La contrada dell’Oca conquista la sua sessantaseiesima vittoria
Il Palio è uno dei motivi per visitare Siena. L’intera Città è una galleria di dipinti. Visitare i numerosi luoghi di culto, vedere i tesori d’arte conservati nella Pinacoteca Nazionale, nel museo dell’Opera del Duomo e all’interno del complesso museale Santa Maria della Scala (uno dei primi esempi europei di ospedale, citato per la prima volta in un atto di donazione del 1090) rappresenta un percorso culturale, un viaggio ideale tra i più importanti a livello nazionale.
Il Palio è, ancora oggi, immutato nei sentimenti di amore e passione, gioia e dolore. Un’esperienza del cuore e della mente. Durante questo evento così magico e affascinante, si spera, si prega, si inveisce, si lotta, si vince o si perde ma si ha sempre una nuova opportunità. Come nella vita, bisogna avere, anche, fortuna perché le strategie messe in atto dall’uomo possono risultare perdenti verso il fato.
Una festa che dura un anno
Piazza del Campo è il cuore della Città dove, da sempre, si sono svolte le manifestazioni più importanti per la sua storia. Qui l’appuntamento è il 2 luglio (dedicato alla Madonna di Provenzano) e il 16 agosto (in onore della Madonna Assunta in Cielo) rappresentando solo il culmine di una corsa alla quale i senesi partecipano durante tutto l’anno con una serie di momenti collettivi, celebrazioni, ricorrenze e attività che evidenziano l’unicità di questa festa.
Sono 17 le Contrade che dividono la Città. Ognuna con un proprio territorio, un proprio popolo e un seggio di persone eletto periodicamente per curarne l’amministrazione, così come le varie iniziative da svolgere durante l’anno. Una sede museale per custodire i Palii vinti: drappi di seta dipinti anche da molti artisti di fama internazionale tra i quali Renato Guttuso, Ernesto Treccani, Leonardo Cremonini, Salvatore Fiume, Gerard Framanger, Jim Dine, Fernando Botero e Igor Mitoraj.
A vincere è solo una Contrada
I Masgalani, preziosi doni che vanno in premio alla comparsa che ha meglio sfilato durante il Corteo storico, arricchiscono inoltre i musei di ogni contrada. Nella chiesa, invece, viene benedetto il cavallo insieme al suo fantino: una cerimonia veramente emozionante.
Durante il Palio riemerge tutto il fasto del passato che rivive nel presente attraverso le insegne, le posture dei figuranti e le abilità degli alfieri e dei tamburini. Si può assistere alle corse di prova e al Palio accedendo a pagamento alle tribune (palchi) sistemati attorno alla Piazza o alle finestre e balconi che vi si affacciano, oppure gratuitamente dall’interno della Piazza.
La corsa del Palio è preceduta da un corteo (passeggiata storica) a cui prendono parte oltre 600 figuranti in rappresentanza delle 17 Contrade e di istituzioni della antica Repubblica di Siena. Il corteo parte dalla Piazza del Duomo nelle prime ore del pomeriggio e si snoda per alcune vie del centro cittadino prima di sfilare nella Piazza del Campo.
Come ha scritto Eugenio Montale “… Dalla Torre cade un suono di bronzo: la sfilata prosegue fra tamburi che ribattono a gloria di Contrade… E lo stupore che invade la conchiglia del Campo…”.
Il procedere dei figuranti sull’anello di tufo che racchiude la Piazza è così elegante da richiedere rispetto. Cavalieri, vessilliferi di Città, terre e castelli sembrano rinnovare il loro tributo di fedeltà a Siena.
A vincere è solo una Contrada, nessun secondo o terzo posto anzi chi si classifica al secondo posto viene sbeffeggiato senza remore dalla rivale.
Uomini, cavalli, passione e fede
Il cavallo viene accudito con amore e attenzione e quando taglia il traguardo senza il fantino, come è accaduto il 16 agosto di quest’anno alla Contrada dell’oca, viene definito “scosso”. I tre giri di Piazza del Campo hanno, infatti, raggiunto il culmine in un’esplosione di gioia quando il cavallo scosso dell’Oca, Zio Frac, ha raggiunto il bandierino conquistando il suo secondo Palio. L’Oca si è, così, aggiudicata la sua sessantaseiesima vittoria.
Il popolo di Fontebranda, il rione che ha dato i natali a S. Caterina, è corso al Duomo a ringraziare la Madonna Assunta in cielo alla quale è dedicata la Carriera del 16 agosto. Nelle loro mani il drappellone pop di Marco Lodola i cui volti senza tempo, ora hanno assunto i caratteri degli ocaioli in festa. Ennesima dimostrazione della forza e della magia di questa Festa che prende vita da uomini, cavalli, passione e fede e dove il cavallo è il vero unico protagonista.
È il caso proprio di dire che destino e fede si intrecciano. Si testimonia ancora una volta il peso del fato capace di sbaragliare qualsiasi previsione o tattica studiata a tavolino dai Capitani e dagli stessi fantini.
Un evento unico
Il Palio è sfida, lotta, sofferenza, angoscia ma anche gioia, sogno, desiderio, passione. Delinea lo sguardo dei partecipanti, sfiora il loro cuore, asciuga le loro lacrime. È un fremito che ti tiene vivo, è uno scrigno di tesori, un’esperienza mistica, è la scoperta di Siena fra i terzi della Città, è una suggestiva essenza che entra nella vita di tutti coloro che si ritrovano puntuali per respirare l’atmosfera di questo evento unico. Per magia è come se si sentisse che il Palio interviene per difenderci dalle difficoltà della quotidianità dando l’opportunità di sopravvivere nell’oceano delle nostre lacrime.
Capace di alleviare la nostra solitudine, il Palio rappresenta la parte migliore della Città per evidenziare gli aspetti positivi della nostra personalità. Tende la sua mano per accoglierci e poi in un abbraccio avvolgente, risveglia i raggi della nostra serenità.
I senesi pregano anche dopo la vittoria perché appena ricevuto il drappellone dalle mani del loro Capitano corrono a ringraziare la Madonna (il 2 luglio nella chiesa del Provenzano e il 16 agosto in Duomo) come per grazia ricevuta. Cantano il Maria Mater Gratiae piangendo di gioia. Si abbracciano giovani, anziani e bambini. Centinaia di persone si ritrovano, ancora incredule, in una preghiera che coinvolge tutti.
Questa è la misteriosa alchimia di questo speciale evento. Sociologi e antropologi si sono impegnati a descrivere il Palio negli anni, ma l’unico modo per capire la sua vera essenza è viverlo, almeno una volta.
Francesca Sirignani
Foto © Francesca Sirignani