Belgrado, scontri in piazza per brogli elettorali

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Belgrado

I tentativi dell’Occidente «di infiammare la situazione in Serbia sono evidenti», ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova

 

“La Serbia contro la violenza” è lo slogan sostenuto dall’opposizione durante la manifestazione antigovernativa organizzata a Belgrado per denunciare i presunti brogli elettorali nelle elezioni del 17 dicembre. Il raduno, però, è degenerato in una contestazione violenta con migliaia di dimostranti che si sono diretti verso la sede del municipio per assaltarla distruggendo porte e finestre. In tanti a più riprese hanno cercato di oltrepassare le recinzioni e penetrare con la forza nell’edificio, a difesa del quale sono affluite ingenti forze di polizia in assetto antisommossa. 38 manifestanti sono stati arrestati con l’accusa di tentativo di assalto alle istituzioni e diversi agenti di polizia sono rimasti feriti, due in modo serio, colpiti dal lancio di sassi e altri oggetti.

Contro i dimostranti violenti che hanno a lungo bersagliato il municipio con un fitto lancio di uova, bottiglie di plastica, pomodori e altri oggetti, la polizia ha fatto uso di gas lacrimogeni nel tentativo di disperdere i gruppi. Alcune porte d’ingresso e diverse finestre sono andate distrutte. Alla fine sono riuscite a creare un solido cordone di agenti tutt’intorno alla sede del municipio, respingendo i manifestanti nelle strade laterali e verso la piazza Slavija.

Dal ministero dell’Interno è stato lanciato un appello ai dimostranti per porre fine alle violenze, ed è arrivata una dura condanna al grave attacco alle sedi istituzionali. Da parte sua l’opposizione ha dichiarato che la polizia ha usato una forza eccessiva e ha picchiato alcuni dei manifestanti. Anche centinaia di studenti universitari e altri cittadini hanno bloccato il traffico in una strada chiave di Belgrado che ospita la sede del Governo, sfidando l’avvertimento della polizia contro il blocco di strade e ponti nella Capitale.

La richiesta

I migliaia di cittadini riuniti dall’alleanza di opposizione di centrosinistra serba davanti alla sede della Commissione elettorale centrale della Città (Rik) hanno chiesto l’annullamento delle elezioni amministrative tenutesi il 17 dicembre 2023 a Belgrado a causa “di numerose irregolarità e brogli”.

Le accuse degli osservatori, tra cui i rappresentanti dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), sono arrivate a poche ore dall’annuncio della vittoria schiacciante del partito del presidente serbo Aleksandar Vučić alle elezioni parlamentari e locali. I gruppi di opposizione hanno messo in dubbio la validità delle elezioni in seguito al voto illegale di elettori non registrati provenienti dalla vicina Bosnia. Tra le irregolarità segnalate anche “l’acquisto di voti” e “l’inserimento di schede nelle urne“. Gli osservatori internazionali hanno anche rilevato un trattamento iniquo per i candidati della minoranza a causa della parzialità dei media, dell’abuso di risorse pubbliche da parte del Governo e dello strapotere del presidente durante la campagna elettorale.

In una conferenza stampa a Belgrado, all’indomani del voto che ha sancito la vittoria del partito del progresso serbo (Sns), gli osservatori hanno parlato al tempo stesso di “casi isolati di violenza” e proprio di “accuse sul trasporto di elettori per sostenere il partito al potere nelle elezioni locali“. Della missione hanno fatto parte inviati dell’Osce/Odihr, del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa.

La Germania ha condannato le irregolarità denunciate: “La Serbia ha votato, ma l’Osce ha denunciato abusi di fondi pubblici, intimidazioni di elettori e casi di acquisto di voti, ha dichiarato il ministero degli Esteri, riferendosi alle accuse dell’Osce. Questo è inaccettabile per un Paese con lo status di candidato all’Ue”.

Il partito nega tutte le accuse

Il Partito progressista serbo e i suoi alleati al Governo hanno negato di aver truccato il Belgradovoto e hanno definito regolari le elezioni per il rinnovo del Parlamento e delle cariche locali. Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha dichiarato che le affermazioni di irregolarità nel voto sono niente altro che “bugie” promosse dall’opposizione politica e istigati dall’estero in un tentativo di rovesciare il Governo, ma non ha fornito alcuna prova a sostegno di questa affermazione.

Rivolgendosi alla Nazione attraverso i media statali, mentre la protesta era ancora in corso, ha definito i manifestanti “teppisti” che non riusciranno a destabilizzare lo Stato. «Stiamo facendo del nostro meglio con la nostra reazione calma e mite per non ferire i manifestanti. Questa non è una rivoluzione, si tratta di un tentativo di presa di potere violenta delle istituzioni statali della Repubblica di Serbia», ha aggiunto.

La Russia aizza contro l’Occidente

Vučić ha incontrato l’ambasciatore russo in Serbia Alexander Botsan-Kharchenko. La prima ministra serba Ana Brnabic ha ringraziato Mosca per aver avvisato in anticipo Belgrado di una presunta rivolta. I tentativi dell’Occidente «di infiammare la situazione in Serbia sono evidenti», ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. «Stanno cercando di infiammare la situazione utilizzando “le tecniche di Maidan”, è evidente», ha affermato riferendosi alla celebre piazza di Kiev della rivolta ucraina contro l’allora presidente filorusso Viktor Janukovic.

Anche secondo il sindaco uscente di Belgrado, Aleksandar Sapic, quanto avvenuto a Belgrado può essere paragonato alla rivolta del Majdan a Kiev, cominciata con le proteste antigovernative di inizio 2014 nella piazza centrale della Capitale ucraina.

 

Ginevra Larosa

Foto © AP News, PBS, East Journal

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