Immigrazione: banco di prova per il futuro dell’UE

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Nell’immaginario collettivo il fenomeno dell’immigrazione si identifica con l’inquadratura di un barcone fatiscente sovraccarico di persone stremate, la linea di galleggiamento sommersa nell’acqua, il rischio di un inabissamento improvviso costante.

Immagini trasmesse quotidianamente dai telegiornali, fatte proprie dal cinema socialmente impegnato come di recente è avvenuto in “Terraferma” (2011) di Emanuele Crialese, toccante meditazione sul mare come luogo d’incontro fra diversi destini, ed in “La nave dolce” (2012) di Daniele Vicari, documentario sull’odissea dei ventimila Albanesi approdati a Bari nel 1991, lucido sguardo su quello che è stato il primo grandioso sbarco di migranti sul territorio del nostro paese, prototipo di tutti i viaggi della speranza.

La primavera araba e la successiva instabilità politica del nord Africa, unitamente alla crisi siriana, hanno accentuato dinamiche già pressanti ed in continua espansione. Eppure questo stereotipo non esaurisce affatto il fenomeno. Occorre infatti sottolineare come l’immigrazione clandestina nell’area Schengen interessi in maniera massiccia l’est dell’Europa, e sovente avvenga tramite canali in apparenza “leciti”.

Le restrizioni sulla politica dei visti creano un commercio a spese di chi abbandona la propria casa per spingersi alla ricerca di un futuro migliore, con tariffe variabili a seconda del paese di provenienza.  L’ingresso avviene dunque in maniera legale, ma alla scadenza del visto l’immigrato precipita in un limbo dal quale difficilmente verrà fuori.

Lavoro nero e sfruttamento sono le piaghe più difficili da estirpare. Il fenomeno non si elimina erigendo muri, che storicamente non hanno mai fornito soluzioni, ma combattendo le organizzazioni criminali che prosperano sul traffico di esseri umani. Persone spietate e senza scrupoli la cui unica logica è quella del profitto. Contemporaneamente la costruzione di una fitta rete di accordi internazionali con i paesi di confine potrebbe contribuire ad arginare l’emergenza. Purtroppo l’incertezza istituzionale, si pensi ai casi emblematici della Libia e dell’Algeria, e dunque la mancanza di un interlocutore credibile, costituiscono a volte un ostacolo insormontabile.

Altro fronte caldo quello dei richiedenti asilo, aumentati con l’allargamento delle aree di conflitto, a volte costretti ad un vero e proprio calvario prima di riuscire ad ottenere lo status di rifugiati, detenuti in centri fatiscenti e assolutamente inadeguati a garantire il rispetto della dignità dell’essere umano.

A tutto questo si aggiungono i tentennamenti dei paesi dell’Unione Europea, la cui politica al riguardo non è sempre efficace e univoca. Forze estremiste spingono sull’acceleratore dell’odio per inasprire i contrasti, facendo leva su un’opinione pubblica a volte ciecamente indottrinata, preda di luoghi comuni e di pericolose derive razziali.

Finché si continuerà a considerare l’immigrazione come un problema e non come una risorsa, sarà arduo giungere ad una soluzione condivisa. Basti dire che i lavoratori stranieri contribuiscono in maniera decisiva agli equilibri del sistema previdenziale, all’incremento del PIL, ed inoltre garantiscono la crescita demografica in un’Europa dove paura e mancanza di fiducia nel futuro sembrano attecchire in maniera sempre più radicale.

Il terreno dell’immigrazione è certo quello più complesso, sul quale si registrano le maggiori divergenze fra i paesi membri. Un banco di prova fondamentale e decisivo per comprendere se l’Europa riuscirà davvero a raggiungere quell’unione di intenti che è presupposto necessario alla sua sopravvivenza ed al suo definitivo consolidamento.

Riccardo Cenci

Foto © European Community, 2014

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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