindate, ha varcato “l’arco delle Campane” giungendo poco distante, l’ingresso dell’auletta Paolo VI. Il giovane presidente è apparso dinanzi a Papa Francesco un po’ intimidito e imbarazzato, per il suo abbigliamento, la felpa militare che non smette mai di indossare da quando il suo Paese è stato aggredito, uno strappo al protocollo.

La prima volta Zelensky, con la sua famiglia, era stato ricevuto da Bergoglio l’8 febbraio del 2020, appena eletto presidente, indossava abito scuro e cravatta. Allora si era trattato di una udienza privata svoltasi nella Biblioteca del Papa, con un Volodymyr sorridente e di bell’aspetto. Ieri aveva il volto tirato, incanutito, insomma visibilmente invecchiato e stanco. «È un grande onore essere qui» ha affermato Zelensky stringendo la mano di Papa Francesco che ha risposto «la ringrazio per questa visita» sorridendo. Sul tavolo un crocifisso e in fondo su una colonna la statuetta della Madonna di Luján alla quale Bergoglio è molto devoto e di cui scriverò più avanti.

Il colloquio

Il dialogo riservato è durato quaranta minuti, nel breve comunicato ufficiale, affidato al portavoce Matteo Bruni, si è discusso delle urgenze collegate alla guerra in Ucraina in particolare quelle di natura umanitaria, nonché sulla necessità di continuare gli sforzi per raggiungere la pace. Secondo quanto riferito poi da Zelensky, nel tardo pomeriggio in un incontro-intervista con Bruno Vespa e altri direttori di quotidiani nazionali, «il Pontefice conosce la mia posizione: la guerra è in Ucraina. Per questo il piano deve essere ucraino. Siamo molto interessati a coinvolgere il Vaticano nella nostra formula per la pace».

Poi ancora, «nessuno vuole la guerra. La formula della pace che ho proposto al G20 si basa sulla soluzione di 10 crisi. Secondo noi è molto pratica, ci sostiene il Vaticano, il Governo italiano e molti Paesi, ma dobbiamo coinvolgere molti più Stati».

Il presidente ucraino ha parlato con Bergoglio delle «decine di migliaia di bambini ucraini deportati. Dobbiamo fare ogni sforzo per riportarli a casa». Di questo il Vaticano si sta occupando da tempo attraverso canali diplomatici. Zelensky ha chiesto anche di condannare i crimini russi in Ucraina. Insomma alla fine dei colloqui emerge la volontà di (invitare il Vaticano a) prediligere l’aspetto umanitario del suo “interessamento alla pace” e non alla situazione politica. A una missione di pace, Papa Francesco aveva fatto cenno al ritorno dal viaggio in Ungheria, che però non era una negoziazione, come ci si era affrettati a precisare sia da parte russa che ucraina.

I doni del Papa e di Zelensky

Al termine dell’incontro il Santo Padre ha donato al presidente una pregevole opera in bronzo raffigurante un ramoscello di ulivo simbolo di pace, quindi il messaggio per la Giornata della Pace di quest’anno, Papa Francescoil Documento sulla Fratellanza Umana, il libro sulla Statio orbis del 27 marzo 2020 a cura della LEV e il volume “Una Enciclica sulla pace in Ucraina” curato per le edizioni Terra Santa dal collega Francesco Antonio Grana. Il presidente da parte sua ha donato al Pontefice un’opera d’arte, cioè una icona della Madonna dipinta sui resti di una piastra di un giubbotto antiproiettile e il quadro di una Vergine con in braccio un Bambino nero, cancellato come i bimbi ucraini uccisi dalla guerra.

Gli sforzi per la Pace

In questi ultimi mesi si sono moltiplicati gli sforzi di Bergoglio per “costruire ponti, aprire dialoghi verso la strada della pace, favorire una mediazione”. Il Vaticano ha sempre aperto le porte ponendosi a disposizione per colloqui tra le parti.

Le strade della diplomazia sono infinite e Papa Francesco proprio sabato mattina, ricevendo le lettere credenziali dei nuovi ambasciatori in Vaticano di Islanda, Bangladesh, Siria, Gambia e Kazakhstan, aveva dichiarato: «Quando impareremo dalla storia che le vie della violenza, dell’oppressione e dell’ambizione sfrenata di conquistare terre non giovano al bene comune? Quando impareremo che investire nel benessere delle persone è sempre meglio che spendere risorse nella costruzione di armi letali? Quando impareremo che le questioni sociali, economiche e di sicurezza sono tutte collegate? Quando impareremo che siamo un’unica famiglia umana, che può veramente prosperare solo quando tutti i suoi membri sono rispettati, curati e capaci di offrire il proprio contributo in maniera originale?».

Qualche giorno fa Papa Francesco ha incontrato l’ambasciatore russo in Vaticano in visita di congedo per fine mandato, e gli ha affidato una lettera personale per il presidente Putin il cui contenuto non è stato rivelato. Lunedì 15 maggio un ambasciatore cinese sarà a Kiev e poi a Mosca, la diplomazia è al lavoro per fermare la guerra.

La statuetta della Madonna di Lujàn e la sua storia

Nell’auletta ove si è svolto l’incontro tra Papa Francesco e Zelensky è presente in fondo su di una colonna, una copia della Madonna di Luján, alla quale il Pontefice è molto devoto, la cui storia è interessante e non molto conosciuta. La statua originale “Nostra Signora di Luján” vestita di un manto bianco e celeste, risale al XVII secolo ed è chiamata anche Morenita. Si trova nella Basilica di Luján a 70 km da Buenos Aires.

L’arrivo in terra argentina sarebbe avvenuto nel maggio del 1630 a bordo di una nave proveniente da San Paolo del Brasile. Ad accompagnarla era Manuel, uno schiavo originario dell’Angola. La tradizione vuole che il carro che trasportava la cassa con la Vergine, raggiunto il fiume Luján, non riuscisse più a proseguire. Per questo la statuetta rimase a Luján e numerosi pellegrini accorsi per venerarla ebbero guarigioni inspiegabili. Più tardi Papa Leone XIII concesse la sua incoronazione nel maggio del 1887. È Patrona dell’Argentina.

Il racconto di Papa Francesco

Il 20 maggio del 2013 nell’omelia mattutina a Casa Santa Marta, Francesco ha ricordato un episodio avvenuto in Argentina anni prima. «Una bambina di sette anni si era ammalata gravemente e i medici le avevano dato poche ore di vita. Il papà, uomo di fede, disperato prese un autobus per andare a impetrare la grazia al Santuario mariano di Lujàn distante 70 km».

«Quando giunse la sera tardi questo era già chiuso. Cominciò a pregare la Madonna» – prosegue a raccontare Bergoglio – «con le mani sulla cancellata di ferro. Pregava, pregava e piangeva e così è rimasto tutta la notte. Quest’uomo lottava, lottava con Dio per la guarigione della sua bambina. Dopo le sei del mattino, andò al terminal e prese il bus per rientrare a casa. Arrivato all’ospedale alle 9 trovò la moglie piangente. Ha pensato al peggio. “Ma cosa succede? non capisco, chiese. La moglie rispose: sono venuti i dottori e mi hanno detto che la febbre è scomparsa, ora respira bene e non c’è più niente! La lasceranno fra due giorni ma non capiscono cosa è successo!”».

Il Papa ha concluso affermando: «La preghiera fa miracoli ma dobbiamo credere!».

 

Giancarlo Cocco

Foto © The Hill, America Magazine, Il Mattino, Vatican News

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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