Obama in video conferenza con i leader europei per fare il punto sulle misure da adottare. Intanto l’Oms avverte: a dicembre picco di contagi
L’allarme Ebola continua a risuonare sempre più forte anche in America ed Europa. Un’altra donna ha infatti contratto il virus in Texas, negli Usa: si tratterebbe di una giovane aiuto-infermiera che era entrata in contatto con il liberiano Thomas Eric Duncan, il paziente zero morto lo scorso 9 ottobre. Salgono dunque a due, secondo quanto riferito dal dipartimento dei servizi sanitari locali, i casi di contagio all’interno dell’ospedale di Dallas dove era stato ricoverato Duncan.
Anche in Europa, dopo il caso dell’infermiera spagnola, che versa ancora in condizioni gravi, si è registrato il primo morto, in Germania. Si tratta di un dipendente delle Nazioni Unite, di nazionalità sudanese, che aveva contratto il virus in Liberia ed era poi arrivato a Lipsia per essere curato.
Nel frattempo anche dall’Oms non arrivano notizie confortanti: l’Organizzazione mondiale della sanità prevede infatti, nei tre Paesi focolaio dell’Ebola (Sierra Leone, Nuova Guinea e Liberia) un picco di contagi nel mese di dicembre, stimato fra 5.000 e 10.000 a settimana.
Il livello di guardia è altissimo, e proprio per questo nel pomeriggio il presidente Obama si è confrontato in video conferenza con i principali leader europei: Matteo Renzi, Angela Merkel, Francois Hollande e David Cameron, per fare il punto sulle misure da adottare per evitare nuovi contagi e fermare la diffusione del virus.
A Bruxelles si sottolinea che per l’Ebola non si può ancora parlare di pandemia e si ribadisce quanto sia necessario aumentare i controlli in uscita dai tre Paesi dell’Africa occidentale maggiormente colpiti dal virus, mentre quelli in entrata rimangono di competenza dei singoli Stati membri. L’Ue tuttavia precisa che «l’epidemia non è finita e non finirà presto» e che si rende più che mai necessaria «una risposta potente da parte della comunità internazionale».
Giovanni La Via, presidente della commissione per l’Ambiente e la salute pubblica ha ribadito la necessità di «garantire che i sistemi sanitari europei siano preparati per la diagnosi e il trattamento di Ebola». Da parte sua, Linda McAvan, presidente della commissione per lo sviluppo, ha dichiarato: «Se agiamo rapidamente e in modo coordinato saremo in grado di contenere il virus», aggiungendo che per il 20 ottobre, data in cui i ministri degli esteri europei si incontreranno in Lussemburgo, si dovrà «prendere in considerazione velocemente come possiamo trasformare le promesse di aiuti internazionali in letti d’ospedale».
Valentina Ferraro
Foto © European Community, 2014