Un anno fa moriva Benedetto XVI

0
297
Benedetto XVI

Tentativo di bilancio di un pontificato che ha segnato la storia della Chiesa

 

La mattina del 31 dicembre 2022 moriva papa Benedetto XVI. Erano trascorsi otto anni di pontificato e nove di vita claustrale con lo status inedito di Papa emerito. A quasi un anno di distanza si può tentare la valutazione di un pontificato che contro ogni aspettativa ha segnato una tappa fondamentale nella storia della Chiesa.

Elezione per un pontificato di transizione

Joseph Ratzinger è salito al soglio pontificio nel 2005. È stato eletto come papa di transizione a motivo della sua avanzata età e per un magistero in continuità con quello del suo predecessore Giovanni Paolo II. Eppure, il mite e riservato professore, ha segnato la storia della Chiesa con il suo atto di rinuncia del ministero petrino nel 2013.

Un primo bilancio lo fece lui stesso nell’ultima Udienza generale, il giorno precedente la sede vacante, il 27 febbraio 2013. Dichiarò che nel tratto del cammino della Chiesa vi erano stati momenti di gioia e di luce, ma anche periodi non facili in cui si era sentito come Pietro e gli apostoli nella barca sul lago di Galilea. Insieme ai giorni di pesca abbondante vi erano state anche occasioni di acque agitate dal vento in cui il Signore sembrava dormire. Ma concluse sottolineando di aver sempre avuto la consapevolezza che nella barca della Chiesa ci fosse comunque Dio. E non l’avrebbe mai lasciata affondare perché la stava conducendo attraverso gli uomini che Lui aveva scelto.

Testamento spirituale

È significativo che prima della rinuncia abbia voluto consegnare alla storia la trilogia su Gesù di Nazareth, figura che ha voluto dimostrare storicamente sensata e convincente. Con quest’opera, suo personale cammino interiore di ricerca del volto di Dio, ha evidenziato che le convinzioni di fondo della fede sono storicamente possibili e credibili, perché il Gesù dei Vangeli è il Cristo della fede. Inoltre, nel testamento spirituale che ha voluto venisse pubblicato postumo, col titolo “Che cos’è il cristianesimo, ha raccolto i testi scritti durante la sua permanenza nel Monastero Mater Ecclesiae. Il libro riporta le sue ultime riflessioni su alcuni temi fondamentali della religione cristiana. Affronta anche il tema del dialogo con gli altri culti, in particolare con gli ebrei, con le confessioni cristiane e con il Mondo. Nella sua vita ritirata ha anche osservato benevolo la natura, specchio dell’amore di Dio creatore. Da lì ha affidato la richiesta di non rinunciare all’eredità cristiana, patrimonio prezioso per l’intera umanità.

Armonia tra scienza e fede

Volendo sintetizzare la vasta produzione teologica che Benedetto XVI ha lasciato in eredità, il concetto fondamentale è la ricerca di armonia tra fede e ragione. “La ragione ha bisogno della fede per arrivare ad essere totalmente se stessa: ragione e fede hanno bisogno l’una dell’altra per realizzare la loro vera natura e la loro missione”. Questo pensiero espresso nell’enciclica Spe Salvi ha animato la sua missione. E con lo spirito del suo motto episcopale ”collaboratore della verità” ha difeso il Concilio Vaticano II, ha contrastato l’appiattimento dell’esperienza religiosa su dimensioni politiche, si è opposto all’oblio del patrimonio liturgico, ha confutato la concezione relativistica della fede, ponendo limiti all’ecumenismo e al dialogo interreligioso.

In questi termini, durante il suo pontificato, ha dato vita a un intenso dialogo con il mondo musulmano. La Lectio magistralis tenuta all’Università di Ratisbona si muoveva proprio seguendo il filo rosso del dialogo e di una nuova unione tra fede e ragione. Il Papa aveva citato una frase con cui l’imperatore bizantino, Manuele il Paleologo, condannava la diffusione della fede mediante la violenza. Per questo è stata oggetto di aspre critiche da parte di esponenti del mondo islamico.

