Cisgiordania: perché è errato parlare di occupazione israeliana

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Cisgiordania

A 3 mesi dall’ennesimo inizio delle ostilità tra arabi e israeliani, occorre fare chiarezza su alcuni punti e sulla storia recente del Medio Oriente. Ecco perché bisogna conoscere per capire

 

Un articolo pubblicato il 3 novembre scorso sul sito dell’Ispi dà una informazione distorta e parziale della storia recente del Medio Oriente e in particolare della Cisgiordania, di Gaza e di Israele. Per chi non lo sapesse, l’Ispi è l’Istituto per gli studi di politica internazionale. In pratica: un soggetto nato nel 1934 per esaminare le tendenze politiche, strategiche ed economiche nel sistema internazionale. Ossia forma i diplomatici italiani del domani. In questo articolo – nella sezione “pubblicazioni” – si sono dimenticati dei punti fondamentali che danno un’immagine distorta dei fatti.

Il mandato della Società delle Nazioni del 1922

Punto primo: Gaza non è stata occupata dal Regno Unito dopo la 1ª Guerra Mondiale perché Londra ricevette un mandato della Società delle Nazioni per insediarsi in un territorio dove non esisteva alcuno Stato sovrano. Quindi parlare di occupazione è lessicalmente inesatto.

La Risoluzione 181 dell’Onu e la nascita di Israele nel 1948

Secondo: l’Ispi scrive che “nel 1948 Israele dichiara la sua indipendenza” come se fosse un fatto imposto. Il 29 novembre 1947, invece, con 133 voti a favore (tra cui l’Urss) e 13 contrari la Risoluzione 181 dell’Onu autorizza l’indipendenza di Israele e crea 2 Stati: uno a maggioranza ebraica (Israele) e uno a maggioranza musulmana (la Palestina). Il primo è nei confini dell’attuale Israele mentre il secondo è in Cisgiordania, terra che ancora oggi i palestinesi reclamano. I primi accettarono, i secondi rifiutarono.

Già questo fatto dovrebbe solleticare la curiosità dell’Ispi, della stampa e dei comuni cittadini: perché rifiutarono? Perché nei decenni successivi i palestinesi hanno reclamato una terra su cui avevano rifiutato di fare uno Stato?

Il 14 maggio 1948 gli ebrei dichiararono la fondazione dello Stato di Israele. Il 15 maggio, con 5 eserciti (egiziano, siriano, libanese, transgiordano e irakeno), gli arabi sferrarono il primo attacco concentrico verso il Paese. In questa occasione, tali eserciti conquistano la Cisgiordania (o Samaria o Giudea, per usare termini storici più che geografici) mentre i soldati egiziani prendono la Striscia di Gaza. Due anni più tardi, la Giordania si annesse la Cisgiordania.

Dal 1948 al 1967 la Cisgiordania è in mano araba

Terzo: l’Ispi scrive che “nel corso della Guerra dei 6 giorni del 1967, Israele conquista la Striscia di Gaza, insieme alla Cisgiordania, Gerusalemme Est, le Alture del Golan e la penisola del Sinai”. Detta così sembra che Israele avesse deliberatamente attaccato i propri vicini. In realtà, da diversi mesi i 5 citati eserciti stavano avanzando verso i confini israeliani con carri armati, artiglieria e mezzi militari. Le navi egiziane, inoltre, avevano bloccato il transito dello stretto di Tiran tra Sinai e Arabia impedendo il transito alle navi mercantili dirette o provenienti dal porto israeliano di Eilat, tagliando fuori il Paese dal commercio internazionale. Lo stesso fu fatto col canale di Suez. In pochi giorni Israele sbaragliò gli eserciti avversari e allargò la sua presenza in Cisgiordania e a Gaza.

Anche in questo caso la domanda sorge spontanea: perché dal 1948 al 1967 gli arabi non crearono uno Stato palestinese nella Cisgiordania che era totalmente nelle loro mani?

Nel 2005, Israele abbandonò la Striscia di Gaza. Un po’ come se l’Italia abbandonasse l’Alto Adige e la Francia abbandonasse l’Alsazia e la Lorena per i quali nessuno ha mai parlato di occupazione italiana o francese, se non per alcuni piccoli gruppi di residenti locali.

Il ritiro da Gaza e la distruzione degli “asset” da parte palestinese

Quarto: l’articolo Ispi dice che Israele attua un blocco terrestre, aereo e marittimo sulla Striscia di Gaza. Vero in parte. Ricordando che storicamente da Gaza sono partiti migliaia di razzi, bombe e palloni incendiari verso Israele (e il 7 ottobre scorso anche centinaia di terroristi di Hamas), le navi con gli aiuti umanitari passano liberamente. Gaza ha comunque un accesso con l’Egitto da cui transitano merci e persone senza il controllo israeliano.

Da notare, che quando nel 2005 gli israeliani si ritirarono da Gaza lasciarono campi coltivati, sistemi di irrigazione, fognature scuole, ospedali, università. Tutti rasi al suolo o incendiati dai palestinesi semplicemente per odio verso gli ebrei.

La SdN autorizza gli ebrei a vivere in Cisgiordania

CisgiordaniaQuinto: l’Ispi omette di dire che i territori in cui Israele è presente oltre i propri confini non hanno alcun detentore sovrano essendo passati dopo la fine dell’Impero Ottomano ai britannici per il periodo del Mandato sulla Palestina. Nel 1922, il Mandato stabilì inequivocabilmente che gli ebrei avrebbero potuto dimorare in tutti i territori a occidente del fiume Giordano. Il testo del Mandato fu fatto proprio dalla Società delle Nazioni (l’Onu odierno) e non è mai stato abrogato.

Gli accordi di Oslo sulla Cisgiordania

Sesto: in più occasioni, a partire dal 1967, Israele si è sempre detto pronto a ridare agli arabi la Cisgiordania e Gaza a patto che i Paesi confinanti riconoscessero lo Stato ebraico. Tutto ciò è sancito dalla Risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Solo l’Egitto di Sadat, nel 1978, riconobbe Israele che come da accordi diede indietro il Sinai che da 11 anni era nelle sue mani in seguito alla sconfitta militare araba nella Guerra dei 6 giorni del 1967. Nessuna terra è stata espropriata o occupata da Israele in quanto a Gaza e in Cisgiordania (come detto) non è mai esistito uno Stato sovrano.

Tra l’altro (come correttamente scritto dall’Ispi) gli accordi di Oslo del 1993-1995 hanno suddiviso la Cisgiordania in 3 parti: zona A, sotto controllo palestinese; zona B, sotto controllo misto; zona C, a controllo israeliano.

Brevi considerazioni

In Israele vivono circa 1,5 milioni di arabi musulmani. Qui hanno diritto di voto e di rappresentanza in Parlamento, ricoprono ruoli anche importanti in università, ospedali e aziende. Addirittura fanno parte di alti gradi dell’esercito israeliano. In Israele e nelle terre sotto il suo controllo c’è piena libertà di culto. Libertà che mancò totalmente per gli ebrei e per i cristiani quando Gerusalemme e la Cisgiordania erano sotto il dominio giordano.

Israele ha accolto i profughi cacciati dai Paesi arabi (circa 800.000) in numero anche superiore a quello dei palestinesi incitati dalle autorità dei Paesi arabi a fuggire dal neonato Stato di Israele al momento della sua fondazione nel 1948 (circa 600.000, vedi rapporto Unrwa, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati). Oggi gli arabi chiedono il ritorno di 4 milioni di profughi.

Gli Stati arabi e Arafat hanno costretto i profughi palestinesi nei campi e li hanno abbandonati a sé stessi usandoli a scopo politico per il conflitto, rendendoli frustrati e aggressivi sperperando e dirottando ad altri scopi i miliardi di dollari erogati dall’Unrwa e da altri Stati arabi.

 

Andrea Barbieri Carones

Foto © Unsplash, Paxchristi, Wikipedia

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Andrea Barbieri Carones
Specializzato nel settore del turismo e in quello dell'automotive, Andrea è nato a Milano e ha diviso la sua ventennale attività professionale tra la sua città natale e Roma. Conosce 3 lingue straniere e ha partecipato a fiere, conferenze e convegni in giro per il mondo, scrivendo per diverse testate nazionali. Negli ultimi anni ha pubblicato articoli sull'industria automobilistica e sul turismo d'affari e congressuale, collaborando anche a curare la comunicazione di alcune aziende nel settore dell'hotellerie e della logistica.

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