Il gallerista gentile, apre a Roma “The Hole” di Stefano Agostini

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The Hole

Nella storica, elegante e centralissima via Laurina uno dei maggiori interpreti dell’arte contemporanea attivi sulla scena nazionale

 

The Hole”, è la denominazione prescelta da Stefano Agostini, eccellente interprete della realtà contemporanea, per la sua – attraente ed attrattiva – galleria personale. Recentemente avviata e proposta al pubblico nella storica, elegante e centralissima via Laurina in Roma. Un punto di approdo di logica e chimica, fisica e metafisica, che si impone con decisione e prorompenza, pur con modo conciliante e un tocco di discrezione e gentilezza, all’attenzione della critica d’arte contemporanea.

Ed è una denominazione quanto mai efficace: “The Hole“, “il buco”, simbolo per eccellenza, nel divenire umano, di profondità, introspezione. Spazio di fuga, rifugio del senso. Quel rifuggire dalla fuggevole superficie, quella leggera, latente e incessante ricerca di significato che tormenta e conforta al contempo. Cos’altro è “il buco”, “The Hole”, del resto: se non porta o varco verso un’altra dimensione?

E chi fisicamente su quella porta sofferma il proprio sguardo, ha già scelto di varcarla, quella soglia. E (fidatevi) non poteva prendere una decisione migliore. La galleria, nel suo allestimento icono-scenografico, si presenta come un manifesto della Guerrille Art, cui lo stesso artista dichiara apertamente di aderire. Ma anche come il maturo e consapevole punto d’approdo di una sperimentazione, quella di Agostini, la cui genesi risiede forse in un istinto primordiale che di arte si nutre perché di quella è composto.

Non capita tutti i giorni di incontrare un artista di livello tale. Probabilmente uno dei maggiori interpreti dell’arte contemporanea attivi sulla scena nazionale. Ogni dettaglio delle opere di Agostini porta in sé l’evidenza di una tensione aulica verso il meglio, verso l’alto. Ogni opera, nella sua complessità materica, cromatica, simbolica e concettuale, è essa stessa elevazione. Ma anche monito e messaggio sociale, interpretazione attuale e racconto storico di questo tempo. “Il buco” di Stefano Agostini è quel luogo talmente perfetto e compiuto in cui scavare in fondo è attività equivalente a elevarsi verso l’alto.

L’artista

Classe 1976. Nasce nel quartiere storico di San Lorenzo fuori le mura. Figlio d’arte, si specializza nel restauro dei dipinti, e dei mobili d’arte, passando alle scenografie per il cinema e il teatro. In concomitanza con gli studi all’accademia di belle arti di Roma, apre il suo primo laboratorio sperimentale nell’omonimo quartiere di San Lorenzo in via dei Volsci, crocevia di numerosi artisti, scrittori, poeti e musicisti. Divenne un punto di riferimento e di ispirazione per oltre un decennio. La bottega in volsci, ad oggi, rimane nel ricordo collettivo di coloro che hanno per anni, attraversato il percorso artistico e visionario di Stefano Agostini (Zero like).

Raccontaci di The Hole. Qual è la sua genesi?

«”The Hole” è il graduale concretarsi di un’opera d’arte. Nasce da una chiara consapevolezza visionaria. Un esperimento sociale, rivoluzionario, che sa di lotta di classe. Un punto “Zero” là dove tutto, sta fermo e aspetta. “Il buco” è un testamento sociale, là dove l’artista vede al tempo stesso e da un punto solo, ciò che è visibile a due isolatamente. Una bilancia il cui centro è alimentato dai rapporti umani».

La tua arte è sperimentazione, ricerca, viaggio. Ma anche “contaminazione”. Quanta multidisciplinarità applicata c’è nelle tue opere?

«Musica e pittura sono straordinariamente vicine, come una danza. Sanno evocare sensazioni e immagini. Nella mia attività onirica, si sviluppa ciò che nella vita reale prende forma. Vivo nel subconscio, quando il contenuto della mente esistente e operante è al di fuori della coscienza».

Hai fatto cenno ad alcune personalità che hanno ispirato la tua esperienza personale e umana e che, certamente, hanno generato un risvolto artistico. Cosa ti hanno lasciato e quanto incidono nella tua libera e incondizionata, unica e originale, produzione artistica?

«Vi sono sporadici attimi nella vita terrena dove si possono incontrare anime che hanno il profumo dell’inatteso. In questo preciso istante mi rendo consapevole dell’unicità e come per magia l’opera prende forma. È la prova compiuta che la logica non ha modo di esistere. L’incontro karmico con un compositore Greco, ad oggi, rimane la mia più significativa fonte di ispirazione. La musica è la mia unica ragione di vita».

Hai fatto cenno a relazioni internazionali consolidate e importanti. Le tue opere sembrano diari di viaggio. Ci illustri meglio questa apertura verso il Mondo, che sembra quasi tu voglia abbracciare, incoraggiare, proteggere da sé stesso?

«Sono autentici diari di viaggio, ogni opera è accompagnata da un percorso introspettivo, un’istante, sono piccole immagini sulle loro scaglie. È così: l’istinto è quello protettivo, ma al tempo stesso eleggere e isolare, non raccontare ma dialogare».

 

Francesca Agostino

Foto © Stefano Agostini

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Francesca Agostino
Esperto tecnico-legislativo, con pregressa e pluriennale esperienza maturata in ambito parlamentare a supporto dell’attività legislativa di commissioni e gruppi parlamentari di Camera e Senato. Esperienze pregresse in ambito legale maturate presso l’ufficio giuridico dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e la Direzione Affari legali di ENI SpA. Doppia laurea (Scienze Politiche e Giurisprudenza), collabora con enti territoriali a processi di innovazione turistica del Sud Italia. Critico d'arte e letterario, ha ideato e diretto per 6 anni il festival letterario "San Giorgio. Una rosa, un libro". Fondatrice di "Network Mediterraneo", comitato promotore della candidatura del Tramonto sullo Stromboli come patrimonio dell'Umanità, che ha raccolto l'adesione di 18 comuni calabresi e del Consiglio Regionale della Calabria.

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