Consiglio europeo straordinario, il dopo Brexit

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A Bruxelles i capi di Stato e di governo decidono come reagire a norma dell’Articolo 50 del Tue con la Gran Bretagna. Ue pronta a mantenere al suo interno l’Ulster

Lo scorso 29 marzo Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, ha ricevuto dal Regno Unito la notifica dell’intenzione di recedere dall’Unione europea e dall’Euratom. Ciò consente l’avvio di negoziati, come previsto dal Trattato di Lisbona, in particolare dall’ormai noto a tutti art.50 del Tue. A un mese esatto dal ricevimento della lettera che fa ufficialmente partire il conto alla rovescia di due anni per il negoziato di divorzio della Gran Bretagna dall’Unione europea la posizione comunitaria comincia a essere d’attacco.

Il Consiglio europeo straordinario a Ventisette ha dichiarato, dopo l’incontro di oggi a Bruxelles, di essere pronto a mantenere o riaccettare l’Ulster (Irlanda del Nord) nell’Ue, nonostante il risultato e il successivo negoziato per la Brexit, se i suoi cittadini decideranno di riunificarsi con la Repubblica d’Irlanda, secondo i termini previsti dal cosiddetto “Accordo del Venerdì Santo”.

L’Accordo del Venerdì Santo prevede che l’Ulster possa decidere autonomamente, pacificamente e con il consenso (ampio) della maggioranza della sua popolazione, di uscire dal Regno Unito per essere integrata in una Irlanda unita. Come si legge fra le righe del testo allegato ai documenti del vertice «il Consiglio europeo riconosce che l’Accordo del Venerdì Santo fornisce un meccanismo concordato in base al quale l’Irlanda potrebbe essere riunificata attraverso mezzi pacifici; e, a questo riguardo, il Consiglio europeo riconosce che, in linea con il diritto internazionale, l’intero territorio di questa Irlanda unita sarebbe parte dell’Unione europea».

L’Accordo in questione fu firmato a Belfast dai governi britannico e irlandese e dalle maggiori forze politiche del Nord Irlanda, il Venerdì Santo 10 aprile 1998, e approvato con un referendum dalla popolazione di tutta l’Isola, a maggioranza schiacciante, il 22 maggio successivo. Garantì la pace in Ulster e la fine di 30 anni di guerra civile tra unionisti (pro Regno Unito) e repubblicani (nazionalisti irlandesi), anche se l’IraIrish Republican Army (Esercito repubblicano irlandese) – pose fine definitivamente alla lotta armata solo sette anni dopo, il 28 luglio 2005.

«L’obiettivo generale dell’Unione europea in questi negoziati sarà quello di salvaguardare i suoi interessi e quelli dei suoi cittadini, delle sue imprese e dei suoi Stati membri. La decisione del Regno Unito di lasciare l’Ue crea notevoli incertezze che rischiano di provocare turbolenze in particolare nel Regno Unito ma anche, in misura minore, in altri Stati membri. I cittadini che hanno costruito la propria vita sulla base dei diritti derivanti dall’appartenenza del Regno Unito all’Unione europea si trovano di fronte alla prospettiva di perdere tali diritti». Proprio per questo l’Ue vuole porre le basi per il futuro di coloro che sono appartenuti all’Unione europea fino ad ora e perciò «l’Ue si impegnerà a fondo per raggiungere tale obiettivo, ma si preparerà per essere in grado di gestire la situazione anche in caso di eventuale fallimento dei negoziati».

Da sinistra a destra Paolo Gentiloni, primo ministro italiano; Alexis Tsipras, primo ministro greco; Angela Merkel, cancelliere federale tedesco

Situazione particolare sarà quella di Cipro, «l’Unione dovrebbe concordare con il Regno Unito intese relativamente alle zone di sovranità del Regno Unito a Cipro e riconoscere al riguardo gli accordi e le intese bilaterali tra la Repubblica di Cipro e il Regno Unito che sono compatibili con il diritto dell’Ue, specialmente per quanto attiene alla salvaguardia dei diritti e degli interessi dei cittadini dell’Unione europea che risiedono o lavorano nelle zone di sovranità».

Capitolo a parte la questione riguardante Gibilterra.  «Dopo che il Regno Unito avrà lasciato l’Unione, nessun accordo tra l’Ue e la Gran Bretagna potrà essere applicato al territorio di Gibilterra senza accordo tra il Regno di Spagna e il Regno Unito».

 

Angie Hughes

Foto © European Council

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Angie Hughes
Scrivere in italiano per me è una prova e una conquista, dopo aver studiato tanti anni la lingua di Dante. Proverò ad ammorbidire il punto di vista della City nei confronti dell'Europa e delle Istituzioni comunitarie, magari proprio sugli argomenti più prossimi al mio mondo, quello delle banche.

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