Dinamica vitale di alcune decisioni

Il magistero pontificio di Benedetto XVI ha consolidato la posizione della Chiesa nei confronti dell’annuncio del Vangelo. Ha anche operato nei termini della riforma ecclesiale,  Benedetto XVIsul fronte liturgico e teologico. Per fare solo qualche accenno, si pensi alla revoca della scomunica ai lefebvriani. Oppure si rifletta sulla Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus. Essa ha introdotto una struttura canonica per unire alla Chiesa cattolica Ordinariati personali. Questa formula permette ai gruppi di ministri e fedeli anglicani di entrare in piena comunione con il Papa conservando liturgie, preghiere, usanze, tradizioni che non confliggono con la fede cattolica.

Un’ulteriore annotazione è quella della coraggiosa lettera ai fedeli irlandesi che condanna esplicitamente gli abusi sessuali commessi da esponenti della Chiesa locale. È anche una critica del modo in cui il problema era stato gestito dai superiori preoccupati di evitare scandali. Nel suo dialogo con il mondo intorno ai temi antropologici a difesa della persona ha rivendicato per la Chiesa spazi nel campo della politica e della bioetica. Ha riconosciuto presenti nella modernità quei valori morali che vengono anche dal cristianesimo, ma non ha mai voluto mediare con le società occidentali relativizzando le verità di Dio. Sul ruolo pubblico della religione scaturito dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 si è inserito nell’ampio dibattito internazionale sostenendo che la politica è primariamente di ordine teologico. Secondo Benedetto XVI il cristianesimo non conosce una teologia politica, ma un’etica politica: la Città di Dio non può mai diventare una realtà empirica, la teologia non va statalizzata, non va creata una teologia politica.

In dialogo con la cultura

Ha scelto di incontrare filosofi, matematici, uomini della cultura per dialogare con loro e per confrontarsi con spirito critico sull’identità ultima dell’uomo. Per fare un esempio il libro “Senza radici” riporta il confronto tra Benedetto XVI e il filosofo e politico liberale Marcello Pera su liberalismo, Europa ed etica. Il tema trattato è quello del relativismo del cristianesimo, dell’Islam e della situazione europea. Centrale nel testo è la questione della Costituzione europea che non ha inserito le radici giudaico cristiane, il ruolo della Chiesa e della religione nelle società secolarizzate. È interessante come un pensatore laico e uno religioso concordino sulla necessità di un rinnovamento spirituale prima che politico. Entrambi alla fine sostengono che una crescita morale dà senso allo sviluppo tecnologico economico e sociale. Stabilito anche il legame fra liberalismo e cristianesimo, il pontefice rifiuta, però, l’idea di un’Europa cosmopolita riaffermando l’identità cristiana del Vecchio Continente. Dal canto suo il Papa ribadisce che il dialogo fra religioni diverse si può svolgere solo su un piano strettamente culturale.

Un pontificato intellettuale

Il pontificato di Benedetto XVI non è rigidamente categorizzabile ed è soprattutto intellettuale. Al giornalista Peter Seewald che gli chiedeva se il suo fosse «la fine del vecchio o l’inizio del nuovo» ha risposto «entrambi». L’eredità viva che lascia è l’atteggiamento di muoversi volando alto con le due ali aperte della ragione e della fede. Questo unitamente all’esempio coraggioso di dialogo. L’invito ai credenti della società post-secolare è fare del dialogo uno strumento di necessario compromesso. Questo affinché la fede diventi cultura e la religione riscopra il gusto dell’intelligenza. Il suo magistero è stato caratterizzato dalla consapevolezza della situazione culturale e spirituale del Mondo. E anche delle tensioni tra popoli e tra l’uomo e la creazione.

 

Veronica Tulli

Foto © La Stampa, Lechonerialaespecial, Il Corriere del Giorno, Messainlatino

Articolo precedenteIl Mercato mondiale e il museo del tartufo di Alba (Mudet)
Articolo successivoParolin pronuncia il discorso di Papa Francesco
Appassionata della vita mi sono dedicata negli anni ai temi della crescita personale, della salute e della sostenibilità, donandomi ai miei cinque figli. Giornalista pubblicista, laureata in Giurisprudenza e in Scienze Religiose, non ho mai tralasciato la mia predilezione per la letteratura, l’inglese e lo spagnolo. E scrivo di tutto ciò per chi, preso da mille incombenze, non ci si può dedicare.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui