Hans Memling: meraviglie dall’universo fiammingo

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L’opera del grande pittore quattrocentesco in mostra alle Scuderie del Quirinale

Pur orfana del Trittico del Giudizio Universale, annunciato con enfasi e poi negato all’ultimo istante dal museo di Danzica dove è custodito, la mostra su Hans Memling (1435 – 1494) allestita alle Scuderie del Quirinale mantiene un interesse notevole. Resta avvolta dal mistero la formazione di questo artista di origine tedesca, secondo il Vasari attivo nella bottega di Rogier Van der Weyden, probabilmente apprendista a Colonia prima del definitivo trasferimento nelle Fiandre.

La sua vicenda creativa è strettamente legata alla città di Bruges, all’epoca animata da uno spirito cosmopolita e dalla committenza della ricca borghesia mercantile. Giova al visitatore della mostra conoscerne le intatte atmosfere, aver passeggiato lungo i suoi canali, accarezzati dalle dita spettrali dei salici piangenti, aver assaporato l’effetto terapeutico delle sue architetture. Una città di acqua e di luce, dove ogni dettaglio risalta con ineluttabile evidenza. Questo è il mondo di Memling, minuzioso e composto, mai eccessivamente drammatico, appena increspato dagli abissi visionari propri di altri artisti fiamminghi.

Certo la sua opera riverbera i bagliori della pittura scientificamente luminosa di Jan van Eyck e gli effetti trompe-l’oeil di Petrus Christus, quest’ultimo conosciuto probabilmente grazie alla comune adesione alla confraternita di Nostra Signora della Neve.

2La mostra focalizza la sua attenzione sui contatti fra l’artista e l’Italia. Due mondi solo apparentemente antitetici, in realtà legati da profondi reciproci influssi. Una considerevole parte delle commissioni note di Memling proviene da una clientela italiana, ed egli fu infatti il ritrattista più apprezzato da parte di quella che era la comunità forse più influente nella Bruges del Quattrocento.

Basti ricordare il Ritratto di Benedetto Portinari, parte di un trittico il cui ambizioso progetto iconografico era destinato alla devozione privata, chiaro esempio della ricchezza familiare. Nipote di Tommaso Portinari, Benedetto viene da questi incaricato di portare avanti i suoi affari nelle Fiandre. La figura del committente ricalca un modello caro a Memling, le mani giunte in preghiera, lo sguardo assorto in contemplazione. Eppure questi volti rompono lo schema della rappresentazione iconica per risultare sempre profondamente umani. La posa di tre quarti, acquisizione fiamminga che supera lo schematismo del profilo, crea un contatto diretto fra colui che guarda e la figura effigiata. La mano appoggiata sulla balaustra nel Ritratto di giovane, databile attorno al 1480, sembra voler rompere i limiti della cornice, con un effetto di sorprendente veridicità. Commoventi i dettagli paesaggistici alle spalle dei personaggi rappresentati, come i cigni e il cavaliere che si vedono dietro il Ritratto d’uomo con una moneta romana, forse immagine dell’umanista e ambasciatore veneziano alla corte di Borgogna Bernardo Bembo. Una soluzione che avrebbe ispirato Botticelli per il celebre Ritratto d’uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio.

Le grandi qualità tecniche sfoggiate da Memling spiccano nelle importanti committenze religiose. Il Trittico di Jan Crabbe, commissionato dal noto collezionista, ecclesiastico molto influente nelle Fiandre, pur rivelando ancora una dipendenza dai modelli di van Der Weyden sfoggia una finezza estrema ed un virtuosismo invidiabili. Il Trittico Pagagnotti, ricostruito nella sua interezza per l’occasione, testimonia in maniera tangibile i reciproci influssi fra il nord Europa e la penisola, visto che l’uso dei festoni distesi dai Putti a simboleggiare la resurrezione era frequente nell’Italia quattrocentesca.

7Straordinaria poi la tavola con la Passione di Cristo, un lavoro da miniaturista con le architetture della città santa ad incorniciare i diversi episodi del martirio, in una raffigurazione la cui concezione è chiaramente legata alla religiosità medievale. Un’opera dalla qualità eccelsa, il cui impianto narrativo rimanda alla cultura teatrale delle processioni e delle rappresentazioni misteriche che all’epoca animavano il tessuto urbano. Ricordiamo ancora il Trittico della vanità terrena e della salvezza divina, opera dalla controversa attribuzione che rimanda ad un mondo decisamente fiammingo, una sorta di danza macabra concepita per spingere lo spettatore verso una vita pia e virtuosa. Una visione affine a quella del Trittico del Giudizio Universale di cui parlavamo all’inizio, nel quale il bene e il male si fronteggiano in una rappresentazione animata da un bestiario luciferino degno di Bosch, colma di fantasiosa drammaticità.

Riccardo Cenci

 

Memling

Rinascimento Fiammingo

Roma – Scuderie del Quirinale

11 ottobre 2014 – 18 gennaio 2015

A cura di Till-Holger Borchert

Orari: domenica – giovedì dalle 10.00 alle 20.00

Venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30

Biglietti: intero € 12,00 ridotto € 9,50

Catalogo: Skira

www.scuderiequirinale.it

Immagini

In alto: Hans Memling

Trittico di Jan Crabbe

Crocifissione con Jan Crabbe (pannello centrale)

Olio su tavola, 84,5 x 66 cm

Vicenza, Musei Civici – Pinacoteca di

Palazzo Chiericati

Al centro: Hans Memling

Ritratto dʼuomo con una moneta romana

(Bernardo Bembo?)

1473-1474 (?)

 Olio su tavola, 31 x 23,2 cm

Anversa, Koninklijk Museum voor

Schone Kunsten

In basso: Hans Memling

Passione di Cristo

1470

Olio su tavola, 54,9 x 90,1 cm

Torino, Galleria Sabauda

(in mostra fino al 15 novembre)

 

 

 

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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