Condannata l’Italia per aver tolto il bambino a una coppia che era ricorsa a una madre surrogata in Russia
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per aver violato il diritto di una coppia sposata a poter riconoscere come proprio figlio un bambino senza alcun legame biologico con loro. Stiamo parlando del caso di una coppia di Colletorto, un paese in provincia di Campobasso, che dapprima aveva tentato la strada della fertilizzazione in vitro in Italia, con i propri gameti. Il tentativo non aveva avuto esito positivo, così i due coniugi si erano recati in Russia, dove avevano fatto ricorso alla maternità sostitutiva, che in quel Paese è legale. Nel mese di marzo del 2011 nasce dunque, da una madre surrogata, un bambino che viene iscritto all’anagrafe di Mosca come figlio legittimo dei coniugi ed è quindi pienamente riconosciuto dalle autorità russe.
Al loro ritorno in Italia però, i due coniugi si vedono negata la trascrizione dell’atto di nascita del bambino nei registri dell’anagrafe italiana. E infatti le informazioni relative all’identità dei genitori del piccolo, contenute nel certificato russo, vengono considerate false dalle autorità italiane. A questo punto si susseguono diverse decisioni da parte dei tribunali del Belpaese. Viene inoltre eseguito un test del Dna che dimostra che effettivamente non esiste alcun tipo di legame biologico fra il bambino e il padre. Il piccolo viene infine dichiarato in stato di abbandono e dunque allontanato dai coniugi e affidato ad una famiglia d’accoglienza. Viene inoltre stabilito che la coppia non dovrà avere alcun contatto con il bambino né potrà adottarlo.
Proprio in seguito a questa decisione i coniugi nel 2013 hanno presentato ricorso alla corte di Strasburgo, che ora si è pronunciata al riguardo, stabilendo che l’Italia non ha dimostrato che fosse necessario l’allontanamento del bambino dalla coppia. La Corte ha tuttavia evidenziato che la violazione «non deve essere intesa come un obbligo dello Stato italiano a restituire il bambino alla coppia», in quanto «il piccolo ha indubbiamente sviluppato dei legami emotivi con la famiglia d’accoglienza con cui vive dal 2013». L’Italia dovrà comunque risarcire la coppia per danni morali con 20 mila euro (a fronte delle 100 mila che erano state richeste dai coniugi) più 10 mila per le spese pocessuali.
Elodie Dubois
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