Avviato il restauro della chiesa di Tolentino con i fondi ungheresi

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La cooperazione magiara nell’Italia colpita dal sisma: 150 milioni di fiorni (480 mila euro) per restaurare il Sacro Cuore nel maceratese dopo l’appello del priore dei mesi scorsi

Continua l’approfondimento di Eurocomunicazione sui Paesi europei che contribuiscono direttamente ad aiutare il Belpaese dopo gli ultimi terribili terremoti del Centro Italia. Dopo esserci occupati della Repubblica Slovacca (vedi link) ecco un altro Paese del Visegrád Group che partecipa alla ricostruzione post-sisma.

Attaccato per il suo euroscetticismo, non si può dire che il premier ungherese Viktor Orban non sia di parola: come aveva annunciato lo scorso dicembre (vedi qui) ha donato 480 mila euro all’Arciconfraternita laica dei “Sacconi” di Tolentino (Macerata) perché si possa restaurare la Chiesa del Sacro Cuore, gravemente danneggiata dal terremoto dello scorso 30 ottobre.

Il primo ministro magiaro ha risposto alla lettera-appello del priore della confraternita Andrea Carradori, un laico, maestro di coro, che aveva chiesto l’aiuto dell’Ungheria perché, ricorda oggi il priore, dopo che diversi giornali (in particolare il quotidiano il Tempo) hanno ripercorso la vicenda, è «l’unico Paese europeo ad aver inserito nella Costituzione un esplicito richiamo alle radici cristiane».

«Ho letto con compassione il Suo resoconto sui danni causati dal terremoto» – aveva risposto Orban all’appello lo scorso 22 dicembre – «e ho voluto portare la vostra richiesta di aiuto davanti al governo d’Ungheria, il quale, nella sua seduta (dello stesso mese, ndr), ha deciso di mettere a disposizione un finanziamento di 150 milioni di fiorini ungheresi (ossia 480 mila euro) a sostegno delle opere di restauro».

«Anche con questo finanziamento» – continuava la lettera – «vorremmo esprimere la nostra solidarietà verso i nostri fratelli cristiani italiani colpiti da calamità naturale. Infatti, solo ritrovando i valori cristiani, i quali rappresentano tutt’ora la più importante forza di comunione per una Città e per un Paese intero, si può giovare al futuro dell’Europa. Si deve perciò ricostruire con la stessa naturalezza, dopo il sisma, la casa di Dio che è la nostra dimora».

«La somma» – spiega Carradori all’Agenzia Ansa – «è stata elargita in toto il 24 gennaio, e, d’intesa con la Soprintendenza e il parroco, don Andrea Leonesi, abbiamo già avviato i lavori: vogliamo dare un segnale di positività e ripresa». Le scosse di terremoto hanno fatto cadere la grande lapide marmorea ottocentesca dalla facciata della Chiesa: «grazie ai fondi ungheresi» – racconta il priore – «dal 26 gennaio è stata posta una copertura di messa in sicurezza per la facciata».

La confraternita dei Sacconi, chiamati così per i loro abiti di iuta, venne istituita nel 1805: e i confratelli sfilano tuttora incappucciati nella Processione del Venerdì Santo. Andrea Carradori fa parte del Coordinamento nazionale delle Comunità che in Italia si identificano nell’antica liturgia in latino, e nella difesa delle “radici cristiane”. «Mio compito di priore dell’antica confraternita a cui nel 1835 Papa Gregorio XVI donò la chiesa» – aveva spiegato a Orban – «salvata miracolosamente dalla distruzione da parte dei napoleonici, è quello di rinverdire in tutti la speranza, soprattutto in questi tempi difficili. I confratelli invocano anche la benedizione del Signore verso quei governanti che difendono le radici cristiane delle antiche e nobili terre affidate alla loro custodia a vantaggio soprattutto delle nuove generazioni».

Il soccorso del premier ungherese, dunque, non si è fatto attendere. E Carradori sempre all’Ansa cita anche un altro legame fra la Chiesa del Sacro Cuore e l’ex impero asburgico: «nella cappella è conservata la reliquia del Beato Carlo d’Asburgo, donataci da Papa Giovanni Paolo II. L’ambasciatore della Repubblica d’Ungheria presso la Santa Sede, Edoardo d’Asburgo-Lorena, si è molto commosso quando è venuto a trovarci: non sapeva di trovarla qui».

 

Nicola Del Vecchio

Foto © European Union, Traditio Catholica, Summorum Pontificum

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