Riconoscere un falso? Questione di metodo

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Il Museo d’Arte e Scienza di Milano ne svela i segreti, presenta collezioni dedicate ad Africa e Asia e propone un ricco programma di incontri per il 2015

Nel film Gli anni spezzati di Peter Weir (1981), un giovanissimo Mel Gibson si arruola volontario per combattere a Gallipoli, durante la Prima Guerra Mondiale. Durante l’addestramento al Cairo, lui e i suoi amici australiani vengono gabbati da un mercante, che vende loro a caro prezzo una statuetta egizia falsa, spacciandola per un reperto archeologico. L’Occidente, già da un secolo, era in piena Egittomania e il mercato dei falsi andava a gonfie vele. Non era certo una novità: l’arte della contraffazione prospera fin dal Medioevo, intercettando le richieste dei collezionisti e sfornando false monete, maschere africane, vasi cinesi ed etruschi, persino imitazioni di asce di selce preistoriche.

 

 

 

 

Logo MuseoA Milano c’è un museo che ha messo il riconoscimento dell’autenticità nell’arte e nell’antiquariato al centro della sua missione. È il piccolo, ma originale Museo d’Arte e Scienza, un’istituzione privata nata per volontà del fisico tedesco Gottfried Matthaes nel 1990. Mente eclettica e creativa, Matthaes non fu solo collezionista d’arte, ma nel 1949 mise a punto un circuito stampato per la Siemens, che poi iniziò a produrre in serie nella sua azienda milanese. I suoi innumerevoli viaggi in Oriente, soprattutto in Thailandia e Birmania, sono all’origine dell’importante sezione di arte buddhista del museo. Le sue conoscenze scientifiche, invece, lo spinsero a indagare sui metodi di datazione degli oggetti d’arte, mettendo a punto, tra l’altro, un sistema basato sulla spettroscopia a infrarossi.

Oggi il cuore delle 12 sale del museo è proprio in questa sezione scientifica, che è l’unica al mondo a proporre un percorso didattico per comprendere la differenza fra opere false e autentiche, mostrando trucchi e segreti, e invitando persino a “toccare con mano” alcuni dei falsi esposti, per comprenderne meglio le caratteristiche. «Mio padre lo diceva sempre», commenta Peter Matthaes, figlio del fondatore e direttore del Museo, che segue insieme alla sorella Patrizia. «Per verificare l’autenticità di un oggetto, questo va visto da vicino. E quando è possibile preso in mano». La scienza, che è una delle due anime del Museo, consente di smascherare le imitazioni di avori, ambre o pietre preziose, oppure di capire quanto un’incrostazione, creata ad arte per similare la patina del tempo, è in realtà fasulla.

La passione investigativa di Gottfried Matthaes per le opere d’arte ha portato alla creazione di un laboratorio scientifico per la datazione, che su richiesta di un privato, di una galleria o di un museo può effettuare una perizia per certificare il periodo di realizzazione di un oggetto, e che oggi collabora con istituzioni museali italiane ed estere.

 

 

Esterno_MuseoLe rimanenti sale del Museo includono la collezione buddhista, la ceramica antica che Matthaes ha ereditato dalla sua famiglia – uno zio, Walter Kurau, negli anni Trenta fu un noto pittore in Germania e creò una raccolta di reperti greco-romani ed etruschi – e una sezione d’arte africana. Quest’ultima, che comprende circa 500 oggetti provenienti da Mali, Costa d’Avorio, Nigeria, Ghana e Camerun, è in fase di riorganizzazione e verrà ufficialmente riaperta al pubblico a settembre 2015.

Una sala conferenze, decorata con arazzi antichi, ospita svariate attività culturali. Il 2015 per il Museo si preannuncia decisamente ricco. A maggio, sulla scia di Expo, lo spazio didattico attualmente dedicato a Leonardo da Vinci verrà ampliato con due mostre intitolate “Leonardo cittadino di Milano” e “Apprezzare l’arte con gli occhi di Leonardo”. In contemporanea, si terrà un corso di pittura ispirato ai consigli del geniale maestro, racchiusi nel suo celebre trattato sull’arte di dipingere. In particolare, si approfondiranno le tecniche dello sfumato e del chiaroscuro.

A febbraio partiranno anche due corsi per gli appassionati d’arte: il primo sui Gioielli del Novecento, il secondo dedicato alla Storia dell’arte italiana. E per non venire meno alla sua vocazione scientifica, il Museo propone anche il laboratorio didattico Digital Family 3.0, aperto a bimbi, nonni, genitori, zii, per divertirsi e scoprire insieme le potenzialità delle nuove tecnologie informatiche, ed Essere Genitori 3.0, per chi vuole stare al passo con le nuove generazioni di nativi digitali.

Il Museo d’Arte e Scienza si trova in un angolo incantevole di Milano, vicino al Castello Sforzesco, in via Q. Sella 4. Per informazioni, su visite e corsi: tel.0272022488, www.museoartescienza.com

 

Maria Tatsos

Foto: courtesy Museo d’Arte e Scienza

 

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Maria Tatsos
Giornalista professionista, è laureata in Scienze Politiche e diplomata in Lingua e Cultura Giapponese presso l'IsiAO di Milano. Attualmente lavora come freelance per vari periodici femminili, collabora con il Museo Popoli e Culture del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) e con il Centro di Cultura Italia-Asia. Tiene corsi di scrittura autobiografica ed è autrice di alcuni libri, che spaziano dai diritti dei consumatori alle religioni asiatiche. È autrice del romanzo storico "La ragazza del Mar Nero" sulla tragedia dei greci del Ponto (2016) e di "Mai più schiavi" (2018), un saggio su Biram Dah Abeid e sulla schiavitù in Mauritania, entrambi editi da Paoline. Nel tempo libero coltiva fiori e colleziona storie di giardini, giardinieri e cacciatori di piante che racconta nel corso "Giardini e dintorni".

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