I britannici spingono Bruxelles a fare concessioni su temi importanti, ma il referendum incombe. Cameron: «Regno Unito più forte dentro una Europa Unita»
Gli inglesi non sono mai stati degli euro-entusiasti. Le numerose riserve ai vari trattati, una su tutte l’Euro, lo dimostrano. Con il complicarsi della situazione nel Vecchio Continente, gli Stati hanno dimostrato di preferire curare i propri interessi che tentare di concertare una soluzione. Così, a fronte dei sempre più pressanti problemi economici e dell’immigrazione, i cittadini britannici sembrano non volerne più sapere dell’Unione europea.
Con una lettera indirizzata a Bruxelles e ai capi di Stato membri dell’Unione, Cameron ha fissato le richieste per evitare l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, richieste che saranno formalmente esposte nel summit del 18 e 19 febbraio.
Le condizioni sono quattro, la prima riguarda l’immigrazione: Londra non vuol pagare i sussidi agli immigrati europei che risiedono già nel proprio territorio, per i prossimi quattro anni. Da Bruxelles è già arrivata la bocciatura, in quanto un simile provvedimento lederebbe la libertà di circolazione e la parità dei diritti dei cittadini europei. Cameron potrà al massimo ottenere uno scaglionamento dei sussidi se dimostrerà che i conti inglesi sono in cattivo stato.
La seconda condizione è che il Regno Unito non parteciperà alle iniziative per creare una “Unione più stretta”, cioè ad un incremento dell’integrazione europea; la terza riguarda i parlamentari, più precisamente la possibilità che essi possano opporsi alle decisioni comuni.
Infine la quarta è che le decisioni dell’Eurozona non influenzino i Paesi che non ne fanno parte; cosa abbastanza improbabile data l’alta interconnessione tra gli strumenti finanziari di tutti gli Stati. Bruxelles ha risposto che in una certa misura questa condizione potrà essere rispettata, a patto che viga un “rispetto reciproco”.
Ciò nonostante, ci tengono a far sapere gli inglesi, l’ipotesi referendaria non è del tutto esclusa.
La questione britannica spinge a farci molte domande sul futuro di questa Unione, apparentemente così fragile. E’ giusto che si riconosca a un Paese di avere uno status speciale? Ma d’altra parte, è giusto per un Paese decidere liberamente di non applicare alcune regole?
Londra è senza dubbio fondamentale per l’Ue: basti pensare alla sua potenza economica, militare, politica. Potrebbe sopravvivere un’Europa senza l’integrazione nel mercato economico di Londra? Cosa comporterebbe un’uscita per il Regno Unito? L’importanza dei britannici per l’Unione sembra essere decisiva a giudicare dalle concessioni fatte da Bruxelles.
Eppure si apre comunque un precedente nella storia europea, lasciando a Londra un margine di manovra non concessa ad altri Stati.
L’Ue pensa di preservare se stessa trattenendo a forza la Gran Bretagna: non starà invece contribuendo al suo disfacimento?
Ilenia Maria Calafiore
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