Lettonia, Corte Ue annulla la sospensione di Rimsevics

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Il governatore della Banca centrale è stato rimosso illecitamente dall’incarico per mancanza di prove, in grave violazione dello statuto del Sebc e della Bce

È di pochi giorni fa la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea che annulla la decisione di sospendere dal suo incarico il governatore della Banca centrale di Lettonia Ilmārs Rimšēvičs. L’economista classe 1965 fu nominato nel 1992 vice governatore della Bank of Latvia e dal 2001 è governatore centrale. Per questo fa anche parte del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, organo della Bce preposto alla vigilanza bancaria, alla redazione di bozze di decisione di proposte giuridicamente vincolanti per le banche che appartengono al sistema di vigilanza unico SSM (acronimo di Single Supervisory Mechanism) del Consiglio di vigilanza, di rispondere alle esigenze di politica dell’Eurosistema, l’autorità monetaria dell’eurozona.

Il suo nome è stato al centro di uno scandalo giudiziario nel febbraio 2018 a seguito di un arresto (successivamente rilasciato su cauzione) da parte del KNAB, ufficio lettone con poteri di polizia, specializzato in anticorruzione controllato dal Gabinetto dei ministri e sotto la diretta supervisione del premier. Le manette sono scattate in quanto sospettato di favoreggiamento di una banca lettone mediante tangenti, con una conseguente sospensione dalle proprie funzioni. All’epoca dei fatti, la Bce (la quale ha sempre mantenuto il silenzio stampa in merito alla vicenda) era nell’occhio del ciclone per via delle vicine elezioni del nuovo vicepresidente e questo scandalo ha destato non poche preoccupazioni negli investitori e negli esperti preoccupati che tale avvenimento potesse avere ripercussioni sulle finanze lettoni. Anche l’agenzia specializzata in servizi finanziari Bloomberg si è espressa suggerendo a Rimšēvičs di dimettersi per non peggiorare la situazione.

                      Māris Kučinskis

Per questo il compito di dare la notizia è stato affidato al primo ministro Māris Kučinskis che, con un comunicato stampa, ha cercato di mitigare gli animi affermando che il suo governo si impegnerà nel l’assolvere gli obblighi affidati dall’istituzione. La Banca centrale europea è un’istituzione indipendente come cita lo statuto dell’Eurosistema ed è quindi in grado di continuare nel suo operato senza uno dei governatori (il suo ruolo viene preso automaticamente dal suo vicegovernatore). Ma cosa è successo nel febbraio 2018 e perché la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha emesso tale sentenza?

Innanzitutto Ilmārs Rimšēvičs è stato colui che nel 2014 ha guidato nell’Ue la Lettonia nonostante le numerose difficoltà e la poca fiducia che gli altri Paesi membri nutrivano nei confronti del piccolo Stato nord orientale a causa del sistema finanziario segnato da un profondo problema di corruzione. Ironia della sorte, di ritorno dalla Spagna, è stato fermato dalle autorità e tratto in arresto dopo diverse ore di interrogatorio e dopo le perquisizioni del suo ufficio e della sua abitazione. L’accusa era di aver intascato tangenti per circa 250mila euro più un biglietto aereo per la Russia (a quanto si dice) offerto da una banca locale.

Dopo circa 48 ore Rimšēvičs è stato rilasciato su cauzione col divieto di abbandonare il Paese. È stato sospeso dai suoi incarichi nonostante però non ci sia mai stata una formalizzazione della sospensione. Il suo avvocato difensore Saulvedis Varpins ha a gran voce sostenuto l’illiceità dell’arresto. È stato un momento piuttosto turbolento per la Lettonia poiché qualche giorno prima vi era stato un altro scandalo della ABLV, una delle più grandi banche private baltiche che si occupa di investimenti finanziari, pianificazioni e private banking, accusata dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti di riciclaggio e di aver trattenuto dei rapporti con personaggi riconducibili alla Corea del Nord e al suo programma missilistico.

Altri personaggi che occupano un posto al tavolo dell’Eurotower (Bce) hanno avuto problemi simili come il governatore della Banca di Grecia ed ex ministro delle Finanze del Paese Yannis Stournaras, accusato di corruzione, o altre inchieste giudiziarie negli anni scorsi avevano coinvolto anche i governatori di Cipro e Slovenia. Non si è salvata neppure l’Italia dalle accuse, come nel 2016, quando il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco aveva visto l’archiviazione dell’indagine per il commissariamento della Banca Popolare di Spoleto.

