In un incontro alla galleria Spazio Mater l’artista trentino racconta la sua esperienza artistica e didattica
Sfuggente eppure densa di significato, misteriosa ma concentrata sulle tematiche del nostro tempo, così si potrebbe definire l’opera di Luca Coser, artista trentino recentemente protagonista di un incontro tenutosi presso la galleria Spazio Mater di Roma, diretta da Ilaria Sergi. Una conversazione ad ampio spettro su innumerevoli temi della contemporaneità e della sua esperienza personale, con la giornalista e curatrice Raffaella Salato.
«La mia arte è influenzata dal concetto freudiano del perturbante, ovvero ciò che di misterioso ed estraneo portano in sè gli oggetti e le persone a noi più familiari», dice Coser, fornendo una chiave di lettura al suo personale percorso. Il quotidiano è il luogo dove si celano abissi insondabili. La distorsione delle immagini e la loro stratificazione porta a una proliferazione semantica, per cui l’opera non riveste mai un significato univoco.
Accostamenti filmici e letterari caratterizzano il suo universo creativo, solcato da fantasmi immateriali, come nella narrativa di un Bolaño per intenderci, dal quale emergono segnali che il fruitore deve decifrare. «Finire di scrivere un romanzo comporta alcuni, non molti, piaceri, e uno di questi è cominciare a dimenticarlo, a ricordarlo come un sogno o un incubo i cui contorni vanno sfumando, per poter affrontare nuovi libri, nuovi giorni», afferma in maniera significativa il narratore cileno. Allo stesso modo l’opera di Coser sembra addensare immagini e sensazioni che fluttuano nel vuoto, pronte ad esalare come nuvole di fumo. I riferimenti reali si perdono in un mondo “altro”, fortemente onirico e visionario.
Non a caso molte sue opere vivono in uno spazio bianco, dal quale segni e figure cercano di emergere. E’ un nulla popolato di materia, un’idea di purezza impossibile, un tempo sospeso e indefinito.
Al rovello creativo affianca l’attività di docente, all’Accademia di Brera e all’Accademia di Belle Arti di Roma. Due percorsi che si intrecciano in maniera feconda. Secondo Coser insegnare non significa dare risposte, ma porre delle domande. L’insegnamento si trasforma dunque in una parte del pensiero estetico e del lavorio artistico. La sua è un’esperienza a tutto tondo, multiforme come la realtà nella quale ci troviamo a vivere.
Riccardo Cenci