L’iperattivismo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky

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A quattro mesi dall’elezione piazza il suo candidato a premier, mantiene i rapporti con i partner e accende le speranze di poter trovare una soluzione con la Russia

L’attore comico russofono Volodymyr Zelenskyy si sta dimostrando capace di trovarsi benissimo sullo scenario internazionale istituzionale. Diventato presidente dell’Ucraina stravincendo il ballottaggio pochi (4) mesi fa ha portato in questi giorni all’attenzione mondiale le questioni non risolte del Paese. Oggi ha incontrato il suo omologo Andrzej Duda, presidente della Polonia: entrambi hanno ribadito il sostegno al proseguimento delle sanzioni dell’Unione europea contro la Russia, da confermare e rafforzare fino a quando Mosca non riconoscerà gli accordi di Minsk e avallerà il ripristino dell’integrità territoriale ucraina.

Allo stesso tempo Zelenskyy è stato accolto come possibile risolutore della questione che riguarda il controllo della Crimea e delle regioni orientali di Donetsk e Luhansk, i cui separatisti sono sostenuti (direttamente e indirettamente) dalla Russia. La visita di Stato di quest’oggi a Varsavia, coincide con le celebrazioni di domani per l’80esimo anniversario dell’inizio della Seconda guerra mondiale. Accompagnato da alcuni membri del suo nuovo gabinetto, domenica Zelensky prenderà parte alla rievocazione dell’invasione della Polonia da parte delle truppe naziste tedesche il 1 settembre 1939. Ma proprio in questa occasione è emerso che dal Cremlino giungerà un invito per le celebrazioni russe della vittoria.

Il presidente russo Vladimir Putin inviterà l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky alle cerimonie per il 75mo anniversario della vittoria della Seconda guerra mondiale, che si terrà a Mosca il prossimo 9 maggio. Per pura coincidenza la data coinciderà con la giornata dedicata alla Festa dell’Europa. A rendere noto alla stampa dell’invito il consigliere presidenziale Juri Ushakov. «Finora 17 leader di diversi Paesi hanno confermato ufficialmente la loro partecipazione alla cerimonia», ha dichiarato Ushakov, citato dall’agenzia di stampa “Tass”. Tra coloro che hanno confermato la partecipazione all’evento, ha aggiunto, vi sono i leader di India, Cuba, Francia, Repubblica Ceca, Venezuela, Bielorussia, Armenia, Bulgaria e Serbia. Per quanto riguarda il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non ha ancora dato una risposta formale all’invito, ha fatto sapere Ushakov.

Sicuramente il tycoon Usa non parteciperà alle commemorazioni in Polonia di domani, a cui è stata esclusa la Russia di Putin. Trump ha cancellato il suo viaggio verso Varsavia per via dell’uragano Dorian, che dovrebbe abbattersi sulla Florida nei prossimi giorni. Al suo posto ci sarà il vice presidente Mike Pence a rappresentare gli Stati Uniti. Che continuano, attraverso il Pentagono, a dichiararsi a favore degli aiuti militari a Kiev. Come riporta il quotidiano Usa Politico, citando un alto dirigente statunitense, anche il Congresso sostiene gli aiuti, in modo bipartisan. Ma l’incontro tra Donald Trump, che secondo i vecchi programmi doveva avvenire proprio alle commemorazioni della Seconda guerra mondiale, e il presidente ucraino Volodymir Zelensky per ora è solo rimandato.

Intanto ieri Zelensky ha avuto un colloquio telefonico col presidente turco Recep Tayyip Erdogan sui risultati della visita del capo di Stato in Russia e sui preparativi per la prossima riunione del consiglio strategico bilaterale. «Le parti hanno sottolineato l’intento di rafforzare ulteriormente la cooperazione in tutte le aree di reciproco interesse», ha affermato l’ufficio stampa del presidente dell’Ucraina, ripreso dai media locali. Nel corso della telefonata, Erdogan ha ribadito il sostegno di Ankara all’integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina. Sempre ieri altra conversazione telefonica con l’omologo francese Emmanuel Macron, centrata sui risultati del recente summit del G7. Il capo dello Stato ucraino ha ringraziato i paesi partecipanti al vertice che hanno manifestato riluttanza nei confronti dell’idea di reintegrare la Russia nel consesso delle grandi potenze.

Il giorno prima, un mese e mezzo dopo le elezioni parlamentari, il presidente ucraino ha dato invece il via alla realizzazione del nuovo governo con il sostegno del Parlamento. Il primo ministro Alexey Goncharuk, dall’esperienza relativamente limitata, è stato eletto con una netta maggioranza, nella prima seduta del Parlamento dopo le elezioni di luglio. L’avvocato 35enne è il premier più giovane della storia recente dell’Ucraina. Sebbene Goncharuk avesse sostenuto il predecessore di Zelensky, Petro Poroshenko, nel ballottaggio di aprile, nei mesi successivi è stato nominato vicecapo del gabinetto presidenziale. E da allora è un fedelissimo di Zelensky. Lo hanno votato 290 parlamentari, molti più dei 226 voti necessari.

Nel suo discorso inaugurale, ha parlato di una crescita del 5-7% per il Paese. L’Ucraina è una delle poche repubbliche ex sovietiche a non aver ancora recuperato i livelli del Pil dei primi anni Novanta, quando l’Urss andò in pezzi. Zelensky, ex attore e comico e nuovo alla politica, è stato eletto capo dello Stato in aprile, a 41 anni, al posto di Poroshenko, molto impopolare dopo cinque anni di guerra nell’est del Paese. Nelle elezioni parlamentari di quest’estate si è assicurato la maggioranza assoluta per il suo partito, che prende il nome dallo spettacolo in cui impersona un professore di liceo che diventa inaspettatamente presidente dell’Ucraina. Il partito ha 254 seggi su 424 e per questo non ha bisogno di alleati.

E ora il modello Zelensky fa scuola. In Germania il comico tv Boehmermann si candida alla guida dei socialdemocratici tedeschi dell’Spd. C’è chi ricorda i casi (di spettacolo) Usa Ronald Reagan o lo stesso Donald Trump. Qualcuno nel Paese teutonico tira in ballo persino Beppe Grillo. Certo, nella Spd le reazioni all’annuncio di Boehmermann non sono state univoche: c’è chi risponde senza ironia, come l’ex portavoce della dirigenza del partito, Tobias Duenow «prendere in giro la politica e il partito un tempo era un atto di coraggio. Oggi è “mainstream”, per non dire che è populismo». Il comico ha fatto trasparire qualche elemento del suo programma: «di sicuro con me non ci sarà la Grosse Koalition» con la Cdu di Angela Merkel. A chi insiste a chiedergli se davvero fa sul serio risponde in modo sibillino: «Se si tratti di satira o no si deciderà domenica alle ore 18».

 

Ieva Krūmiņš

Foto © EWN, Unian, Kyiv Post, Sky News

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