Inaugurato a Roma il Centro per clima e sviluppo dell’Africa

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Iniziativa dell’Italia, supportata dalla FAO e dallo UNDP, darà particolare attenzione all’Accordo di Parigi e dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, per il continente nero

È stato inaugurato ieri mattina a Roma il Centro per il clima e lo sviluppo sostenibile dell’Africa (Acsd): un organismo formato da Ministero dell’Ambiente italiano, Fao (Food and Agriculture Organization, l’agenzia dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura) e Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp, United Nations Development Programme, Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, istituzione che ha sede a New York), per favorire la lotta al cambiamento climatico nei Paesi africani. Il Centro nasce da un’idea lanciata nel 2017 dal governo italiano al G7 dei ministri dell’Ambiente a Bologna.

La sede è a Roma, a fianco delle Terme di Caracalla, vicino al Ministero e alla Fao. Scopo dell’Acsd è facilitare lo scambio di informazioni tra i Paesi del G7 e fra questi e i Paesi africani sulle iniziative nel continente, per aumentare efficacia, sinergie e complementarità dell’azione per il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi e dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

All’inaugurazione di ieri hanno partecipato il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, il direttore della Fao, Graziano da Silva, l’amministratore dell’Undp, Achim Steiner, l’inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per il Sahel, Ibrahim Thiaw, il prefetto per lo sviluppo umano della Santa Sede, cardinal Peter Turkson, rappresentanti di numerosi Paesi africani. Il ministero dell’Ambiente è impegnato a dare un seguito concreto all’Accordo di Parigi, in particolare per quanto riguarda il sostegno ai Paesi in via di sviluppo al quale è previsto un finanziamento globale di 100 miliardi di dollari l’anno al 2020.

L’obiettivo principale delle politiche di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico è salvaguardare la salute umana e sostenere lo sviluppo economico, catalizzando know how e risorse economiche grazie alla leva dei finanziamenti pubblici. «Conosciamo la fragilità dell’Africa e la sua biodiversità» – ha dichiarato il ministro Costa – «non si può non partire dall’Africa nella lotta al cambiamento climatico e nella giusta transizione a una nuova economia».

                         Sergio Costa

«Il continente africano» – continua il responsabile del dicastero dell’Ambiente italiano – «è responsabile del 4% delle emissioni in atmosfera a livello mondiale, ma la sua popolazione ne soffre per ben oltre il 50%. È uno dei motivi per cui questo centro nasce. Noi mettiamo a disposizione la nostra expertise nella cooperazione, maturata in anni. Fra le prime iniziative dobbiamo guardare alla fascia più fragile, quella del Sahel. Abbiamo scelto per l’inaugurazione del Centro il 28 gennaio perché è la data in cui fu scritta We Are the World. E oggi siamo tutti We Are the World».

Per Achim Steiner «quello che succede in Africa è l’anticipo di quello che succederà nel mondo nei prossimi anni. L’Africa è all’avanguardia nel cambiamento climatico e nello sviluppo». Per Graziano da Silva «non sarà possibile modernizzare l’agricoltura africana se stimoliamo le giovani generazioni a migrare. Per fermare le migrazioni dobbiamo perseguire lo sviluppo, senza dimenticare la lotta al cambiamento climatico. Dove c’è sviluppo, ci sono venti volte probabilità in meno di migrare».

Il premier Conte ha concluso l’inaugurazione commentando: «L’Africa è un continente con uno straordinario potenziale, soprattutto umano, che va colto e nutrito. Molti Paesi africani hanno fatto progressi nei processi di riforma e nei programmi di sviluppo: il loro esempio è fondamentale affinchè altri Paesi seguano presto». Oggi – osserva il premier italiano – «rafforziamo un percorso di collaborazione e partenariato con il continente africano, che rappresenta un pilastro della nostra politica estera e che questo governo considera prioritario. Dobbiamo investire sullo sviluppo socio economico dell’Africa, che è anche la via per combattere le cause profonde delle migrazioni irregolari».

 

Fiasha Van Dijk

Foto © FAO

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Fiasha Van Dijk
Fondamentalmente apolide, proveniente solo "per caso" dai Paesi Bassi, figlia di immigrati di due continenti diversi da quello in cui vivo, spero di portare i resoconti dei pregi delle politiche dell'integrazione, della salute e della medicina dal resto d'Europa...

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