Trionfo Macron, conquista maggioranza assoluta seggi

0
560

Risultati un poco al di sotto delle aspettative, ma per il presidente anche l’incognita dell’uscita dall’esecutivo degli esponenti del partito centrista Mouvement Democrate

Vittoria di enormi proporzioni, come previsto, ma quello che sarebbe dovuto essere un semplice rimpasto tecnico, una formalità dopo la vittoria alle elezioni legislative de La Re’publique en Marche (Lrem), il partito del presidente Emmanuel Macron, che ha trionfato all’assemblea Nazionale, potrebbe diventare molto più “politica” del previsto, con cambiamenti che snaturano l’alleanza con il partito centrista Mouvement Democrate (MoDem), per “ripulire” l’esecutivo dai nomi più scomodi.

Dunque la prima crisi arriva prima ancora di cominciare “veramente”, una volta vinte le legislative. Saranno ben quattro i ministri fuori in poche ore per il rischio di essere indagati, fra questi il leader del MoDem e principale alleato, Francois Bayrou. Si comincia con lo spostamento di un ministro dei “radicali” di centrosinistra, Jacques Mezard, che dall’Agricoltura passa alla Coesione territoriale, dicastero che era del braccio destro di Macron, l’ex socialista Richard Ferrand, il primo ad essere silurato per il pericolo di un’inchiesta per conflitto di interessi. Sotto i riflettori dopo che due settimane fa il settimanale satirico Le Canard Enchaine ha rivelato presunti conflitti d’interesse risalenti al 2011, periodo in cui era a capo di una cassa mutua in Bretagna.

Al posto di Marielle de Sarnez, la centrista che era agli Affari europei, arriva l’ex direttrice dell’Ena (École nationale d’administration, Scuola nazionale di amministrazione con sede a Strasburgo, responsabile per la formazione dell’alta funzione pubblica francese), Nathalie Loiseau. Al posto di Bayrou, che sembra comunque rimanere vicino a Macron, prende la nomina di ministra della Giustizia Nicole Belloubet, socialista, docente di diritto e membro del Consiglio costituzionale. Alla Difesa al posto della rinunciataria Sylvie Goulard va Florence Parly, ex giovanissima sottosegretaria socialista con Lionel Jospin nel 2000, anche lei uscita dalla “Grande scuola” dell’Ena.

Tutto ciò per l’inchiesta (preliminare) riguardante il finanziamento illecito (rimborsi) di alcuni assistenti parlamentari, impiegati a Parigi e stipendiati con fondi europei, che ha interessato alcuni deputati del partito centrista alleato di Macron. Nel caso invece suddetto di Ferrand, la soluzione si è trovata affidandogli la guida del gruppo parlamentare di Lrem, un compito di rilievo visto il folto gruppo di deputati macroniani che siedono tra i banchi dell’Assemblea. Confermato il premier Edouard Philippe, che ha dapprima presentato – come consuetudine – le dimissioni al presidente Emmanuel Macron dopo le elezioni legislative per poi ottenere l’immediato reincarico per la formazione del nuovo governo, che sarà annunciato mercoledì 21.

Tra poche ore tutto sarà tutto pronto per l’apertura dei grandi cantieri delle riformelavoro, sicurezza, ammodernamento dell’amministrazione, scuola – mentre non si annunciano lavori in corso in tutto l’arco politico pesantemente ridimensionato. I seggi ottenuti al ballottaggio di ieri sono ben lontani dalle ipotesi del “cappotto” avanzate in settimana (450 su 577 secondo la maggior parte dei sondaggi): 350 deputati per la coalizione di governo, 308 per Lrem, relativamente rassicurante se si considera la soglia della maggioranza assoluta (289).

