Migranti, Farnesina (ri)chiama l’Ue su Diciotti

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Salvini: o l’Europa decide di aiutare oppure i migranti tornano in Libia. Eurodeputato ungherese prevede altri successi elettorali cavalcando l’onda anti-clandestini

Torna al centro della polemica politica la nave Diciotti fra Italia, Malta e Unione europea. L’imbarcazione della Guardia Costiera è da ormai quattro giorni nelle acque al largo di Lampedusa in attesa di un porto dove sbarcare i 177 migranti che ha a bordo. Al momento però nessuno vuole nel proprio porto che avvenga lo sbarco. Secondo il ministro dei trasporti, Danilo Toninelli, mentre Diciotti «dimostra che l’Italia non si tira mai indietro quando si tratta di salvare vite umane» il comportamento di Malta è «ancora una volta inqualificabile e meritevole di sanzioni».

Allo stesso tempo l’esponente del MoVimento 5 Stelle chiama in causa l’Unione europea che deve «farsi avanti» altrimenti «non ha motivo di esistere». A spalleggiarlo nel ruolo di “uomo forte” sul tema migranti arriva il ministro dell’Interno, Matteo Salvini che mette in luce come gli «80mila sbarchi in meno dall’inizio dell’anno e 32mila in meno in quasi due mesi e mezzo da ministro». Risultati che soddisfano ma non accontentano il numero uno del Viminale che lancia una provocazione. «O l’Europa decide seriamente di aiutare l’Italia in concreto, a partire ad esempio dai 180 immigrati a bordo della nave Diciotti, oppure saremo costretti a fare quello che stroncherà definitivamente il business degli scafisti. E cioè riaccompagnare in un porto libico le persone recuperate in mare».

La risposta di Malta ai due esponenti del governo italiano è altrettanto netta. «Se l’Italia vuole ancora trattare questo caso come un #salvataggio, Lampedusa rimane il luogo più vicino di sicurezza secondo le convenzioni applicabili», dice il ministro dell’Interno maltese Michael Farrugia. La posizione del governo è approvata, invece, da Giorgia Meloni. Secondo la leader di Fratelli d’Italia l’unica soluzione resta «il blocco navale al largo delle coste libiche per impedire ai barconi di partite. Il resto sono chiacchiere».

Critiche feroci invece dalle opposizioni. Pippo Civati di Possibile parla di «ricatto criminale» da parte di Salvini mentre dal Pd fanno notare come «riportare i migranti della Diciotti in Libia sarebbe un vero respingimento». Nicola Fratoianni di Leu, infine, chiama in causa il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, invitandolo a farsi promotore «di un’iniziativa nei confronti dell’esecutivo che esiga il rispetto della Costituzione e dei Trattati internazionali che l’Italia ha sottoscritto».

Del resto fu proprio il Colle a metà luglio a sbloccare un’altra situazione di stallo con una telefonata al premier Giuseppe Conte al termine della quale la Diciotti fu autorizzata a sbarcare a Trapani. In serata, intanto, si fa sentire la Farnesina che investe «formalmente e ufficialmente della questione la Commissione europea, affinché provveda a individuare una soluzione in linea con i principi di condivisione tra gli Stati membri dell’Unione europea, concordati al Consiglio europeo di giugno 2018, con riferimento ai flussi migratori». Questo perché «il governo italiano» – spiega il ministero degli Esteri – «ritiene indispensabile che la Commissione assuma direttamente l’iniziativa», volta a «individuare i Paesi Ue disponibili ad accogliere le persone salvate in mare”.

Secondo il ministro Enzo Moavero Milanesi, «un’azione decisa da parte delle istituzioni europee, che l’Italia naturalmente sostiene appieno, può consentire di superare in modo ordinato e sistemico le difficoltà e rendere strutturale l’approccio di condivisione degli oneri, peraltro già applicato più volte, negli ultimi due mesi, sulla base di intese ad hoc fra gli stessi Stati». L’obiettivo, quindi, è quello di spingere l’Europa a farsi carico della situazione, smettendo di non trattare il fenomeno migratorio come un problema di politica interna.

I partiti che avranno successo alle prossime elezioni per il Parlamento europeo, che si terranno la prossima primavera, saranno quelli che sapranno rappresentare meglio il pensiero dell’opinione pubblica sul tema dei flussi migratori. Lo ha dichiarato l’eurodeputato ungherese Jozsef Szajer in un’intervista al quotidiano Magyar Hirlap. “Riteniamo che i partiti avranno successo solo se prenderanno più seriamente la protezione delle frontiere e pertanto continueremo il dibattito in merito”, ha aggiunto l’eurodeputato, secondo cui il Fidesz – il partito di governo ungherese – non prevede di lasciare il Partito popolare europeo (Ppe). Allo stesso temo, Szajer ritiene improbabile che il Ppe voglia espellere il Fidesz, nonostante alcune incomprensioni in merito all’Università dell’Europa centrale, l’ateneo legato al miliardario George Soros.

 

Pierfrancesco Mailli

Foto © Express UK, The Guardian

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