Una conferenza organizzata dalla SIOI per discutere di integrazione. Ad animare il dibattito c’erano anche il Presidente Franco Frattini, Cécile Kyenge e Khalid Chaouki
C’erano molti giovani ieri, nel salone delle conferenze della sede di Roma della SIOI (Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale). Ad attirarli qui un dibattito che li interessa in prima persona, perché riguarda il loro futuro e il tipo di società che si intende costruire per gli anni a venire. L’Italia in cui vorranno vivere, insomma, e quella in cui si augurano possano crescere i loro figli. Un Paese moderno, multiculturale, inclusivo. Tutti termini che sono ricorsi più volte durante la conferenza di ieri, organizzata dal SIOI e dalla sua sezione giovanile (MSOI).
Al centro del dibattito, la questione legata al riconoscimento di pieni diritti alle cosiddette “seconde generazioni”, ovvero tutti quei giovani nati e cresciuti in Italia da genitori stranieri. Giovani che, pur sentendosi spesso completamente italiani, continuano a essere percepiti come stranieri dal tessuto sociale circostante. Non si parla solo di ius soli, dunque, come hanno ribadito gli ospiti della conferenza, a partire dal Khalid Chaouki, membro della Commissione Esteri della Camera dei Deputati e Presidente della Commissione Cultura dell’AP-UpM (Assemblea Parlamentare Unione per il Mediterraneo). «L’obiettivo – ha sottolineato Chaouki – è restituire giustizia a una generazione che si sente rifiutata dalla sua “madre patria”». E il perseguimento di questo obiettivo passa anche per il riconoscimento delle «responsabilità politiche» che portano l’Italia ad avere ancora difficoltà a comprendere il cambiamento culturale e sociale che è ormai in atto al suo interno. Khalid Chaouki ha tuttavia voluto ribadire come sia fondamentale che riflessioni di questo tipo «escano anche dal Parlamento, per fare in modo che ci sia maggior consapevolezza nel Paese, in particolar modo fra i giovani».
Dello stesso avviso anche l’ex ministro per l’integrazione e neo-eletta al Parlamento europeo, Cécile Kyenge, che ha evidenziato proprio come sia necessario riportare al centro del dibatto la persona, le storie umane. Perché «quando si parla di cittadinanza – ha ribadito la Kyenge – non si intende una cittadinanza formale, ma sostanziale. Partecipazione politica, economica, sociale: tutti questi aspetti fanno di una persona un cittadino».
Lo stesso Presidente SIOI, Franco Frattini, ha ribadito con forza l’importanza di avviare un percorso che rafforzi la multiculturalità del nostro Paese, perché «l’integrazione e la cittadinanza non sono un regalo». Ma per far questo, ha aggiunto Frattini, è necessario «riuscire a togliere le scorie di un dibattito politico di tipo ideologico intorno a questo discorso». Il Presidente della SIOI ha inoltre ricordato come, su queste tematiche «non sia solo il Parlamento italiano, ma anche quello europeo a dover fare un passo avanti molto più coraggioso».
Valentina Ferraro
Foto © European Community, 2014