Morto Tomas Tranströmer, poeta del silenzio

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Premio Nobel nel 2011, il poeta svedese era il rappresentante di un’arte intima e intensa, animata da un costante anelito metafisico

Il destino materializzatosi sotto forma di ictus lo aveva colpito duramente togliendogli la parola e impedendogli l’uso della mano destra, ferendolo nelle sue due passioni più grandi. Tranströmer aveva seguitato a comporre poesia, sino al conferimento del premio Nobel nel 2011, e aveva continuato a suonare l’amato pianoforte, seppur solo con la sinistra.

Ora che il poeta svedese se n’è andato possiamo riflettere ancora sul significato della sua opera e della sua personalità.  Raffigurarlo come un mistico è certo eccessivo, anche se egli stesso definiva le proprie opere «preghiere secolari». Come tutti i nordici si era interrogato sul significato dell’esistenza, aveva intravisto l’ombra di Dio ma il suo mondo era scosso dall’incertezza, comunque animato da un inesausto anelito metafisico.

Psicologo di professione, perseguiva la sua indagine sull’animo umano attraverso i mezzi di una poesia fortemente intrisa di metafora. La sua cifra stilistica condivide sovente un tratto aforistico, la capacità di condensare il mistero dell’esistenza in uno spazio ristretto ed essenziale, senza peraltro trascurare le forme di più ampio respiro.

Dobbiamo all’acume di Mario Luzi la sua diffusione in Italia. Introspettivo e distante potrebbe apparire a prima vista, eppure la sua vita fu tutt’altro che ritirata. Classe 1931, Tranströmer amava il contatto con le persone; era stato attivo nei centri di riabilitazione di varie città svedesi, aveva lavorato per il recupero dei carcerati e dei tossicodipendenti, dimostrando una notevole sensibilità sociale. Dettagli che sfatano il mito di un uomo algido e rinchiuso nella torre d’avorio della propria arte.

Nella sua unica opera narrativa, I ricordi mi guardano, indaga il principio di una vocazione descrivendo il proprio io al dischiudersi della fanciullezza, stupito di fronte all’improvviso e progressivo manifestarsi dell’universo.

Ora che Tranströmer non c’è più ci restano la sua capacità di scalfire l’interiorità dell’uomo, penetrando nei suoi più inaccessibili abissi, il suo sgomento e la sua tenacia di fronte al mistero ultimo dell’esistenza.

Riccardo Cenci

foto © tomastranstromer.net

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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