Mistero sulla strage di Nizza: si tenta di delineare profilo dell’attentatore

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I sopralluoghi sulla Promenade. L’sms: “Invia più armi”. Molti elementi ancora oscuri su quel tragico 14 luglio e su Mohamed Lahouaiej Bouhlel

Dopo lo sgomento, la rabbia, il dolore, è giunto il momento di fare chiarezza sulla strage di Nizza. Perché, ora dopo ora, emergono nuovi elementi che contribuiscono a rendere quantomeno oscura la modalità con cui l’attentato è stato concepito. Anche il profilo dell’attentatore, il trentunenne franco-tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel, non è affatto chiaro. Il ragazzo era in libertà vigilata per uso di armi e violenze. Dopo la strage, l’Isis ha rivendicato l’attentato, attraverso un comunicato dell’agenzia Amaq: «Mohamed Lahouaiej Bouhlel è un nostro soldato», si legge. Si pensa dunque a un estremista che, secondo il ministro dell’Interno francese, si sarebbe «radicalizzato velocemente».

Eppure il profilo di quest’uomo continua ad apparire incerto e i particolari che stanno emergendo nelle ultime ore spingono ad andare più a fondo. Il padre del ragazzo lo aveva descritto come un uomo malato, più volte ricoverato per disturbi psichici, cui il divorzio dalla moglie non avrebbe giovato.  C’è poi la recente testimonianza del fratello che getta ombre anche sulle dinamiche dell’attentato, visto che, da quanto riportato, Mohamed sembrerebbe tutt’altro che pronto a morire come martire.  Secondo quanto dichiarato all’agenzia di stampa Reuters, il fratello Jabeur era spesso in contatto telefonico con Mohamed: «L’ultima volta è stata il pomeriggio di giovedì 14 luglio – ha spiegato –  Mi disse che era a Nizza per celebrare con i suoi amici europei la festa nazionale francese. Sembrava molto felice, contento. Non faceva che ridere. Mi mandò anche delle foto dal suo cellulare in cui si vedeva lui nella folla». Mohamed avrebbe anche confidato al fratello che presto sarebbe tornato a Msaken.

Tutti elementi che infittiscono il mistero intorno a quel tragico 14 luglio. Di certo potrebbe rientrare tutto nei “deliri” di una persona instabile psichicamente, eppure ci sono altri particolari che rendono la faccenda poco chiara. Per esempio i sopralluoghi che Mohamed, secondo le registrazioni delle telecamere di videosorveglianza, avrebbe fatto sulla Promenade nei giorni del 12 e 13 luglio. Sopralluoghi che appaiono del tutto inutili se il piano iniziale fosse stato quello, poi messo in atto, di schiantarsi “semplicemente” sulla folla in una tragica corsa durata due interminabili chilometri. Poi c’è quell’sms: “Manda altre armi”. Inviato pochi minuti prima di forzare le transenne e lanciarsi sulla Promenade. Di

Bernard Cazeneuve
Bernard Cazeneuve

armi Mohamed ne aveva già alcune con sé sul camion: oltre a quella che ha utilizzato lui stesso, sul sedile sono state ritrovate tre armi fasulle e una granata disinnescata. A cosa, o a chi servivano? E perché chiederne altre?

Si tratta di domande che ancora non hanno trovato risposta e sulle quali bisognerà fare chiarezza. Di certo il ritrovamento del cellulare di Mohamed sta fornendo molti preziosi indizi, che hanno portato a sette fermi: sei uomini e una donna, che ora sono stati trasferiti all’antiterrorismo di Levallois-Perret.

La strada per arrivare alla verità su quel tragico 14 luglio sembra essere ancora molto lunga. Di certo servirà fare chiarezza sull’attentatore e sui suoi reali legami con le reti terroriste. Al momento queste non sono state «comprovate dall’inchiesta» come ha spiegato il ministro dell’Interno durante un’intervista. Che ha aggiunto: «Non possiamo escludere che un individuo squilibrato e molto violento, e mi sembra che la sua psicologia mostri questi tratti di carattere, si sia in un momento, in una rapida radicalizzazione, lanciato in questo crimine assolutamente spaventoso».

 

 

Valentina Ferraro
Foto © European Union and Creative Commons

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Valentina Ferraro
Laureata in letteratura contemporanea, ha lavorato per diversi anni come editor per una casa editrice romana, per poi avvicinarsi alla sua più grande passione: la scrittura, intesa come mezzo di comunicazione a 360 gradi. Ha iniziato scrivendo di cinema e cultura per diverse testate sia online che cartacee (fra queste, “Il quotidiano della Sera” e il settimanale “Il Punto”). Dopo il primo viaggio a Bruxelles, nel 2014, ha scoperto un forte interesse per l’Unione europea, iniziando così ad approfondire le tematiche relative all’Ue. La spiccata curiosità per l’universo della “comunicazione 2.0” l’ha portata a mettersi alla prova anche come blogger. Di recente la scrittura ha incontrato un’altra sua grande passione: l’enogastronomia.

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