Presi in esame i centri storici di 120 comuni di medie dimensioni, non solo capoluoghi di provincia. Aumentano, però, del 26,2% le imprese straniere registrate
Presentata a Roma, presso la sede di Confcommercio, un interessante rapporto sulla “Demografia d’impresa nei centri storici italiani”. Mariano Bella, direttore dell’Ufficio studi ha messo in evidenza come nel periodo che va dal 2008 al 2017, prendendo in esame i centri storici di 110 comuni di medie dimensioni capoluoghi di provincia e 10 comuni non capoluogo, il commercio ha subito pesanti riduzioni per chiusura di attività. Sono ben 63 mila in meno i negozi in sede fissa. La contrazione è avvenuta in settori tradizionali come mobili e ferramenta, libri e giocattoli, vestiario e calzature, carburanti. Resistono i tabaccai, le farmacie, i piccoli alimentari e ora si affacciano anche attività di computer e telefonia.
Di contro vi è stato, invece, un aumento di imprese straniere che hanno aperto i battenti, in particolare si tratta di ambulanti. Le imprese straniere registrate nel 2012 erano 477.519 nel 2017 sono arrivate a 587.499 quasi 110.000 in più concentrate specialmente al Sud, con il fenomeno incredibile registrato a Palermo di più 259%. Al Nord d’Italia vi è stata una sostituzione ordinata rispetto alla sede fissa. Gli occupati italiani in questa economia erano nel 2012 20.456.175 nel 2017 sono diventati 20.569.693, mentre gli occupati stranieri che erano nel 2012 2.109.796, sono aumentati nel 2017 a 2.431.053.
Il declino commerciale nei centri storici si individua in alcune città che si affacciano sul mare come Genova, Venezia, Trieste, Ancona, Salerno, Reggio Calabria, Messina Marsala, Caltanissetta, mentre una certa vitalità commerciale è ora individuata nel Sud a Siracusa, Matera, Avellino, Benevento, al Centro a Latina, Forlì, Rimini, Pesaro, e particolarmente in Toscana con Pisa, Prato, Firenze, Siena e Grosseto, al Nord Cuneo, Como, Monza, Bergamo e Trento. In tutti questi centri si riscontra una crescita impetuosa della ristorazione e dell’alloggio ed è fiorente il commercio fisso ed al dettaglio.
C’è un dato importante, al crescere della popolazione comunale cresce il numero dei negozi, al crescere dell’età media esso si riduce. In particolare nei centri storici dove la densità dei negozi è maggiore, lì la crescita è minore o la riduzione è maggiore. È fuori dubbio che la scelta di localizzare un esercizio in un centro storico è massimamente influenzata dal rapporto tra i canoni di locazione commerciale per cui al crescere del 10% di questo rapporto, il numero di negozi in un centro storico si riduce di quasi 3,5 punti percentuali. Sono 500 su quasi 7000 i negozi scomparsi nei 120 scentri storici analizzati che hanno chiuso i battenti per il peggioramento dei canoni di locazione.
Esaminando analiticamente l’aumento degli ambulanti in alcuni centri storici di città e facendo una correlazione tra il 2008 e il 2017, il rapporto elaborato dall’Ufficio Studi di Confcommercio e commentato dal direttore Mariano Bella ci dice che a Palermo gli ambulanti che nel 2008 erano 218 sono aumentati a 761 nel 2017, a Catania da 212 del 2008 sono passati a 256 lo scorso anno, a Foggia da 130 del 2008 sono risultati 272 nel 2017. Il commercio al dettaglio in sede fissa, nei centri storici del Sud d’Italia tra il 2008 e il 2017 ha avuto una variazione negativa dell’13,8%, mentre il commercio ambulante nello stesso periodo ha registrato una variazione di più 25,9% e addirittura alberghi, ristoranti, bar, più 26,4%. Al Centro Nord i dati sono più contenuti, rispettivamente meno 10,7% per il commercio al dettaglio in sede fissa, più 13,6% per alberghi, ristoranti e bar mentre per il commercio ambulante c’è un meno 3,3% in controtendenza rispetto al Sud della penisola.
Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, al termine della presentazione del report ha dichiarato:- «Dopo una crisi lunga e profonda il processo di desertificazione sta rallentando, ma difficilmente si tornerà alla vivibilità di una volta, perciò» – ha proseguito – «le città devono essere rilanciate attraverso il commercio prevedendo meno tasse e più incentivi per gli imprenditori che hanno una attività o vogliono aprirne una».
Giancarlo Cocco
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