Fra i 200 seggi di opposizione, 130 sono dei Re’publicains che hanno salvato il salvabile: destra mai così in basso ma nel naufragio generale restano a galla. La direzione si riunirà in settimana, Francois Baroin ha condotto in porto il suo compito ma adesso bisognerà capire se il leader sarà lui e come si supererà la spaccatura fra i “Macroncompatibili” e gli oppositori. Il Partito socialista evita l’onta di non avere neppure un gruppo parlamentare, se la cava con 30 deputati e dovrà aprire una riflessione profonda (già fatta dal segretario Jean-Christophe Cambadelis che non ha atteso neppure le prime proiezioni per dimettersi) per tentare di non scomparire o farsi soppiantare dalla sinistra radicale della France Insoumise di Jean-Luc Melenchon, che fa il suo ingresso in Parlamento con 17 deputati. Il Front National, invece, rimane solo con 8 seggi, uno dei quali – per la prima volta dopo aver fallito due volte – occupato da Marine Le Pen. Per arrivare a 15 e formare un gruppo parlamentare ha avviato contatti con i “senza etichetta” e gli indipendenti.

Un esercito di novizi, per lo più. Per tre quarti i deputati sono alla prima esperienza. Uno scenario impensabile fino a poco tempo fa che spalanca le porte dell’Assemble’e Nationale a un esercito di giovani, oltre che a un numero record di 223 deputate donne. Non ce l’ha fatta, invece, la figliastra di Macron, figlia della premie’re dame Brigitte, sconfitta al ballottaggio nel Pas-de-Calais. Typhanie Auzie’re era candidata per la Re’publique en Marche come deputata supplente al fianco del titolare, Thibault Guilly, che ha raccolto solamente il 47,81% delle preferenze, perdendo contro il repubblicano Daniel Fasquelle, al 52,19%.

Nella galassia macronista i profili sono tra i più svariati. Si va dalla produttrice cinematografica all’ex campionessa di pallamano, dall’ingegnere aeronautico alla proprietaria di una boutique di lingerie, fino all’insegnante in un liceo francese di Palma De Maiorca (Spagna). Tra i volti nuovi anche il quarantunenne Christophe Arend che ha sconfitto il numero due del Front National (e teorico della linea anti-euro), Florian Philippot, in Mosella. Molti provengono dalla società civile, ma anche dal mondo delle aziende e delle start-up – pallino del presidente – come l’imprenditore autodidatta Patrice Perrot. Ma ci sono anche studiosi e intellettuali come l’accademico appassionato di storia medievale, Philippe Huppe’.

Nell’anno zero della Francia sono appena 140 i deputati riconfermati. Il più giovane dell’emiciclo è del Front National. Si chiama Ludovic Pajot, ha 23 anni, ed è stato eletto nel Pas-de-Calais. L’assemblea è ringiovanita di cinque anni, con un età media per deputato di 48 anni e 8 mesi. A spalleggiare i novizi saranno figure di maggior rilievo, come il matematico europeista Cedric Villani o l’ex capo dei reparti speciali della polizia (Raid), Jean-Michel Fauvergue. Per l’intera settimana i neo-deputati hanno appuntamento al Palais Bourbon per ritirare il kit (una sciarpa tricolore, il regolamento dell’Assemblea, una coccarda) e sbrigare formalità amministrative. Sabato e domenica si terrà, invece, il mega-seminario di formazione per i 350 della maggioranza. In quell’occasione, En Marche! illustrerà ai suoi il calendario delle riforme, a cominciare da quella del lavoro, anche il modo in cui si articoleranno i rapporti con il governo, il partito, il gruppo parlamentare.

 

Elodie Dubois

Foto © Assemble’e Nationale

Articolo precedenteParte il negoziato sulla Brexit tra Regno Unito e Ue
Articolo successivoSi vuole minare la stabilità europea, innescando una spirale di odio
Elodie Dubois
Francese, innamorata dell'ambiente e dell'Italia. Sempre attenta alle tematiche che riguardano la lotta all'effetto serra e la riduzione dell'inquinamento, contribuisce con la sua esperienza a Strasburgo e a Bruxelles alla realizzazione di una buona Euro...comunicazione!

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui