Braccio di ferro fra Tap e comuni per il gasdotto a San Foca

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Il sindaco di Melendugno: «In Europa i gasdotti approdano nelle zone industriali. Noi lo facciamo approdare in una delle coste più belle del Mediterraneo»

Continua la battaglia contro il gasdotto Tap nel Salento. Già i primi di ottobre il sindaco di  Melendugno, Marco Potì, aveva firmato un’ordinanza con la quale aveva bloccato i carotaggi che la Trans Adriatic Pipeline stava effettuando sul territorio. Da parte sua la multinazionale svizzera aveva subito comunicato che avrebbe impugnato il provvedimento e che un’azione di quel tipo poteva bloccare momentaneamente i lavori, ma non di certo ostacolare la realizzazione del gasdotto.

Questo è solo uno dei tanti “round” della lotta che si consuma da mesi intorno al progetto di realizzazione di gasdotto che dovrebbe portare in Italia e dunque in Europa 10 miliardi di metri cubi di gas. Il gas in questione partirebbe dall’Azerbajian, passando per Turchia, Grecia e Albania, e poi, attraverso il mar Adriatico,  approdare proprio sulle coste salentine, sul litorale di San Foca. Da lì, il gasdotto dovrebbe ancora passare sotto la spiaggia, attraversare dune protette dal piano paesaggistico territoriale, la macchia meditarranea, fino a collegarsi con la rete Snam di Mesagne, in provincia di Brindisi. Siamo a soli 800 metri da una splendida spiaggia “bandiera blu”: in questo tratto da San Foca a Mesagne il sottosuolo sarà scavato da una sorta di micro-tunnel che comporterà, fra l’altro, l’abbattimento di 1900 ulivi, molti dei quali secolari.

A tutto questo c’è da aggiungere un altro elemento, ovvero il lasso di tempo per cui è previsto il funzionamento del gasdotto: soltanto 50 anni. E dopo? Rimarrà tutto lì dov’è, sotto la terra e il mare salentino. Un progetto da 40 miliardi di euro, dunque, destinato ad avere tuttavia vita breve. Eppure  Tap sembra deciso a non mollare di un centimetro, facendo di tutto per rispettare i tempi previsti: inizio dei lavori nel 2016 e conclusione entro il 2020.  Di certo, la valutazione di impatto ambientale favorevole, da parte del ministero ha messo il Tap sulla buona strada, ed è proprio per questo che ora la Regione Puglia e i comuni stanno inasprendo la lotta, prima che si arrivi all’autorizzazione unica da parte del ministero dello Sviluppo economico.

In occasione dell’inaugurazione della Fiera del Levante, lo scorso 13 settembre, oltre 20 sindaci del salentino si sono presentati davanti a Renzi per chiedere il blocco del gasdotto. Ma il Presidente del consiglio è stato irremovibile a riguardo, assicurando che avrebbe portato a compimento l’opera. Ora gli sforzi sono tutti concentrati nel proporre un approdo alternativo per il Tap, così da salvaguardare un patrimonio locale così importante dal punto di vista pesaggistico, ambientale e turistico.

«A questo punto – ha dichiarato il sindaco di Melendugno, Marco Potì – chiediamo di aprire un dialogo per trovare un approdo alternativo. La procedura prevede che in caso di dissenso tra governo e regione si proponga un’altrnativa nei successivi sei mesi. Per questo ci siamo messi subito al lavoro, noi sindaci del Salento: siamo più di 40.  Tutti insieme con senso di responsabilità ci siamo detti: la Puglia accetterà questo sacrificio. Però permetteteci di proporre il sito più idoneo prima di tutto dal punto di vista tecnico e ambientale e poi dal punto di vista politico, ovvero di condivisione con i territori dove il gasdotto deve approdare».

«In Europa e nel mondo – ha aggiunto Potì – queste infrastrutture approdano nelle zone industriali. Basti pensare agli esempi che si trovano in Sicilia: a Gela, a Mazzaro del Vallo. In Germania il gasdotto arriva in una zona industriale dove c’era una centrale nucleare (il South Stream a Lubmin, ndr). Noi invece che facciamo? Prendiamo il gas dall’Azerbajian: stiamo parlando di 10 miliardi di metri cubo di gas (rispetto ai 500 miliardi che si consumano in Europa) e lo facciamo approdare in una delle coste più belle del Meditterraneo».

 

Valentina Ferraro

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Valentina Ferraro
Laureata in letteratura contemporanea, ha lavorato per diversi anni come editor per una casa editrice romana, per poi avvicinarsi alla sua più grande passione: la scrittura, intesa come mezzo di comunicazione a 360 gradi. Ha iniziato scrivendo di cinema e cultura per diverse testate sia online che cartacee (fra queste, “Il quotidiano della Sera” e il settimanale “Il Punto”). Dopo il primo viaggio a Bruxelles, nel 2014, ha scoperto un forte interesse per l’Unione europea, iniziando così ad approfondire le tematiche relative all’Ue. La spiccata curiosità per l’universo della “comunicazione 2.0” l’ha portata a mettersi alla prova anche come blogger. Di recente la scrittura ha incontrato un’altra sua grande passione: l’enogastronomia.

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