La questione che vede coinvolto Rimšēvičs rappresenta la prima causa di questo tipo a essere trattata dai giudici di Lussemburgo, in base allo Statuto del sistema delle banche centrali dell’Eurozona del 2016: i governatori nazionali sono infatti membri del Board della Bce, che è un’istituzione comunitaria. Da qui la competenza della Corte Ue. Tale competenza si basa sul fatto che i governatori delle banche centrali degli Stati membri la cui moneta è l’euro, seppur nominati e sollevati dal loro incarico dagli stessi, sono parimenti membri di un organo di un’istituzione dell’Unione europea, vale a dire che il Consiglio direttivo della Bce come stabilito dall’articolo 14.2 dello statuto del Sistema europeo di Banche centrali (Sebc). Proprio sulla base di quest’articolo, sono stati numerosi i ricorsi della Bce e del governatore Rimšēvičs.

Per tali ragioni, nel dicembre del 2018 è stata emessa una prima sentenza dell’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione europea, Juliane Kokott, nella quale dichiarava che vietare a Rimšēvičs di svolgere le proprie funzioni di governatore della Banca di Lettonia, benché in via provvisoria, senza che la Corte avesse delle prove certe della sua colpevolezza, costituisce una grave violazione dello statuto del Sebc e della Bce poiché può essere sospeso esclusivamente nel caso in cui sia colpevole di gravi mancanze o non sia più in grado di rispondere alle esigenze del proprio ruolo. La Kokott ha inoltre continuato spiegando che tale compito spetta esclusivamente alla Corte di Giustizia la quale in prima istanza deve accertarsi che i fatti siano idonei per dimostrare che quanto commesso non sia in linea con le condizioni del suddetto articolo.

                      Ilmārs Rimšēvičs

Nel caso di specie, le prove sono meramente delle supposizioni ma mancano le prove concrete che possano valere da accusa. Questo comportamento rende il Paese colpevole di non aver rispettato i suoi obblighi. Andando avanti fino a qualche giorno fa, precisamente al 26 febbraio di quest’anno, la nuova sentenza ha annullato ufficialmente la sospensione del governatore Rimšēvičs. Con tale sentenza, la Corte dichiara anzitutto che un divieto, anche provvisorio, come nel caso di specie, imposto a un governatore di una banca centrale nazionale di esercitare le sue funzioni costituisce un sollevamento dall’incarico ai sensi dell’articolo 14.2, secondo comma, dello statuto del Sebc e della Bce e che spetta, dunque, alla Corte esaminarne la legittimità. Inoltre, la sentenza enuncia che il ricorso previsto all’articolo 14.2, secondo comma, dello statuto del Sebc e della Bce è volto ad ottenere l’annullamento, da parte della Corte, di un atto di diritto nazionale adottato al fine di sollevare dall’incarico un governatore di una banca centrale nazionale. Tale ricorso deroga, in tal modo, alla ripartizione generale delle competenze tra il giudice nazionale e il giudice dell’Unione come prevista dai Trattati e, segnatamente, dall’articolo 263 TFUE (Trattato sul funzionamento dell’Unione europea). Infine, la Corte esamina la fondatezza dei ricorsi.

I ricorsi fatto dal Rimšēvičs sono stati accolti, mentre la Lettonia non è stata in grado di fornire alcuna prova di colpevolezza, né durante la fase scritta del procedimento. La Corte ha quindi annullato la decisione di sospendere il governatore della Banca Lettone Rimšēvičs in quanto la Lettonia non è mai stata in grado di produrre delle prove concrete atte a dimostrare la colpevolezza dello stesso, in violazione dello Statuto.

 

Gianfranco Cannarozzo

Foto © Valmieras Zinas, nozare.info

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Gianfranco Cannarozzo
Lettore appassionato si avvicina al mondo del giornalismo mentre lavora presso uno studio legale che si occupa di ADR (Alternative dispute resolution). Nei suoi pezzi ama parlare di varie tematiche spaziando dall'attualità alla storia, alla politica.

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