Mi candido alla guida del Partito Democratico per portare l’esperienza socialista europea in Italia

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Intervista al Vicepresidente vicario del Parlamento europeo Gianni Pittella (PSE)

Vicepresidente vicario al Parlamento europeo (riconfermato in questa legislatura, come la collega Angelilli, vedere l’intervista precedente), deputato comunitario fin dal 1999.

Il commissario alla fiscalità Semeta ha annunciato a breve la partenza della piattaforma che renderà effettiva la lotta all’evasione e all’elusione fiscale: che risultati si aspetta?

«Ogni rafforzamento delle politiche comuni nella lotta all’evasione e all’elusione va sostenuto e incoraggiato. Tuttavia c’è un problema di fondo: in materia fiscale per poter decidere è necessaria l’unanimità del Consiglio e ciò blocca ogni avanzamento».

Nella prossima plenaria si discute l’eliminazione del segreto bancario e l’accordo per lo scambio automatico delle informazioni tra Stati Ue. Supererete l’ostruzione austriaca?

«Dobbiamo fare il massimo in questa direzione, è semplicemente scandaloso che nell’Europa della liberta e della trasparenza possano mantenersi sacche di opacità e privilegi vergognosi. Io sono ottimista, il Parlamento terrà una posizione fermissima. E anche gli Stati membri sono determinati a superare le resistenze austriache».

La stretta sul credito danneggia le piccole e medie imprese, allargando ancora di più il gap tra Nord e Sud Europa sull’accesso al finanziamento. Quale soluzione?

«La Bce attraverso i suoi programmi ha inondato di liquidità le banche europee. Tuttavia questa liquidità non è stata vincolata all’effettiva concessione di prestiti alle Pmi, le banche devono tonar a fare il loro dovere e bisogna vincolare ulteriori liquidità al sostegno delle Pmi e delle famiglie».

In 11 Paesi, fra cui l’Italia, ci si è accordati per introdurre la Tobin Tax: per lei l’applicazione deve comprendere i titoli di Stato? Non c’è il rischio che i capitali scappino?

«La Tobin Tax è una conquista importante perché mette ordine nel grande caos finanziario che ha causato la crisi che stiamo pagando. Di fronte a questa conquista facciamo attenzione alle polemiche strumentali. Nello specifico ritengo che i titoli di Stato debbano essere esentati. Non temo lo spauracchio della fuga dei capitali dall’Europa, tecnicamente è possibile congegnare una Tobin Tax che sia applicata alle grandi transazioni effettuate dai residenti UE».

La pressione fiscale nella Ue è cresciuta al 40% (l’Italia peraltro è sopra la media): non c’è il rischio di aumentare elusione ed evasione con queste percentuali?

«Occorre ridurre il carico fiscale sui redditi bassi e medi e sul lavoro… è insopportabile il peso eccessivo delle tasse in Italia… anche per questo è necessario rinegoziare il patto con Brussels e ottenere una maggiore flessibilità temporale nel raggiungimento dei target di bilancio».

Il problema della disoccupazione, soprattutto giovanile, continua ad aumentare: esiste un piano comunitario per risolvere l’urgenza occupazionale?

«Altro che debito pubblico, è la disoccupazione la priorità da affrontare. Ma non basta qualche briciola del già esiguo bilancio europeo per risolvere questa calamità grande: occorre un piano di investimenti pubblici su ricerca, formazione, educazione, grandi reti infrastrutturali, telematiche ed energetiche, su cultura ed Erasmus, finanziabile con l’emissione di eurounionbonds».

In piena crisi economica perché non viene eliminata la doppia sede, come richiesto dal PE?

«Perché il potere di eliminare la doppia sede è nelle mani dei governi, non del Parlamento e tra i Governi c’è anche quello francese che di certo non vuole che Strasburgo perda la sede del PE…

I cittadini devono sapere che su questo come su tante altre vicende che appannano l’immagine e la credibilità della UE, c’è una responsabilità chiara e precisa, non imputabile agli eletti dal popolo ma ai 27 Governi degli Stati membri».

Conferma la sua candidatura alla guida del PD?

«Sì, è vero, e lo faccio proprio per dare al maggiore partito italiano un profilo europeista… in Europa è la nostra sfida, per difendere il bene che abbiamo costruito in questi anni, e per cambiare le cose che non vanno a cominciare dalla folle politica di austerità. Voglio e mi batterò per un partito moderno che prenda dalle esperienze delle grandi forze socialiste e progressiste europee, il meglio delle loro innovazioni in tema di trasparenza, di selezione della classe dirigente, di partecipazione diretta dei cittadini alle scelte. E a proposito dei cittadini che sono il nostro cuore pulsante lancio un monito fortissimo ai miei amici e compagni del PD: il congresso deve essere aperto, dovranno poter votare iscritti, simpatizzanti e cittadini che vogliono dire la loro su programmi e leader. Non permettiamo a nessuno di barricarsi in un fortilizio assediato, questo sarebbe la fine del PD».

Giovanni De Negri (dal settimanale nazionale Il Punto n° 20/2013, versione cartacea penultima pagina qui: 52-55 esteri SEGRETO BANCARIO, FINE DEI GIOCHI)

© 2013 European Parliament

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Giovanni De Negri
Giornalista professionista ed esperto di comunicazione ha iniziato come conduttore in alcune emittenti televisive locali per poi passare a ogni altro genere di media: quotidiani, periodici, radio, web. Ha alternato l’intensa attività giornalistica con quella di amministratore di società e di docente, a contratto titolare di insegnamento o come cultore della materia, presso Università pubbliche e private, italiane e straniere, per l’Esercito e per la Scuola superiore dell’economia e delle finanze. Ha inoltre lavorato presso Uffici stampa della P.A. (Palazzo Chigi, Regione Lazio e Comune di Roma) e realizzato eventi/convegni presso la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL)

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