La Federazione Russa, la Chiesa Ortodossa e l’Islam

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Putin di fronte alla sfida del fondamentalismo religioso. La mancata pacificazione della Siria aumenta il malcontento dei musulmani e il rischio terroristico.

Nel vuoto spiazzante seguito al crollo dell’Unione Sovietica, nella crisi di una società improvvisamente privata dei propri valori, la Chiesa Ortodossa ha assunto un ruolo chiave  ridefinendo i caratteri dell’identità russa. In particolare l’avvento del Metropolita Kirill nella veste di Patriarca, avvenuto nel 2009, ha rafforzato i legami fra la Chiesa e lo Stato. Obiettivi comuni, ad esempio la difesa della famiglia intesa nel senso tradizionale del termine, e più in generale l’adesione a valori etici percepiti come irrinunciabili, tracciano le coordinate di una politica di stampo sostanzialmente conservatore.

In questo scenario si colloca la presenza massiccia di cittadini di religione musulmana. In assenza di statistiche ufficiali, arduo è stabilire il loro numero esatto. Certamente siamo di fronte a una cifra molto elevata, superiore al 10% della popolazione, destinata a crescere nel futuro a causa dei flussi migratori dai Paesi limitrofi ex sovietici. In verità tali flussi appaiono in diminuzione, sia a causa della crisi economica, sia per le restrizioni imposte dal governo, preoccupato dalla minaccia terroristica.

Comunque stiano le cose, sembra che il senso di appartenenza e il conseguente rispetto dei precetti religiosi più stretti sia in aumento fra i musulmani. La comunità islamica russa, come nel resto del mondo, non è immune da sirene estremiste con le quali occorre fare i conti. Ad alimentare il malcontento vi è anche la politica del Cremlino nell’area siriana, percepita da molti musulmani in maniera negativa.

La legge della Sharia si sovrappone a volte alla giustizia ufficiale, creando un pericoloso corto circuito. Si pensi al Daghestan, dove il fondamentalismo islamico è particolarmente attivo, e all’attentato avvenuto solo qualche giorno fa e rivendicato dall’Isis, quando un terrorista ha aperto il fuoco in una chiesa uccidendo cinque donne. Non sarà certo facile per Putin controllare questa repubblica russa del Caucaso a maggioranza musulmana.

Nota è poi la situazione in Cecenia, e gli orrori di una conflitto solo apparentemente sopito. Vladimir Putin ha dato carta bianca a Ramzan Kadyrov in cambio di fedeltà assoluta al potere centrale, ma i problemi nell’area sono lungi dall’essere risolti. La violazione dei diritti umani è stata più volte denunciata, così come la presenza di campi nei quali uomini, sospettati di terrorismo o semplicemente accusati di essere gay, sarebbero detenuti illegalmente, secondo quanto afferma il quotidiano indipendente Novaya gazeta.

Tornando al discorso sul terrorismo, nel nord del Caucaso gli atti di violenza da parte di estremisti salafiti non sono rari. Il pericolo è che la propaganda dell’Isis faccia sempre più proseliti fra i giovani, delusi dalla politica russa e fomentati dal grande mattatoio siriano. Il problema del reclutamento di combattenti è difficilmente arginabile, in quanto sfrutta le più moderne tecnologie e percorre il web come una febbre. Un sistema articolato di gruppi estremisti si sta radicando nel territorio russo (come del resto in altre parti del mondo). Un problema assolutamente da non sottovalutare.

Il governo russo ha scelto la linea della fermezza e della forza, ma non molto viene fatto perchè i cittadini di fede islamica vengano inseriti più attivamente nella società. La Chiesa Ortodossa rivendica chiaramente un ruolo primario, provocando il disappunto delle altre confessioni, come appunto quella islamica. In un contesto di frustrazione e scontento il terrorismo può trovare terreno fertile. Il problema dei foreign fighters infine non va sottovalutato, in Russia quanto in Europa.

La sfida per Putin e il suo governo è allora quella di trovare nuovi strumenti, nuove politiche per ridurre al minimo i rischi di radicalizzazione, costruendo un futuro praticabile per tutti i cittadini dell’immenso territorio russo.

Riccardo Cenci

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In evidenza © European Union , 2011   /  Source: EC – Audiovisual Service   /   Photo: Etienne Ansotte

All’interno del pezzo, Sergei Lavrov, Ministro degli Esteri russo © European Union , 2010   /  Source: EC – Audiovisual Service   /   Photo: Pavel Golovkin

 

 

 

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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