Ai tempi del Covid-19 un antidoto contro la paura e lo sgomento: l’arte

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L’«Universo Pantano», colore, luce e fede. Forte e tenace come i tratti marcati delle sue opere

All’epoca della pandemia globale che attanaglia e tormenta l’umanità, rinvigorisce e riemerge la ricerca del senso, della luce in fondo al tunnel, della via d’uscita e della fine di un incubo, così come in un’era di costrizione, limitazione, privazione, coercizione della socialità e della naturale propensione all’interazione, l’arte diviene strumento privilegiato di questa ricerca, sprigionando tutto il suo potere palliativo, terapeutico, gnoseologico ed esistenziale nella sua attitudine a toccare in profondità le corde dell’anima e penetrare nell’abisso dell’inconscio. Se c’è una dimensione nella quale rifuggire, disperdersi e poi ritrovarsi, quella è la dimensione dell’Arte, della luce, del colore, della luccicanza. E quella dimensione ha un nome: «Universo Pantano». Esplosione di colori e tumulto dell’anima: questa la prima e più immediata, chimica ed epidermica reazione sensoriale che riaffiora in superficie, suscitando brivido e passione, nell’osservare la moltitudine iperdinamica, polisemantica e policromatica di opere e produzioni artistiche di Carla Pantano. Donna forte e tenace, attivissimo punto di riferimento della vita culturale romana ma con un’impronta molto forte anche in Sri Lanka, la meravigliosa isola asiatica da cui, tra l’altro, trae il suo nome la felicissima parola «serendipità».

Forte e tenace come i tratti marcati delle sue opere, esse stesse spesso diramazione terminale di una repentina e impetuosa, quanto veemente e a tratti truculenta e animosa rappresentazione dell’Es, in un vortice di passione a tratti intriso di misticismo che però conserva sempre integro e immutevole un valore: la propensione al bene, al meglio, la rassicurante esortazione alla perpetua fiducia nell’universo e in Dio, in ciò che è noto e ciò che è ignoto. Non è semplice rappresentare in modo lineare o con elementari espressioni la produzione artistica di Carla Pantano. Un’artista autentica, vera interprete del nostro tempo, in tutte le contraddizioni della Storia e del divenire, in tutte le pulsioni eguali e contrarie che si tengono insieme in un equilibrio durevole per rimanere impresse nel tempo e immortalate nella fugacità di un inafferrabile momento. E chi è l’artista, se non colui che sa, può, deve afferrarlo, quel momento? E lo fa con autorevolezza, competenza, quasi che ad esso sia consentito fermarlo, quel tempo, e imprimere quell’istante su un supporto di volta in volta mutevole, su un elemento privo di significato, cui esso conferisce immediatamente dignità: sia esso un pannello di plastica, un telo di cotone, una lastra di legno che immediatamente trasla dal piano della mera utilità quotidiana, o del rifiuto da smaltire, a quello del «significante», veicolo di significato e Senso. E Carla è un’artista.

Tutto questo è l’Universo Pantano: non semplice abilità, ma vero e proprio dono, non semplice manualità, ma pura creatività, non fisica ma metafisica, in una dimensione in cui l’arte è medium e l’artista è prediletto dal Cosmo per farsi portavoce dell’ignoto. Ammirare un’opera di Carla Pantano è, prima di tutto, opportunità. Poi fortuna. Poi diviene responsabilità, perchè l’emozione generata dalla contemplazione del vortice di colori e luci presuppone incanto e consapevolezza, e da questa consapevolezza, maggior slancio fidesitico e propensione all’elevazione, in una esperienza quasi dantesca che spinge l’essere umano a nutrire l’intelletto di arte e bellezza per migliorarsi e avvicinarsi a Dio in una tensione costante verso l’alto. La cromoterapia di Carla è quel contrasto armonico tra tinte e gradazioni, tra nuances e sfumature combinate tra loro in un gioco danzante in cui lo scintillio delle tinte brillanti su uno sfondo corposo attiva i sensori della memoria o del recondito, sino a sentire la freschezza del vento tra i capelli, l’aria sul volto, la purezza dell’ossigeno, e l’odore dell’erba o il rumore delle onde in eterno movimento, in un miracoloso e quasi alchemico circuito virtuoso che coinvolge anima e sensi in modo quasi ipnotico e comunque estatico.
Una produzione allo stesso tempo propensa al bello e all’eleganza, alla valorizzazione di tessuti che poi divengono straordinarie creazioni stilistiche, che l’artista sapientemente e amorevolmente concepisce, disegna e confeziona realizzando elegantissimi, luminescenti, luccicanti e colorati abiti da donna.
Un talento a tutto tondo, una proiezione positiva e benevola ma allo stesso tempo maieutica e irruenta di una personalità consapevole e saggia quanto creativa e dinamica, capace di illuminare, coinvolgere, travolgere senza stravolgere ciò che orbita intorno a lei, stella di un universo di luci e colori: l’Universo Pantano.

 

Francesca Agostino

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Francesca Agostino
Esperto tecnico-legislativo, con pregressa e pluriennale esperienza maturata in ambito parlamentare a supporto dell’attività legislativa di commissioni e gruppi parlamentari di Camera e Senato. Esperienze pregresse in ambito legale maturate presso l’ufficio giuridico dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e la Direzione Affari legali di ENI SpA. Doppia laurea (Scienze Politiche e Giurisprudenza), collabora con enti territoriali a processi di innovazione turistica del Sud Italia. Critico d'arte e letterario, ha ideato e diretto per 6 anni il festival letterario "San Giorgio. Una rosa, un libro". Fondatrice di "Network Mediterraneo", comitato promotore della candidatura del Tramonto sullo Stromboli come patrimonio dell'Umanità, che ha raccolto l'adesione di 18 comuni calabresi e del Consiglio Regionale della Calabria.

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