Mogherini promossa all’esame audizioni

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Nonostante i problemi dei mesi passati e i dubbi sull’esperienza l’attuale titolare della Farnesina convince il Parlamento europeo

Grande attesa a Bruxelles per la graticola riservata ai candidati vicepresidenti della Commissione Juncker, ultimi ad affrontare le tre ore di domande scritte e orali sulle competenze di cui saranno responsabili nei prossimi 5 anni. Come sempre tutt’altro che scontato l’esito, come ha spiegato Andriko Mouapesi nel suo articolo, visti anche gli illustri precedenti (per l’Italia la storica bocciatura di Rocco Buttiglione).

Uno strumento, quello delle audizioni, preso dall’esperienza americana, di cui avrebbero bisogno anche i singoli Stati membri, per la scelta e la conferma dei propri ministri. Pensate all’Italia: quanti dicasteri non avrebbero mai avuto alla testa persone non in grado di dimostrare competenza e capacità nel settore in cui erano stati nominati? Allo stesso tempo quanti avrebbero potuto evitare gogne mediatiche dovendosi preparare accuratamente per dimostrare di essere all’altezza del ruolo?

Studio e preparazione che non sono mancati alla nostra attuale ministra degli Esteri: Federica Mogherini ha addirittura ricevuto un’unanimità di giudizi positivi dopo il suo esame, qualcosa d’incredibile per chi segue da vicino le politiche comunitarie, dopo i primi giudizi negativi o addirittura l’ostracismo manifestato da alcuni illustri rappresentanti parlamentari, a cominciare dal presidente della commissione esteri, il tedesco Elmar Brok, ampiamente convinto e soddisfatto alla fine dell’audizione.

Sicura, determinata, umile, forse anche troppo, tanto da apparire un po’ ipocrita ai più navigati esaminatori, la Mogherini ha dimostrato di capire perfettamente come presentarsi agli eurodeputati per l’approvazione. Passando dall’inglese al francese senza un minimo di esitazione (cosa anche in quest’occasione non proprio consona a tutti i commissari), rispondendo a tutti i quesiti senza entrare mai più di tanto nei dettagli, cosciente, ahinoi, del ruolo ancora poco determinante, nonostante il nome (“Alto rappresentante” che sorridendo Federica comunque dichiara di preferire a “Lady Pesc”) altisonante, dell’incarico che si accinge a ricevere.

Tre ore passate via veloci toccando tutte le situazioni più delicate a livello mondiale, con un’insistenza speciale sul tema (ampiamente previsto) dei rapporti con la Russia, proprio quelli che rischiavano di far saltare la nomina pochi mesi fa, quando il premier Renzi si giocò il tutto per tutto a dispetto delle posizioni fortemente contrarie dei Paesi dell’Est Europa sospinte neanche troppo velatamente dalle parti di Berlino. E la Mogherini ha scelto anche bene i tempi per rimarcarlo, quando a domanda specifica sull’orso russo, come abbiamo twittato, ha dichiarato di non averne la stessa dimestichezza degli Stati del Nord ma di lavorare alacremente per un cambio di passo nei prossimi cinque anni.

L’esperienza seppur breve alla Farnesina, ma come lei stessa ricorda lunga in questi anni tra partito, delegazioni internazionali e parlamentari, ha permesso all’attuale capa della nostra diplomazia di dimostrare capacità di persuasione notevoli, convincendo gli europarlamentari che il ruolo che le verrà affidato diverrà prossimo a quello delle intenzioni di chi concepì nei Trattati una “Alta” figura che rappresentasse l’Unione nel mondo (anche se di fatto sono ancora i singoli Stati membri a mantenere le prerogative dei ministeri degli Esteri), sperimentando una forma di audizione permanente con gli stessi deputati prima di ogni incontro con i titolari dei dicasteri nazionali.

Un applauso lungo e convinto ha concluso l’esame, anticipando di fatto quella lettera di approvazione, come un rappresentante del ppe (quindi di schieramento opposto a quello della Mogherini) ha confidato all’Ansa, che comunque non arriverà prima di qualche giorno. Una giornata importante anche per l’Italia, purtroppo come sempre poco descritta dai media nazionali, in particolare dai quotidiani più diffusi. È incredibile come anche questa volta le decisioni prese qui a Bruxelles, oramai di politica interna per i singoli Stati membri, non abbiano ricevuto l’eco mediatico che ci si aspetterebbe. Una situazione per carità che non riguarda solo il Belpaese, ma che ci convince sempre di più a continuare, nonostante le difficoltà, con il progetto Eurocomunicazione.

 

Giovanni De Negri

Foto © European Community, 2014

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Giovanni De Negri
Giornalista professionista ed esperto di comunicazione ha iniziato come conduttore in alcune emittenti televisive locali per poi passare a ogni altro genere di media: quotidiani, periodici, radio, web. Ha alternato l’intensa attività giornalistica con quella di amministratore di società e di docente, a contratto titolare di insegnamento o come cultore della materia, presso Università pubbliche e private, italiane e straniere, per l’Esercito e per la Scuola superiore dell’economia e delle finanze. Ha inoltre lavorato presso Uffici stampa della P.A. (Palazzo Chigi, Regione Lazio e Comune di Roma) e realizzato eventi/convegni presso la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL)

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