La morte dell’illustre storico d’arte Antonio Paolucci

0
809
Paolucci

Una vita dedicata alla tutela del patrimonio artistico in giro per le maggiori Capitali italiane e le opere più maestose

 

La scomparsa dello storico d’arte Antonio Paolucci, classe 1939, lascia un vuoto profondo nella cultura italiana, perché, insieme al prof. Strinati, rappresentò la scuola bolognese. L’allievo Paolucci di Roberto Longhi e di Arcangeli e della scuola romana, che ancora oggi sono il dna degli studi e ricerche sull’arte.

Nato a Rimini e figlio di un antiquario, ha respirato fin da bambino la bellezza delle opere d’arte, dal Tempio malatestiano ai tesori del Museo Gambalunga civico della Città, per alcuni anni diresse anche il professore e amico Marcello Di Bella. I Crocifissi di Giuliano da Rimini, le ricerche iconografiche sulle pale di scuola bolognese, soprattutto di Guido Reni, sono state i primi tentativi per intraprendere la carriera di storico d’arte. E a un certo punto, Paolucci, come altri artisti romagnoli, fra tutti Federico Fellini, si trovò a un bivio: rimanere nella sua amata Città e continuare l’attività del padre antiquario, o partire per la sede universitaria di Bologna, Capitale degli studi artistici, con Longhi e Arcangeli, e dove si formò anche Pier Paolo Pasolini.

Poi l’arrivo alla Capitale, caput mundi, Roma, dove dalla fine degli anni Sessanta, ha prestato servizio presso varie sovrintendenze e istituti impegnati nella tutela e conservazione del patrimonio artistico. Una carriera sempre in ascesa per il professor Paolucci, ministro per i Beni Culturali e Ambientali tre il ’95 e il ’96 sotto il Governo Dini e poi direttore dei Musei Vaticani per quasi un decennio.

L’amata Firenze

Un rapporto privilegiato quello con Firenze e la sua arte e che ora ha intitolato all’illustre storico l’Auditorium degli Uffizi. Proprio dalla Capitale fiorentina, nel 1969, Paolucci iniziava la sua carriera amministrativa come funzionario alla Sovrintendenza dei Beni Artistici e Storici. Negli anni Ottanta sarebbe stato sovrintendente a Venezia, Verona e Mantova, allargando e approfondendo le sue conoscenze artistiche e pittoriche e poi il ritorno dall’86 all’88 in qualità di direttore dell’Opificio delle Pietre Dure. Firenze la Città in cui si stabilì fino alla sua scomparsa.

Dopo la parentesi governativa ’95-’96, nel 1997, dopo il sisma che colpì l’Umbria e le Marche, fu anche commissario straordinario del Governo per il restauro della Basilica di San Francesco ad Assisi, nomina che si è ripetuta con quella a presidente della Commissione di indirizzo per il concorso di progettazione internazionale propedeutico alla ricostruzione della Basilica di San Benedetto da Norcia, danneggiata dal terremoto del 2016. Poi il ritorno in Toscana, dove divenne direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici, sino al collocamento a riposo nel 2006.

Musei Vaticani

L’avventura artistica del professor Paolucci in realtà non era conclusa, in quanto venne nominato direttore dei Musei Vaticani dal 2007 al 2016, negli anni in cui fu completata la climatizzazione della Cappella Sistina.

Unanime il cordoglio dal mondo scientifico per la scomparsa di uno degli storici dell’arte più influenti e stimati del secondo Novecento. Fra tutti quello di Eike Schmidt, ex direttore degli Uffizi e ora del Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli: «la scomparsa di Antonio Paolucci crea un grande vuoto nel mondo della cultura. Profondissimo conoscitore della storia dell’arte, museologo di fama mondiale, colpiva per la cristallina chiarezza del suo pensiero. Era questa la chiave della sua capacità di comunicare a tutti i pensieri altissimi e concetti complessi, rendendoli accessibili. Inoltre Paolucci aveva una grande umanità e guida nei confronti dei colleghi».

 

Paolo Montanari

Foto © Exibart, Facebook, Viator

Articolo precedenteRino Gaetano, la prima grande mostra sul cantautore
Articolo successivoSicurezza, la conferenza a Monaco ha due assenze

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui