L’Ue deve ripensare la politica estera ed elaborare una nuova strategia di sicurezza

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Un convegno al Senato della Repubblica vuole dare un contributo di idee e proposte utili di fronte alle sfide che coinvolgono il nostro mondo

Affrontare le nuove sfide del mondo moderno significa in primo luogo comprenderne le dinamiche, seguirne i sempre più rapidi  mutamenti. Per questo appare importante incrementare le occasioni di riflessione e di confronto, luoghi dai quali possono scaturire le proposte e le idee necessarie ad avviare l’azione prettamente politica. In quest’ottica ampio è stato l’interesse attorno al convegno tenutosi presso il Senato della Repubblica, organizzato dall’Istituto Gino Germani, dal titolo: Come affrontare le crisi: perché l’Europa ha bisogno di una nuova strategia di sicurezza”.

Nella sua relazione di apertura il Presidente del Senato Pietro Grasso ha voluto sottolineare come il concetto di sicurezza sia profondamente mutato, e come la risposta dell’Europa risulti ancora debole e frammentaria. Lo stesso Grasso evidenzia poi come il fenomeno dell’immigrazione non vada percepito meramente come un problema di sicurezza, ma implichi tutta una serie di elementi che chiamano in causa in primo luogo l’uomo inteso come individuo fatto di carne e sangue, con le sue sofferenze e le sue legittime aspirazioni. A questo proposito pensiamo alle recenti esternazioni ungheresi riguardo il progetto di un muro anti-immigrati al confine con la Serbia, che fra l’altro andrebbe a costituire il gemello orientale della barriera già esistente che divide il Marocco dalla Spagna. Pensiamo poi ai recenti contrasti fra il governo italiano e quello francese riguardo la gestione dell’emergenza a Ventimiglia, o il rifiuto da parte dell’Inghilterra di accettare il sistema con il quale si pensa di assegnare una quota di immigrati ad ogni Paese. Notizie di cronaca recente che confermano il predominio degli interessi nazionali e l’assenza di una vera strategia unitaria. Nei prossimi anni la tenuta dell’Unione Europea si  misurerà proprio su questi temi. Occorre governare i cambiamenti geopolitici, non subirli, conclude Grasso, con la consapevolezza che la vera forza risiede nell’unità di intenti, e che nessuno può farcela da solo.

Numerosi esperti di politica internazionale hanno animato il dibattito con l’obiettivo di analizzare il quadro generale, fornendo un contributo di proposte praticabili e utili all’elaborazione di una nuova strategia, anche in vista del vertice dell’Unione Europea in programma a fine giugno.

Il Prof. Luigi Sergio Germani, Direttore dell’Istituto organizzatore dell’iniziativa, apre con una osservazione fondamentale. Occorre comprendere i diversi punti di vista, la differente percezione del pericolo. Per fare qualche esempio,  la crisi ucraina spaventa maggiormente i Paesi confinanti, come la Polonia, mentre i fenomeni migratori paiono coinvolgere maggiormente l’Italia. Eppure non si possono chiudere gli occhi lasciando agli altri la soluzione dei problemi. Bisogna invece acquisire una nuova consapevolezza, una capacità di prefigurare le conseguenze possibili di tali scenari, che inevitabilmente coinvolgono l’intera Europa.

madama_facciata02Il Vice Direttore Generale e Direttore Centrale per la sicurezza, il disarmo e la non proliferazione del Ministero degli Affari Esteri Giovanni Brauzzi propone un’analisi di carattere storico che parte dal lascito della prima guerra mondiale, con la disgregazione dei grandi imperi e la frammentazione dei popoli. A suo avviso la risposta deve essere globale, e non può in nessun modo essere demandata ai singoli Stati. Il dott. Christian Mölling, della Fondazione della Scienza e della Politica di Berlino, focalizza l’attenzione sulla crisi ucraina, ribadendo la necessità di preservarne l’integrità territoriale. Un obiettivo arduo da raggiungere, anche considerando che la dipendenza energetica dalla Russia pone l’Europa in una posizione difficile. Dal canto suo il Vice Direttore dell’Istituto delle Realzioni Internazionali e Strategiche di Parigi, dott. Jean Pierre Maulny, concentra il proprio intervento sulla minaccia della Jihad islamica, rievocando i recenti attentati a Charlie Hebdo e al supermercato ebraico. La vera sorpresa è stata quella di scoprire che i terroristi sono nati e cresciuti nel proprio Paese. Di fronte a questa sfida totalmente nuova occorre cambiare politica difensiva, cosa che solo pochi Stati hanno fatto, stabilendo un principio solidaristico all’interno dell’UE. La Francia, ad esempio, ha aumentato il suo budget sulla difesa, mentre paradossalmente nel Regno Unito questo è diminuito. Riguardo la minaccia dei cosiddetti foreign fighters ha parlato anche il dott. Galgano Galgani, del Servizio Centrale Antiterrorismo del Ministero dell’Interno. Questi ha fornito inoltre un quadro generale delle principali normative, e della loro evoluzione in risposta alle nuove minacce. Il dott. John Lough ha concentrato il proprio intervento sulla crisi ucraina, che si prevede di lunga durata. Un Paese che, contrariamente alle aspettative, ha mostrato grandi doti di resistenza. Dal suo punto di vista occorre supportare l’Ucraina e non lasciarla sola, mobilitare l’opinione pubblica, creare nuove condizioni per gli investimenti, mantenere le sanzioni nei confronti della Russia fino alla risoluzione della crisi (proprio in questi giorni si è deciso il prolungamento delle stesse fino al 2016). Una situazione che va affrontata con pazienza e attenzione, evitando una radicalizzazione dei contrasti.

Ampia la discussione anche riguardo le aree di crisi sempre più ampie in Medio Oriente e in Africa. Di fronte un disimpegno degli USA, l’Unione Europea può assumere un ruolo essenziale nella definizione dei nuovi equilibri mondiali. Numerose le opinioni in proposito, animato il dibattito attorno a queste tematiche essenziali per il nostro futuro. Certo è che la priorità appare quella di elaborare politiche di ampio respiro nell’ambito della sicurezza, che coinvolgano tutti gli Stati membri nell’elaborazione di una strategia condivisa.

Riccardo Cenci

Foto Pietro Grasso © European Community

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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