Il nuovo presidente Shavkat Mirziyoyev compie un gesto di discontinuità rispetto alla precedente amministrazione
L’Uzbekistan ha cancellato l’obbligo di visto per i cittadini di 27 nazioni per soggiorni fino a 30 giorni, un’apertura senza precedenti nella storia del Paese asiatico. Il decreto è stato firmato dal nuovo presidente Shavkat Mirziyoyev, uscito vincitore dalle elezioni del 4 dicembre scorso. Un segnale di discontinuità rispetto il governo precedente, un gesto significativo per incentivare il turismo in un luogo magnifico, ancora poco frequentato dai viaggiatori occidentali.
Il decreto entrerà in vigore dal prossimo primo aprile 2017, e interesserà fra gli altri i cittadini di Italia, Germania, Spagna, Olanda, Finlandia, Lussemburgo, Regno Unito, Canada, Corea del Sud, Singapore, Giappone e Australia. Lo snellimento delle procedure burocratiche dovrebbe favorire un rapido incremento dei flussi turistici, nell’ambito di un generale piano di sviluppo avviato dalla nuova amministrazione.
La farraginosa procedura dei visti era infatti solo uno degli ostacoli da affrontare per il visitatore, imbrigliato in una burocrazia di stampo sovietico, costretto a fornire registrazioni attestanti tutte le tappe del proprio viaggio, pena il pagamento di multe salate.
L’Uzbekistan pare ora intenzionato a scrollarsi di dosso l’eredità ex U.R.S.S. Ricordiamo infatti che il Paese, dall’esplosione della galassia sovietica, è stato governato con pugno di ferro da un solo uomo, quell’Islam Karimov scomparso il 2 settembre scorso.
L’Uzbekistan è molto frequentato dai cittadini delle repubbliche ex sovietiche, sovente legati da vincoli familiari o di amicizia. Gran parte del turismo proviene dunque dalla Russia, ma anche dai Paesi limitrofi, come l’India, il cui rapido sviluppo economico favorisce un turismo di alto livello, naturalmente limitato ad un numero esiguo della popolazione. Numerosi i gruppi provenienti dal Giappone, ma anche da Israele, con ricadute economiche per il settore turistico ancora ristrette.
Il nuovo corso dovrebbe garantire un afflusso più massiccio di visitatori, da Paesi finora non molto attivi nell’area centro asiatica, tanto più affascinante proprio in quanto ancora poco battuta, ricca di perle pressoché intatte e foriera di esperienze artistiche e umane di notevole impatto.
Riccardo Cenci
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