Papa Francesco e lo stop alla vendita delle sigarette

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Pur trattandosi per il Vaticano di una fonte di reddito, «è più importante fare la cosa giusta». Il fumo è la causa di oltre sette milioni di morti nel mondo, 700.000 in Europa ogni anno

La notizia risale a qualche giorno fa ed è stata raccontata in più versioni dalla stampa. Dal 2018 il Vaticano  sospenderà la vendita di tabacchi ai dipendenti, ai religiosi, al corpo diplomatico. Una decisone voluta, annunciata e meditata da tempo da Papa Francesco. La precisazione è venuta dal direttore della Sala Stampa Vaticana Greg Burke: «Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno il fumo è la causa di oltre sette milioni di morti nel mondo. Nonostante le sigarette vendute ai dipendenti e ai pensionati del Vaticano a un prezzo scontato siano fonte di reddito per la Santa Sede, nessun profitto può essere legittimo» – sottolinea Burke riportando la volontà del Pontefice – «se danneggia la salute delle persone». Sono spaventosi i dati provocati dal fumo.

In Europa il fumo uccide ogni anno oltre 700.000 persone, il che rende il consumo di tabacco il principale rischio evitabile per la salute. Secondo i dati dell’indagine Eurobarometro del 2012 sono fumatori il 28% dei cittadini europei e anche se il numero (dei fumatori) è in calo, queste persone mettono a repentaglio la loro vita e quella di quanti sono esposti al fumo passivo, così che ogni anno 20.000 europei non fumatori muoiono per effetto dell’esposizione al fumo passivo. In Italia sono attribuibili al fumo quasi 80.000 decessi l’anno.

Ritornando al divieto di vendita in Vaticano del tabacco, c’è da ricordare che nella Roma Pontificia l’uso del tabacco venne introdotto dal cardinale Prospero Publicola de Santa Croce alla metà del 1500, che in qualità di Nunzio Apostolico in Portogallo, alla corte di Sebastiano I, incontrò l’accademico di Francia Jean Nicot (1530-1600) – da cui il nome di nicotina – che magnificava il tabacco per le sue virtù medicali e ricopriva l’incarico di ambasciatore. Nicot aveva impiantato una coltivazione di tabacco nei giardini reali di Lisbona. Il Papa Alessandro VII (Chigi -1655-1667) introdusse la privativa del tabacco con il chirografo del 1655 e con quello successivo del 1665. Nello Stato della Chiesa il tabacco venne poi liberamente coltivato e commercializzato fino al 1797.

Nel 1831 a Roma venne potenziata la lavorazione del tabacco nel nuovo stabilimento per la produzione di sigari situato presso l’ospizio di San Michele a Ripa. Qui venivano prodotti «50 milioni di sigari all’anno e quasi 500.000 libbre di tabacco da naso compreso quello trinciato». Alla metà del 1800 si contavano a Roma più di cento tabaccai mentre i sigari, sciolti o in confezione erano venduti al dettaglio in innumerevoli pubblici esercizi commerciali. Durante ilRegnodi Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti 1846-1878) la vendita di tabacco consentì l’entrata nelle casse pontificie di quasi due milioni di scudi annui.  Fu proprio questo Papa che tra il 1859 e il 1863 fece costruire la Manifattura di Tabacchi di Piazza Mastai a Roma, nel rione Trastevere, che riuniva tutti gli impianti romani.

Nella sua visita inaugurale non fu molto contento dell’opera realizzata e in particolare delle ridotte dimensioni del portone di ingresso, tanto da fargli esclamare: «Adesso che sono entrato dalla finestra, fatemi vedere la porta!». Il conflitto con il Regno di Sardegna e la conseguente sconfitta militare di Castelfidardo il 18 settembre 1860, causarono la sottrazione allo Stato Pontificio dei territori delle Marche e dell’Umbria creando un pauroso crollo nella produzione di tabacchi e sali e determinò una diminuzione di quasi tre quarti delle entrate. Secondo quanto ha rivelato il giornalista Emiliano Fittipaldi nel suo libro-scandalo, Vatileaks, nel piccolo stato si vendono 10 milioni di sigarette ogni mese. Un bel business cui il Governatorato dovrà rinunciare perché il fumo fa male.

 

Giancarlo Cocco

Foto © Newsweek, Breitbart, Roma sparita

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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