Il Cremlino decide di agire in Siria: salverà l’Europa?

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Da Washington nessun supporto, gli Stati europei affondano nell’immobilismo e nei problemi interni. L’intervento russo rischia di aiutare a fermare i migranti

L’alleanza russo siriana è storia nota e il progetto geopolitico del “Grande Orso” negli ultimi due decenni nel Medio Oriente ha avuto come obiettivo il ripristino dell’antica influenza che la Russia storicamente ha sempre mantenuto nell’area, salvo perderla nelle ultime fasi dell’Unione Sovietica.

L’approccio russo nel teatro medio orientale è stato organizzato seguendo due linee guida, la prima mirata a darle un ruolo regionale, obiettivo supportato anche dai politici russi musulmani, convinti che Mosca debba e possa avere un ruolo attivo nell’area; il secondo obiettivo del Cremlino è legato al commercio, ossia approfondire la cooperazione con i Paesi arabi attraverso gli interessi condivisi, soprattutto nel campo degli idrocarburi.

Vladimir PutinLa situazione siriana – partendo dalle rivolte contro il regime di Assad nel 2011 – ha complicato le cose, ma Putin ha sempre difeso il regime di Damasco sia per la personale amicizia con Assad sia per il principio di non ingerenza negli affari domestici di uno stato.

Le rivolte hanno destato preoccupazioni al Cremlino per possibili ripercussioni sulla propria popolazione musulmana, in particolare sul potenziale rafforzamento dei movimenti di opposizione, come sottolineato dalle parole dello stesso Medvedev allora presidente della Federazione: «Ciò che sta accadendo lì, avrà un impatto diretto sulla nostra situazione; ma in un arco tempo abbastanza lungo, parliamo di decenn.

La presenza e l’espansione dell’ISIS hanno cambiato lo stato delle cose e le priorità. Non si tratta più di ribelli aspiranti democratici che attiravano le simpatie occidentali, ma di pericolosissimi e violenti fondamentalisti. I rapporti russo-siriani noti comprendono invio di armi, esperti e addestratori e alti consiglieri russi per il comando anti-terrorismo siriano, forti dell’esperienza afgana. Recentemente poi, si sono susseguite una serie di azioni di supporto come la costituzione di un ponte aereo fra l’Iran e la Grecia, la costruzione di una nuova base navale, installazioni all’aeroporto militare di Hmeimeem di prefabbricati in grado di ospitare un grande numero di personale e ampliamento dell’aeroporto stesso. La Russia inoltre, sembra abbia chiesto a Grecia e Bulgaria di aprirgli il proprio spazio aereo per facilitare un possibile intervento militare. Qual’è il disegno dietro a questo grande dispiegamento di forze?download

Sicuramente, la Russia ci tiene ad essere coinvolta come attore di mediazione nella costituzione della Siria nel post-conflitto, molto probabilmente lasciando al proprio posto Bashir Al-Assad e reprimendo ogni smembramento.

Mosca è l’unica che al momento ha agito contro lo Stato Islamico. In una visione più ampia, benché sia Obama che Kerry abbiano accusato la Russia di agire sulla Siria senza un piano definito, intraprendendo azioni che sono destinate al fallimento, gli Stati Uniti non stanno facendo nulla né per indebolire l’ISIS, né per soccorrere l’Europa, le cui sorti sono sempre più critiche.

E’ possibile che uno degli effetti positivi considerati dal Cremlino nell’attacco all’ISIS potrebbe essere il ritorno d’immagine positivo nei media europei dopo il caso Crimea. Non dimentichiamo inoltre, che la minoranza estremista islamica in Russia è molto attiva nella zona del Caucaso, dove i focolai di guerriglia sono sempre attivi e una soluzione non sembra ancora essere prospettata nonostante i vari tentativi fatti dal governo centrale sia attraverso ingenti aiuti economici che con l’uso della forza.

Parte della reazione europea per l’intervento russo, passato piuttosto inosservato forse a causa del “problema immigrazione” è l’idea che la Russia stia facendo la cosa giusta per il motivo sbagliato. Questo pensiero tradisce anche il pregiudizio europeo (importato dall’altra parte dell’oceano) per cui bisogna sempre diffidare da Mosca. Ma bisognerebbe ricordare che nelle relazioni internazionali, mai un’azione è stata intrapresa per buon cuore, dovendo ogni capo di Stato perseguire prima gli interessi dei propri cittadini.

François Hollande at the podiumSe l’intervento russo non è visto di buon occhio, non vi è fino ad adesso un’alternativa. Gli Stati Uniti perseguono nella loro strategia di sganciamento non promettendo nulla e limitandosi a commentare il flusso migratorio non prospettando soluzioni facili o a breve termine. L’Europa, purtroppo come al solito, mostra per l’ennesima volta un totale immobilismo e incapacità di fronte a un problema internazionale. Naturalmente, tutti gli stati si trovano ad affrontare complicate situazioni interne – tra crisi economiche e migranti – ciò nonostante nessuno punta a una soluzione che elimini il problema alla radice. E dire che persino un ragazzo siriano ha suggerito la soluzione dicendo: «Fermate la guerra e noi torniamo a casa».

Hollande ha annunciato che invierà dei caccia per ricognizioni, eliminando l’ipotesi di truppe via terra, Roma ha già fatto sapere che non ne vuol sentir neppure parlare di azioni in Siria, Cameron invece ha dichiarato di voler far approvare a ottobre al proprio Parlamento interventi in terra siriana.

Il resto dell’Europa tace. Eppure si innalzano i livelli di sicurezza, si spendono soldi per aumentare i controlli ovunque, si maledice l’immigrazione. E la soluzione?

Se la domanda fosse se Mosca faccia bene ad intervenire o no, bisognerebbe prima decidere se sia peggio il regime di Assad o lo Stato Islamico. Se si potesse fare questa scelta, allora bisognerebbe poi capire se sia lecito distruggere uno dei due attori citati prima, per costruire lo stato siriano dopo il conflitto secondo i desideri di chi lo ha liberato dal giogo – i russi in questo caso -. Se non siete in grado di rispondere a queste domande perché troppo ciniche e dalle conseguenze immorali, allora non siete tagliati per la politica.6731491031_a48e82aac2_m

Resta il fatto che nessun Stato, se non Mosca, la quale sembra anche aver abbandonato l’idea di salire sul treno occidentale ed europeo, abbia deciso di muoversi. Per proprio interesse naturalmente, ma si muove. E l’Europa, al momento in difficoltà proprio a causa della guerra siriana sia per i migranti che per il timore di attacchi terroristici nel cuore delle proprie metropoli o per l’incertezza creata da possibili cellule infiltrate, è paralizzata.

Siamo sicuri che non abbiamo bisogno della Russia?

Ilenia Maria Calafiore

Foto © Wiki e Creative Commons e Freedom House

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Ilenia Maria Calafiore
Nata nel 1989, è laureata in Comunicazione Internazionale presso l’Università di Palermo con una tesi in filosofia politica dal titolo “Teorie e pratiche per la Giustizia Globale“. Nel suo percorso universitario ha approfondito le tematiche storiche ma anche linguistiche relative alla Russia e ai popoli slavi. Ha partecipato ad alcuni progetti internazionali come il Model United Nation a New York ed il Finance Literature of Youth a Togliatti, Russia. A fine 2014 si laurea con il massimo dei voti in Studi Internazionali presso l'Università di Pisa con la tesi “Spunti per uno studio delle politiche della Federazione Russa nel bacino del Mar Nero”.

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