L’Ue sostiene l’Italia a seguito delle ultime alluvioni devastanti

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Il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze della Commissione europea è costantemente in contatto con le autorità del Belpaese per offrire sostegno

Il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze della Commissione europea, attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, è stato costantemente in contatto con le autorità italiane per offrire il sostegno dell’Ue a seguito delle alluvioni che hanno colpito molte zone del Paese. Su richiesta delle autorità nazionali, il servizio di mappatura satellitare Copernicus dell’Unione europea è stato attivato per le zone colpite della Sicilia e del Veneto.

Il commissario europeo per gli Aiuti umanitari e la gestione delle crisi Chrīstos Stylianidīs ha incontrato lo scorso 5 novembre a Bruxelles Agostino Miozzo, direttore dell’Ufficio promozione e integrazione del servizio nazionale del dipartimento della Protezione civile italiana per discutere dell’emergenza. Stylianidīs ha dichiarato: «Siamo solidali con la popolazione e le autorità italiane in questo momento difficile. Il nostro pensiero va alle vittime, a tutti coloro che sono stati colpiti da queste devastanti alluvioni e ai servizi di primo intervento che lavorano sul campo incessantemente».

«L’Europa ha mobilitato il servizio di cartografia satellitare dell’Ue Copernicus per aiutare le autorità nazionali» ha fatto sapere il commissario Ue. «Il centro di coordinamento della risposta alle emergenze (Emergency Response Coordination Centre, ndr) è costantemente in contatto con le autorità italiane» ha aggiunto Stylianidīs: «Siamo pronti per offrire maggiore supporto se necessario».

Intanto oggi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha risposto al “Premier question time” della Camera sulla scelta di rinunciare al prestito di 800 milioni destinati a opere contro il dissesto idrogeologico e a limitare i danni di frane e alluvioni da parte della Bei, Banca europea per gli investimenti. Secondo Rossella Muroni e Federico Fornaro di LeU Conte ha di fatto smentito il ministro dell’Ambiente Sergio Costa affermando che il governo non avrebbe rifiutato il prestito.

Per il progetto Piano nazionale Italiasicura per provare a mettere in sicurezza l’Italia da frane e alluvioni e ridurre il rischio idrogeologico sono indispensabili quasi 9.400 opere, indicate dalle Regioni e tutte censite nelle mappe del rischio. Ma il problema non sono, solo, i soldi: solo per l’11% di questi interventi esiste un un progetto esecutivo. La situazione è fotografata nel “Piano nazionale di opere e interventi e il Piano finanziario per la riduzione del rischio idrogeologico”, un dossier di oltre 600 pagine realizzato un anno fa da “Italiasicura” – la struttura voluta da Palazzo Chigi all’epoca dei governi prima Renzi e poi Gentiloni, ora chiusa – in cui sono indicate, appunto, le 9.397 opere ritenute necessarie, per un fabbisogno complessivo di 27 miliardi.

Negli ultimi 70 anni – si legge nel dossier aggiornato all’anno scorso – si sono contati oltre 5.553 morti in quasi 2.500 comuni sparsi in 20 regioni, mentre ogni anno vengono risarciti danni ad infrastrutture pubbliche, abitazioni e aziende per 3,5 miliardi. Ma non solo. Dai numeri contenuti nell’edizione 2018 del rapporto dell’Ispra sul “Dissesto idrogeologico in Italia, pericolosità e indicatori di rischio” emerge che il 12,5% del territorio nazionale è a pericolosità idraulica elevata (12.405 km quadrati, il 4,1%) e media (25.297 kmq, l’8,4%), con Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Piemonte e Veneto che sono le regioni più a rischio. Il 91% dei comuni7.275sono in un’area a rischio frana (molto elevata e elevata) e/o a rischio idraulico medio. Il 2,2% della popolazione, inoltre, risiede in aree a rischio frane elevate e molto elevate (1.281.970 abitanti), mentre più di 8 milioni di italiani vivono in aree a pericolosità idraulica elevata e media.

Dei 27 miliardi per realizzare le 9.397 opere il governo ne aveva individuati 9 fino al 2023. E i cantieri per 1.337 interventi, con un investimento pari a un miliardo e 409 milioni, sono partiti: sono quelli che riguardano interventi previsti dal 2000 al 2014 che erano finanziati ma sono rimasti bloccati. Ed è partito anche il piano per le aree metropolitane, dove sono previsti in 7 anni investimenti per 654 milioni, di cui 114 già spesi nel 2017. Riguardano i lavori nelle aree più a rischio, dove si concentra la maggior parte delle persone: dalle opere sul Seveso a Milano a quelle sul Bisagno a Genova fino agli interventi sull’Arno a Firenze. Quest’anno il piano prevedeva investimenti per 127 milioni e nel 2019 per 145. Ma senza progetti i soldi non servono a nulla.

 

Giovanni De Negri

Foto © European Union

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Giovanni De Negri
Giornalista professionista ed esperto di comunicazione ha iniziato come conduttore in alcune emittenti televisive locali per poi passare a ogni altro genere di media: quotidiani, periodici, radio, web. Ha alternato l’intensa attività giornalistica con quella di amministratore di società e di docente, a contratto titolare di insegnamento o come cultore della materia, presso Università pubbliche e private, italiane e straniere, per l’Esercito e per la Scuola superiore dell’economia e delle finanze. Ha inoltre lavorato presso Uffici stampa della P.A. (Palazzo Chigi, Regione Lazio e Comune di Roma) e realizzato eventi/convegni presso la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL)

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