Secondo l’esecutivo comunitario ad entrambe le sentenze non è stata data piena esecuzione. Conclusioni dell’Avvocato generale Juliane Kokott nella causa C-196/13 per inadempimento di uno Stato membro
Le cause riguardano l’utilizzazione di discariche illegali nonché la mancata bonifica di quelle chiuse. Nel procedimento relativo all’Italia (la procedura di infrazione era iniziata dal 2003 a seguito di varie denunce, di interrogazioni parlamentari, di articoli di stampa, nonché della pubblicazione, nel 2002, di un rapporto del Corpo forestale dello Stato) si aggiunge che alcune discariche contengono rifiuti pericolosi non identificati né catalogati e che per talune discariche manca una nuova autorizzazione ai sensi della direttiva discariche.
Nello specifico le norme violate sono la vecchia direttiva in materia di rifiuti (prima 75/442/CEE, poi 91/156/CEE), la direttiva relativa ai rifiuti pericolosi (91/689/CEE) e la direttiva discariche (1999/31/CE). L’Unione ha adottato in seguito la nuova direttiva in materia di rifiuti (2008/98/CE), che ha abrogato e sostituito la direttiva codificata in materia di rifiuti nonché la direttiva relativa ai rifiuti pericolosi.
Nella causa C‑196/13, la Commissione censura l’utilizzazione di discariche illegali. La Commissione aveva dedotto, in prima battuta, che sarebbero esistite almeno 422 discariche illegali, tuttavia, alla fine, ha contestato solo l’utilizzazione di due discariche illegali (Matera/Altamura Sgarrone al confine tra Puglia e Basilicata, e di un’ex discarica comunale, Reggio Calabria/Malderiti in Calabria). La seconda violazione è la mancata bonifica delle discariche illegali di rifiuti chiuse, contenenti in parte rifiuti pericolosi. Sostiene infine che l’Italia dovrebbe introdurre norme e controlli aggiuntivi.
Alla Corte di Giustizia dell’Unione europea è stato richiesto di ordinare all’Italia di versare alla Commissione: una penalità giornaliera pari a € 256.819, 20 dal giorno in cui sarà pronunciata la sentenza fino al giorno in cui sarà stata eseguita la sentenza del 2007; più una somma forfettaria il cui importo risulta dalla moltiplicazione di un importo giornaliero pari a € 28.089, 60 per il numero di giorni di persistenza dell’infrazione dal giorno della pronuncia della sentenza del 2007 alla data alla quale sarà pronunziata la prossima.
L’Avvocato generale Kokott ha proposto quest’oggi alla Corte di condannare l’Italia a versare alla Commissione europea, sul conto «Risorse proprie dell’Unione europea», una somma forfettaria di € 60 milioni e una penalità giornaliera di € 158.200 fino alla piena esecuzione della sentenza del 2007. Detto importo di base deve essere ridotto rispettivamente di € 2.100, qualora l’Italia dimostri alla Commissione la bonifica di una discarica illegale chiusa contenente rifiuti pericolosi, di € 700, ove sia provata la bonifica di un’altra discarica, e di € 1. 400, ove sia certificata la nuova autorizzazione di una discarica rimasta in funzione ai sensi della direttiva 1999/31/CE.
Per quanto riguarda la richiesta della Commissione nei confronti della Grecia l’oggetto del procedimento è invece più limitato: la violazione concerna sia l’utilizzazione di discariche illegali sia la loro bonifica. Il Paese ellenico ha comunicato che sarebbero state in uso ancora 82 discariche illegali e che avrebbero dovuto essere bonificate ancora 596 discariche illegali chiuse.
Elodie Dubois
Foto © Corte di Giustizia dell’Unione europea