Francois Truffaut e il rapporto con i giovani

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Truffaut

Lui stesso affermerà: «Mia madre non sopportava i rumori e m’impediva di muovermi e parlare per ore e ore. Allora io leggevo»

 

Il regista che maggiormente affronta il tema delle adolescenze difficili e Francois Truffaut, che visse personalmente un’infanzia travagliata e dovrà aspettare la fine degli anni Sessanta per sapere chi è il padre naturale. Le circostanze in cui avviene il concepimento segnano la prima oarte della vita del regista. La madre incinta vorrebbe abortire ma la sua famiglia di militari si oppone e per il periodo di gravidanza la manda in una sorta di convitto per traviate. Dopo la nascita, il bambino viene mandato in campagna dalla nonna, dove trascorrerà i suoi primi anni di vita. Il rapporto con la nonna è stato fondamentale per la nascita di una delle grandi passioni del futuro regista, quella per la lettura.

Lui stesso affermerà: «Mia madre non sopportava i rumori e m’impediva di muovermi e parlare per ore e ore. Allora io leggevo: era la sola occupazione a cui potessi dedicarmi senza disturbarla. Durante l’occupazione tedesca ho letto moltissimo e poiché stavo spesso solo, mi mesi a leggere i libri degli adulti. Arrivato a 13 anni comprai, a cinquanta centesimi a pezzo, 450 volumetti grigiastro, Les Classiques Fayard, e mi misi a leggerli tutti in ordine alfabetico».

Accanto alla letteratura in lui nasce la passione per il cinema. L’amicizia con Lachenay, che duro per tutta la vita, è, per Truffaut, una corazza per l’incomprensione che i suoi genitori manifestavano per lui. E la stessa sorte toccò a Lachenay: «Ciascuno di noi non aveva che l’altro a far le veci della famiglia. Se non ci fossimo incontrati e sostenuti a vicenda, certamente ci saremmo avviati entrambi su una brutta strada».

Fu Bazin, il grande teorico del cinema francese, a prendere il posto del padre naturale e a trovare al giovane Truffaut un posto presso il servizio cinematografico del ministero dell’Agricoltura per poi divenire critico cinematografico dei Cahiers du cinema.

Gli anni della critica (1949 – 1956)

F. Truffaut diviene uno dei punti di riferimento dei Cahiers, e insieme a Chabrol, Rivette, Godard, Rohmer dà vita a una nuova tendenza del cinema francese e nel 1955 realizza le sue prime interviste con Alfred Hitchcock. Nel 1956 fu assunto alla regia di Roberto Rossellini in tre film che non vengono portati a termine.

Dietro la macchina da presa (1956 – 1984)

Dopo un omaggio a Jean Renoir, Truffaut nel 1959 realizza il suo lungo metraggio capolavoro “I quattrocento colpi” un film biografico. Altre pellicole legate al tema dell’adolescenza sono “Il ragazzo selvaggio” e “Jules e Jim”, dove si passa dalla solitudine adolescenziale alle crisi sentimentali in un rapporto di un triangolo perfetto.

L’adolescenza e la nuova letteratura

Marcello Fois, scrittore di origine sarda, autore del romanzo “L’importanza dei luoghi comuni”, posti che sono il centro del nostro Mondo scrive: “dentro queste cose che sono sicure resta il peso di ciò che abbiamo detto, ma anche di ciò che abbiamo osato dire. Le parole di troppo e quelle mai pronunciate”. Una storia che in parte assomiglia all’infanzia abbandonata di Truffaut. «La ricerca del padre, di una propria identità», sottolinea lo psicanalista Massimo Recalcati. «Le protagoniste del romanzo di Fois appena aprono quella porta della casa paterna, appena muovono i primi passi in quelle poche stanze deserte, danno inizio a una guerra di parole in un grandioso crescendo di dolcezza e crudeltà».

Anche ne “I quattrocento colpi” il protagonista del film di Truffaut è alla ricerca delle parole, ma poi trovandosi di fronte al muro del pregiudizio scappa. L’adolescenza è una sfida al mondo degli adulti, anche se la loro sfrontatezza è spesso l’anticamera dell’insicurezza e del desiderio di affetto.

Se la gioventù di Truffaut negli anni Cinquanta si trova di fronte a fratture Truffautcomportamentali, “La meglio gioventù” di M.T. Giordana si scontra sulle ideologie e utopie rivoluzionarie. Nella società contemporanea vi è una frattura fra il mondo degli adulti e gli adolescenti, che significa mancanza di comunicazione. Per lo psichiatra di formazione psicoanalitica Gustavo Pietropalli Channet: “solo comprendendo il dolore e le ragioni che portano gli adolescenti a cercare condotte alternative a quelle tradizionali è possibile indicare loro una strada e aiutarli a costruire un progetto futuro”.

 

Paolo Montanari

Foto © Il cartello, Doppiozero, Trentino Cultura

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