Paolo Volponi, 100 anni dalla nascita

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Tante le iniziative nell’anno di Pesaro Capitale italiana della Cultura a Urbino che ne è parte autorevole

 

Paolo Volponi, uno di massimi scrittori italiani a cavallo del Novecento, nacque a Urbino, Città culla del Rinascimento, il 6 febbraio 1924. La sua amata Urbino, a cui dedicò gran parte delle sue opere e lavoro e in cui lo si incontrava silenzioso a passeggiare nelle vie prospicienti ai Torricini del Laurana. Ora la Città e l’intera provincia di Pesaro Capitale italiana della Cultura 2024 lo ricordano a 100 anni dalla nascita.

Cresciuto in una terra accademica per i fasti del passato, ma fondamentalmente agricola, ha respirato l’aria, gli umori, le voci e i primi amori in una terra antica e lontana dai clamori metropolitani. Paolo Volponi, che ho conosciuto nell’ultimo periodo della sua vita, non si staccò mai dai vicoli, dagli animali, piante e uomini e vedeva in ogni cosa la lotta per sopravvivere, una fatica umana che un altro scrittore di provincia, Cesare Pavese, illustrò con sentimenti altrettanto sofferenti ma addirittura tragici.

Il lavoro industriale

Amava il lavoro in maniera seria e costante. Si laureò in legge, ma insoddisfatto della vita di provincia, volle conoscere un mondo a lui sconosciuto, quello industriale, e partì per Milano. All’inizio fu un trauma esistenziale, passare dalle tranquille giornate di studio e riflessioni al mondo frenetico della Capitale lombarda, dove ebbe la fortuna di conoscere Adriano Olivetti che comprese le capacità del giovane e lo assunse nella sua fabbrica. Dopo una esperienza fondamentale, di apprendista – sociologo presso un progetto di ricostruzione nel Sud fu nominato dirigente dei servizi sociali dell’azienda e successivamente divenne direttore del personale.

Una vicenda lavorativa e esistenziale che in un certo senso ha una analogia con il regista bergamasco Ermanno Olmi, anch’egli catapultato nella realtà industriale della Edison, che poi riprese con dei documentari. Ma mentre Olmi, artigiano del cinema, proseguì la sua strada artistica, Volponi, per divergenze con Olivetti lasciò la realtà industriale per divenire consigliere e collaboratore di Gianni e Umberto Agnelli. Un rapporto di lavoro transitorio, poiché le regole dell’industria gli andavano strette e nel ’75, in occasione delle elezioni amministrative, decise di votare per le liste del Pci. Da quel momento si dedicò alle attività di intellettuale libero e di scrittore e nel ’83 si candidò alle elezioni politiche come indipendente nelle liste del Pci. Nel 1991 fu tra i fondatori di Rifondazione comunista.

Il ritorno a Urbino

Paolo Volponi fu sempre legato alla piazza e ai portici di Urbino, sempre in cerca di amici e notizie, quelle di microcosmi umani e sulle campagne, quei paesaggi che avevano ispirato Raffaello Sanzio. Da qui le fonti ispiratrici per le sue poesie, che parlano dei monti e delle colline urbinati e per le piante del famoso orto botanico dell’Università, dove creò personaggi particolari come fece Calvino in Liguria. I romanzi di Volponi, furono un vero squarcio letterario anche per i contenuti e le innovazioni che portarono: da “Memoriale”, il più vicino alla realtà industriale, a “Corporale”, il più problematico, “Il pianeta irritabile”, il più visionario, “Le mosche del capitale”, il più critico nei confronti della società italiana, “La strada per Roma”, il più urbinate per le profonde radici umane.

Ebbe la fortuna di conoscere una cerchia di scrittori e intellettuali fra cui Alfonso Gatto, Natalia Ginzburg, Enzo Siciliano con cui lavorò come comparsa nel capolavoro di Pier Paolo Pasolini “Il Vangelo secondo Matteo”. Lui, Volponi, contestatore aveva una grande forza interiore e accettò di partecipare a uno dei film più belli su Gesù.

Celebrazioni per il centenario

Sarà un sipario ducale, come lui intendeva la sua Urbino, a ricordare la nascita di Paolo Volponi. Infatti saranno promosse dall’Università, Fondazione Carlo e Marise Bo, Comune di Urbino e Galleria nazionale delle Marche una serie di iniziative. Per prima la mostra, dal titolo “Paolo Volponi: un itinerario nella vita”, alla Fondazione Bo, che valorizzerà la donazione dell’archivio e che durerà fino al 13 dicembre. Per l’esposizione realizzato un documentario.

Da aprile a settembre invece alle sale del Castellare di Palazzo Ducale sarà allestita un’altra mostra curata dall’accademia di Belle Arti con varie opere provenienti dalla collezione del poeta. Poi verranno valorizzati i luoghi di Volponi, dalla casa agli spazi frequentati. A inizio maggio nell’ambito del Festival Urbino e le Città del libro, sarà presentata la ripubblicazione a tiratura limitata delle “Cantonate di Urbino”, il libro d’arte del 1985 con testi di Paolo Volponi e tre incisioni di Renato Bruscaglia. Infine nel 2024 presso la Galleria di Palazzo Ducale, si completerà l’itinerario, con le donazioni delle opere d’arte di Volponi da parte della famiglia che vanno dal 300-400 bolognese, del Seicento italiano e quelle che mostrano l’interesse per la pittura naturalistica.

 

Paolo Montanari

Foto © Minima&Moralia, Urbino e la Città del libro, Preboggion

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