Se si concede lo status di “economia di mercato” a Pechino, necessari provvedimenti antidumping. Preoccupazione per l’economia Ue, in particolare per il siderurgico
La Commissione europea ha lanciato una consultazione pubblica relativa ai dazi antidumping sui prodotti cinesi, nel caso in cui venisse concesso la status di economia di mercato alla Cina. Quest’ultima ritiene infatti di avere pieno diritto al Mes (Market Economy Status), per il fatto di aver aderito all’organizzazione mondiale del commercio (Omc).
È proprio l’Omc, d’altra parte, a prevedere l’applicazione da parte degli Stati membri di misure antidumping per salvaguardare le industrie nazionali. Per dumping si intende la vendita di prodotti a prezzi più bassi rispetto a quelli di mercato.
“La domanda è se, e se sì come, l’Ue debba cambiare il trattamento della Cina come economia di mercato nelle sue indagini antidumping dopo dicembre 2016”; questo il quesito posto dalla Commissione agli stakeholder nella consultazione, che rimarrà aperta per 10 settimane.
Bruxelles illustra tre possibili opzioni: mantenere gli stessi dazi, con la possibilità di incorrere in sanzioni da parte del Wto (l’Organizzazione mondiale del commercio); togliere completamente i dazi, con la conseguente perdita di posti di lavoro (211mila quelli potenzialmente a rischio), oppure praticare una via di mezzo, che consisterebbe nell’eliminazione parziale dei dazi, accompagnata da misure di salvaguardia per i lavoratori.
La questione è tutt’altro che semplice e desta preoccupazione da più parti: il dumping cinese rappresenta una grande minaccia per l’industria europea. Particolarmente colpito il settore siderurgico che, proprio a questo proposito, sarà ampiamente rappresentato lunedì prossimo nella manifestazione che si svolgerà a Bruxelles per chiedere alla Commissione di prendere provvedimenti.
Proprio in questi giorni, i ministri responsabili del settore acciaio di Italia, Francia, Germania, Lussemburgo, Belgio, Gran Bretagna e Polonia hanno inviato una lettera alla Commissione per evidenziare la gravità del problema: «L’Ue – si legge nella lettera – non può restare passiva quando perdite crescenti di posti di lavoro e chiusure di acciaierie dimostrano che c’è un rischio di collasso significativo e imminente nel settore».
Valentina Ferraro
Photo © European Commission