Il Media Freedom Act passa l’esame dell’Europarlamento

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Media Fredoom Act

Pignedoli (M5S): «astenuta per la questione degli spyware per sorvegliare i giornalisti», ovvero la possibilità da parte dei Governi di controllare loro e i familiari per motivi di sicurezza nazionale

Approvato il 3 ottobre nella plenaria di Strasburgo il testo del “Media Freedom Act“. Il nuovo regolamento sulla trasparenza dei media proposto dalla Commissione è passato in Parlamento con 448 voti a favore, 102 contrari e 75 astensioni. La parola ora passerà ai triloghi, cioè alle riunioni tra Parlamento, Consiglio e Commissione in cui le parti dovranno trovare una soluzione di compromesso.

Dunque, gli Stati dell’Unione sono obbligati a garantire la pluralità e proteggere l’indipendenza dei media da interferenze governative, politiche, economiche e privati. Nel testo emendato sono proposte misure al fine di evitare ingerenze esterne attraverso l’obbligo di rivelare le fonti, l’accesso a contenuti crittografati e l’uso di spyware. Tuttavia non tutti sono convinti che queste modifiche bastino a preservare l’indipendenza dei media.

M5S si astiene

La questione dei software spia, degli spyware, ovvero della possibilità da parte dei Governi di sorvegliare i giornalisti e i loro familiari per motivi di sicurezza nazionale, seppur giustificato solo come misura di ultima istanza, da valutarsi caso per caso, e se disposto da un’autorità giudiziaria indipendente in caso di reato grave, è uno dei motivi che hanno fatto optare per l’astensione l’eurodeputato del m5s Sabrina Pignedoli. «Mi reputo» spiega ai microfoni di Eurocomunicazione «parzialmente soddisfatta. Credo sia importante tutta la questione dell’indipendenza dei giornalisti, del pluralismo dei media, della trasparenza e delle proprietà e anche lo staccare la politica dal servizio pubblico sia per quello che riguarda le nomine sia per i finanziamenti e anche la pubblicità di Stato».

«Tuttavia» continua Pignedoli «credo che ci sia un problema relativo alla sicurezza nazionale che permette di spiare e sorvegliare giornalisti tramite spyware. Questo aspetto penso sia grave e dovrebbe essere eliminato. È per questa ragione che il Movimento 5 Stelle ha deciso di astenersi dalla votazione di questo testo. Il giornalismo deve essere libero».

Inoltre «le preoccupazioni riguardano anche lo sviluppo di questo provvedimento ovvero ai triloghi dato che: la posizioni del Parlamento era molto più attenuata rispetto a Commissione e Consiglio, di quest’ultimo in particolare, quindi non vorrei che al trilogo questa possibilità di sorveglianza dei giornalisti sia potenziata».

La sicurezza nazionale, la sorveglianza dei giornalisti e dei loro familiari

Il testo prevede la possibilità dell’impiego di spyware per sorvegliare i giornalisti e anche i loro familiari per motivi di sicurezza nazionale. La problematicità del concetto di “sicurezza nazionale” sono i suoi contorni tali da renderlo, come afferma l’eurodeputato «abbastanza interpretabile», inoltre «considerando anche il fatto che la sicurezza è in mano dei servizi segreti che rispondono al Governo, il rischio è che i giornalisti, in particolare quelli indipendenti, possano essere spiati per il loro lavoro».

I punti di forza: maggior trasparenza nella proprietà e protezione delle fonti

Seppur i punti critici sono stati ritenuti preponderanti da parte dell’eurodeputata, al regolamento vengono riconosciuti anche i punti di forza che riguardano la maggior protezione delle fonti, la trasparenza della proprietà «molto importante che darà modo anche ai cittadini di farsi un’idea sulla linea editoriale e sull’indipendenza dei contenuti».

Inoltre «c’è una parte importante sul servizio pubblico che non deve essere assoggettato alla politica di Governo sia per quanto riguarda le nomine sia i finanziamenti, diretti e indiretti, ovvero quelli che vengono dati direttamente al servizio pubblico o ad esempio quelli indiretti della pubblicità che deve essere distribuita in maniera trasparente e non discriminatoria nei confronti dei media».

«È previso un comitato europeo per il servizio dei media, un comitato indipendente che riunirà tutte le autorità che si occupano di media per verificare se il sistema di disinformazione e la mancanza di pluralismo».

Disinformazione e fact checking, il meccanismo per la rimozione dei contenuti

Così come il concetto di sicurezza nazionale anche «la definizione di disinformazione è labile. Come facciamo a dire se qualcosa è disinformazione? E soprattutto» continua Pignedoli «può essere utilizzata la definizione di disinformazione per censurare opinioni che sono diverse e non rispettano le opinioni del main stream, questo è un rischio Media Freedom Actpotenziale contenuto nel testo, tuttavia se le autorità nazionale lavorano con indipendenza non ci dovrebbero essere problemi».

Il concetto di disinformazione si connette a un altro passaggio centrale del regolamento ovvero le decisioni sulla moderazione dei contenuti prese dalle grandi piattaforme online, il cosiddetto fact checking. la proposta dei deputati è che sia pensato un meccanismo per gestire la rimozione dei contenuti in primis con delle analisi che permettano di distinguere i media indipendenti dalle fonti non indipendenti per poi, nel caso il contenuto non soddisfi criteri e condizioni, e sia per l’eliminazione o la limitazione del contenuto, informare i media interessati che avrebbero 24 ore per rispondere prima di limitarlo o limitarlo. In aggiunta, qualora il media coinvolto ritenga che la decisione della piattaforma non sia opportunamente motivata e leda la libertà di stampa, esso potrà far domanda per una risoluzione extragiudiziale della controversia.

 

 

Andrea Olgiati

Foto © Eurocomunicazione, Andrea Olgiati
Video © Eurocomunicazione

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Andrea Olgiati
Giornalista professionista e videomaker. Laureato in filosofia presso l'università di Pavia mi sono poi appassionato al mondo dell'informazione inizialmente scrivendo d'arte per un settimanale locale per poi frequentare il master di giornalismo di Unibo spaziando su diversi ambiti e format. Ho scritto per settimanali, agenzie e quotidiani online tra cui il Bologna Today e l'agenzia stampa Dire realizzando inoltre diversi video. Cittadino italiano ed europeo, ho da poco concluso un corso per giornalisti organizzato dal Parlamento europeo che si è svolto a Roma e a Bruxelles

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