Giornata internazionale per il disarmo

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Disarmo

Secondo gli ultimi dati Onu la spesa militare globale ha raggiunto i 2,1 trilioni di dollari e 12.700 armi nucleari rimangono oggi una minaccia esistenziale per l’umanità

 

È un dato drammatico e allarmante certificato dalle Nazioni Unite in occasione della Giornata internazionale per il disarmo e la non proliferazione che si celebra oggi. La folle corsa ad armamenti sempre più sofisticati potenti e pericolosi è purtroppo in continua ascesa. Come se non bastassero gli arsenali già esistenti, si sta infatti attuando una nuova e ancora più angosciante corsa alla realizzazione di armi di nuova generazione: droni, armi climatiche, elettronico-comunicative, cyberspaziali, tettoniche, elettromagnetiche, biologiche. Naturalmente con la copertura dei segreti di Stato e militari.

Tutto questo si intreccia pericolosamente con le minacce che arrivano dai conflitti che stanno interessando tutti i Continenti, fino ad arrivare alla guerra in Ucraina e a quella tra Israele e Hamas, che dimostrano come le aree di crisi in questo terzo millennio siano sempre più in aumento. Pensavamo che dopo le immani tragedie delle due guerre mondiali che hanno insanguinato il secolo scorso con oltre 60 milioni di morti l’umanità avesse capito l’assoluta insensatezza della guerra. Ma purtroppo nulla è cambiato.

Una strada senza ritorno

Il risultato è una nuova corsa al riarmo in Europa. «Una guerra in Europa non è imminente, ma è possibile e quindi è urgente ricostruire, rifornire e modernizzare le forze armate degli Stati membri per potenziare la nostra capacità industriale della difesa nei prossimi cinque anni, spendendo molto di più di quanto abbiano fatto finora». È quanto ha affermato la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen parlando al Parlamento europeo. Anche il presidente francese Emmanuel Macron ipotizzava un impiego di truppe di terra in Ucraina.

Contemporaneamente Vladimir Putin davanti al Parlamento russo avvertiva «Tutto quello che l’Occidente sta escogitando porta alla minaccia di un conflitto con armi nucleari e quindi all’annientamento della civiltà». Di fronte a queste inquietanti affermazioni è veramente arrivato il momento di mettere fine a una escalation che ci porterebbe in una strada senza ritorno.

I Trattati Internazionali

Fino ad oggi si è pensato che il disarmo globale si potesse raggiungere attraverso Accordi e Convenzioni internazionali. D’altra parte questo è uno degli obiettivi più antichi dell’Onu. Fu oggetto della prima risoluzione dell’Assemblea Generale nel 1946, che istituì la Commissione per l’energia atomica, con il mandato di formulare proposte specifiche per il controllo dell’energia nucleare e l’eliminazione delle armi atomiche e di tutte le altre principali armi adattabili alla distruzione di massa. Da allora purtroppo i risultati ottenuti non sono incoraggianti, anzi: oggi più della metà della popolazione mondiale vive ancora in Paesi che possiedono tali armi o sono membri di alleanze nucleari.

Nel frattempo, la dottrina della deterrenza nucleare persiste come elemento nelle politiche di sicurezza di tutti i Paesi possessori e di molti dei loro alleati. Il quadro internazionale per il controllo degli armamenti, che ha contribuito alla sicurezza internazionale sin dalla Guerra Fredda, ha certamente agito da freno all’uso delle armi nucleari, ma nel tempo la volontà delle Nazioni di affrontare la situazione con interventi radicali è stata messa a dura prova. Il 2 agosto 2019, il ritiro degli Stati Uniti ha segnato la fine del Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio, con gli Usa e la Federazione russa che si erano precedentemente impegnati a eliminare un’intera classe di missili nucleari. È così cresciuta la frustrazione per ciò che viene percepito come il ritmo troppo lento del disarmo nucleare.

Potenze nucleari

Questa frustrazione è aumentata con le crescenti preoccupazioni per le catastrofiche conseguenze umanitarie dell’uso anche di una singola arma nucleare, per non parlare di una guerra nucleare regionale o globale. Negli ultimi anni qualcosa si è mosso e il 22 gennaio 2021 è entrato in vigore il primo trattato multilaterale di disarmo nucleare TPNW. Ma siamo solo agli inizi di un lungo faticoso percorso perché, ad oggi, gli Stati firmatari sono solo 93 e quelli che lo hanno ratificato 70. Decisamente troppo pochi. L’Italia non ha ancora aderito e non sfugge l’aspetto più preoccupante che riguarda le principali potenze nucleari di Usa, Regno Unito, Russia, Cina e Francia che non hanno firmato l’accordo.

Il ruolo della società civile

Si tratta comunque di un piccolo passo sicuramente insufficiente ma nella giusta direzione grazie anche al ruolo svolto dalle associazioni della società civile guidate dalla Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN) che nel 2017 ha vinto il Premio Nobel per la Pace. In Italia le organizzazioni del terzo settore si stanno mobilitando: le associazioni che da anni si occupano attivamente del tema del disarmo hanno sottoscritto una lettera/appello indirizzata a tutti i rappresentanti delle istituzioni dell’Unione europea “affinché possa svolgere una importante funzione di mediazione internazionale per avviare l’auspicato dialogo tra le potenze nucleari per una nuova fase di disarmo progressivo e totale e dare un concreto segnale al Mondo che le cinque potenze nucleari non solo cercano di impedire la proliferazione delle armi di distruzione di massa in altri Stati ma intendono ridurre progressivamente e congiuntamente i propri arsenali nucleari”.

Promossa anche una petizione per sollecitare il Parlamento europeo ad avviare un tavolo per il disarmo nucleare con le superpotenze. Con questa si chiede alla Ue di diventare il principale promotore mondiale di pace, proponendo, da subito, l’avvio di un progressivo disarmo nucleare globale a cominciare dalle Potenze che si confrontano sul Continente, così da non incorrere nel rischio di una Terza Guerra Mondiale.

Anche le piccole comunità locali vogliono farsi sentire. In questo senso è particolarmente significativa per il suo valore simbolico l’esperienza promossa dalla nuova scuola pitagorica che, in questi anni si sta realizzando con successo in numerosi centri della Calabria per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla “necessità di distruggere tutte le armi”. Con una celebrazione collettiva sono distrutte con un martello delle armi giocattolo: è un evento che per il grande messaggio etico-educativo meriterebbe una diffusione internazionale.

Gli scenari futuri

Il problema degli armamenti è ormai diventato una vera emergenza planetaria che deve essere quindi affrontata senza indugi attraverso un processo di progressivo disarmo che può essere efficacemente gestito solo da istituzioni internazionali democratiche. L’Onu va Disarmosicuramente adeguata alle necessità e alle emergenze del Mondo attuale che sono molto diverse da quelle del secolo scorso: se non si democratizza, non può avere più potere e non può essere riconosciuta come vera autorità sovranazionale della quale invece c’è un assoluto bisogno. Sotto questo aspetto sarebbe auspicabile e necessaria una autonomia finanziaria dell’Onu che la renderebbe assolutamente indipendente e di conseguenza non condizionabile dai 193 Paesi aderenti che oggi la finanziano.

Tra le modifiche concrete ipotizzabili, anche sulla scorta dei vari tentativi di riforma purtroppo mai attuati in passato, si potrebbe prevedere la costituzione di un Organo Esecutivo, “Consiglio per la Sicurezza, il Disarmo e la Difesa” costituito alla luce delle esperienze dell’attuale Consiglio di Sicurezza che possa però decidere a maggioranza, come auspicato dagli stessi ultimi segretari generali delle Nazioni Unite, con il compito di assicurare la pace internazionale e garantire la sicurezza dell’umanità contro ogni rischio di tipo militare.

Agire

Potrebbe avvalersi anche di una “Agenzia per il Disarmo Globale” per un disarmo progressivo e completo in tutti gli Stati, e di un “Esercito di Pace e di Intervento Umanitario, che operi quale forza di interposizione tra parti in conflitto e quale deterrente a ogni eventuale tentativo di turbare la pace internazionale. Esercito da utilizzare anche come forza di intervento umanitario in favore delle popolazioni in caso di gravi violazioni dei diritti umani e di gravi eventi catastrofici. Può sembrare pura utopia ma pensiamo che sia arrivato finalmente il momento di tentare di riconvertire le fabbriche di morte trasformandole in fabbriche per la vita.

 

Orazio Parisotto

Foto © United Nations/Milton Grant, United Nations, Rete italiana pace e disarmo, Flickr, Nuova Scuola Pitagorica

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Orazio Parisotto
Studioso di scienze umane e dei diritti fondamentali, è fondatore e presidente di Unipax, Ngo associata all’UN/Dgc Department of Global Communications delle Nazioni Unite e all’ASviS, l’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile - Agenda 2030 dell’Onu. Già consigliere-administrateur al Parlamento europeo è autore di numerosi saggi e pubblicazioni sull’Ue, i diritti dell’uomo e la pace. Su questi temi ha realizzato progetti educativi multimediali su piattaforme digitali (web giornali radio, web tv e strumenti didattici in e-learning), in collaborazione con l’Unione europea e ha promosso il “Progetto pilota di Educazione Civica per un Nuovo Umanesimo” per le scuole superiori. Scrive come editorialista su varie testate specializzate in relazioni internazionali e ha un Blog su geopolitica e diritti umani. È coordinatore del Comitato Promotore del Progetto United Peacers - The World Community for a New Humanism ed è membro del Comitato Scientifico dell'Università della Pace dell'Onu

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