La Cina accusa il colpo della Brexit e avverte «Serve stabilità»

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Qui Pechino. Il risultato del referendum inglese rischia di vanificare gli investimenti e gli accordi stipulati con Londra. Intanto anche le borse asiatiche bruciano milioni

L’onda lunga della Brexit è arrivata anche in Cina. Li Keqiang, premier cinese, si è espresso in merito al terremoto politico avvenuto in Europa al World Economic Forum di Tianjin. Anche la Cina ha tutto da perdere con un’Europa debole e frammentata: «l’Unione europea deve essere unita e stabile, così come la Gran Bretagna deve restare stabile e prospera», il rischio infatti è quello di peggiorare una situazione globale già deficitaria, con ripercussioni su tutti i Paesi. La situazione di crisi globale, che negli ultimi anni ha colpito molto duramente la Cina e la sua moneta, non può che venire accentuata da una cambiamento radicale, come una Londra sempre più debole o una dis-unione dell’Ue. «Sotto queste circostanze dobbiamo gestire le sfide, rafforzare la fiducia, creare un ambiente internazionale stabile e trovare soluzioni per risolvere tutti insieme le questioni» ha ribadito il premier Li.

analisidifesa.itLa Brexit ha sconvolto i piani della leadership cinese. Negli ultimi cinque anni, Regno Unito e Cina hanno intensificato in modo notevole gli investimenti da una parte e dell’altra. Già l’anno scorso, intercettando i malumori degli inglesi, Pechino aveva insolitamente fatto una dichiarazione politica precisa: Londra deve rimanere nell’Ue. L’uscita ha complicato di molto le cose, perché ha introdotto un nuovo grosso fattore di rischio. Benché il primo partner europeo per la Cina sia la Germania, negli ultimi anni molti erano stati i piani per nuovi e consistenti investimenti, come l’ingresso di finanziamenti cinesi a Hinckley, impianto nucleare inglese, o un accordo in campo petrolifero discusso tra BP e China National Petroleum Corp. Inoltre, l’Inghilterra ha aderito alla Asia Infrastructure Investment Bank, per garantirsi una collaborazione maggiore e ampi margini di manovra nel mercato cinese.

L’uscita di Londra dall’Europa rischia di vanificare tutti gli sforzi, perché Londra potrebbe subire un tracollo finanziario o comunque peggiorare la propria situazione economica e non essere più in grado di onorare gli impegni presi: la borsa di Londra ha sempre coinciso con la borsa europea, continuerà ad essere così?

Non è un punto trascurabile, perché la Cina ha bisogno di internazionalizzare la sua moneta, e il luogo privilegiato è sempre stato il London Stock Exchange.

Inoltre, bisogna registrare il fastidio atavico dei cinesi di fronte ai cambiamenti: una situazione instabile, è una situazione che rischia di mutare. Ciò vuol dire che non si può programmare, ma bisogna aggiustare i propri piani passo dopo passo. Ciò rende impossibile i piani quinquennali, una prassi della leadership cinese come unico metodo di gestione di una situazione in mutamento. Una Cina già in affanno rischia di dover nuovamente riprogrammare obiettivi e traguardi.ibsintelligence

I cinesi poi in qualche modo si sentono traditi dagli inglesi: dopo la grandissima apertura e le promesse fatte a Londra, tutto rischia di essere vanificato.

Cosa accadrà adesso? Gli investimenti cinesi si sposteranno? Difficile dirlo. Intanto, il tonfo dei mercati asiatici si è sentito: l’indice Hang Seng è sceso del 4,67%, lo Yuan è crollato ai minimi storici degli ultimi cinque anni, la borsa di Shangai ha perso quasi il 3% mentre quella di Shenzen il 3,11%.

Le prime reazioni degli investitori internazionali però sembrano confermare i timori dei cinesi: l’americana Morgan Stanley ha annunciato di voler trasferire in un’altra città europea i suoi 2000 dipendenti della sede di Londra, esempio seguito subito dalla Deutsche Bank. Nell’industria automotive, sia la Toyota che la Nissan hanno affermato di voler sospendere gli investimenti per le sedi inglesi.

 

Ilenia Maria Calafiore

Immagini©analisi difesa, wikicommons e ibsintelligence

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Ilenia Maria Calafiore
Nata nel 1989, è laureata in Comunicazione Internazionale presso l’Università di Palermo con una tesi in filosofia politica dal titolo “Teorie e pratiche per la Giustizia Globale“. Nel suo percorso universitario ha approfondito le tematiche storiche ma anche linguistiche relative alla Russia e ai popoli slavi. Ha partecipato ad alcuni progetti internazionali come il Model United Nation a New York ed il Finance Literature of Youth a Togliatti, Russia. A fine 2014 si laurea con il massimo dei voti in Studi Internazionali presso l'Università di Pisa con la tesi “Spunti per uno studio delle politiche della Federazione Russa nel bacino del Mar Nero”.

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