L’Australia costringerà Facebook e Google a pagare i media

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Supporto del governo per imporre un equo compenso per il contenuto giornalistico sottratto alle aziende editoriali. Accordo differente rispetto a Francia e Spagna

Google e Facebook saranno costrette a pagare i contenuti delle notizie in Australia. Il governo locale ha registrato un crollo delle entrate pubblicitarie dovute alla pandemia di coronavirus per i media nazionali classici. La Commissione australiana per la concorrenza e i consumatori a fine luglio rilascerà un progetto di regole per poter far pagare alle piattaforme online un equo compenso per il contenuto giornalistico sottratto ai media. Lo afferma il tesoriere Josh Frydenberg.

Frydenberg spera con queste regole di riuscire a far pagare Google e Facebook, a differenza di altri Paesi che non sono riusciti come Francia e Spagna. Il tesoriere ha dichiarato ai giornalisti presenti che «non ci inchineremo alle loro minacce (…) comprendiamo la sfida che affronteremo. C’è una grande montagna da scalare. Queste sono grandi aziende, ma c’è anche molto in gioco, quindi siamo pronti per questa lotta».

                       Paul Fletcher

Google, Facebook da una parte e L’ACCC (Australian Competition and Consumer Commission, Commissione competizione e consumatori australiana) avevano tentato di negoziare un codice volontario con il quale le piattaforme avrebbero accettato di pagare i media tradizionali per il loro contenuto ma non si è giunti a un accordo. Will Easton, Managing Director di Facebook per l’Australia e la Nuova Zelanda, ha dichiarato: «siamo delusi dall’annuncio del governo, soprattutto perché abbiamo lavorato duramente per rispettare la scadenza concordata».

Con una nota Google ha dichiarato che continuerà nel processo di sviluppo di un codice di condotta per raggiungere un accordo. Ha già collaborato con 25 editori australiani. Il ministro delle comunicazioni Paul Fletcher ha affermato che l’Australia avrebbe adottato un approccio diverso nei confronti dell’Europa, basandosi sul diritto della concorrenza piuttosto che sul diritto d’autore.

                        Michael Miller

COVID-19 ha avuto un impatto su ogni azienda e settore in tutta l‘Australia, per questo motivo il governo ha programmato un nuovo investimento globale di 100 milioni di dollari australiani nel settore, per supportare le organizzazioni della stampa. Rod Sims presidente di ACCC ha sottolineato come Google abbia chiuso la sua sezione di news australiana piuttosto che pagare per i contenuti come aveva fatto in Spagna. Michael Miller, presidente esecutivo Australasia di News Corp. Australia, il più grande editore di giornali della nazione, ha dichiarato: «stiamo cercando un pagamento equo e allo stesso tempo un pagamento sostanziale».

Il mercato pubblicitario online dell’Australia vale circa 5 miliardi di euro all’anno ed è cresciuto di oltre otto volte dal 2005. Per ogni 100 dollari spesi in pubblicità online in Australia, esclusi gli annunci, quasi un terzo va a Google e Facebook, ha mostrato un rapporto ACCC sulle piattaforme digitali pubblicato nel giugno dello scorso anno. Le aziende dei media hanno smesso di stampare dozzine di giornali in Australia a causa della chiusura della pandemia che ha impedito agli inserzionisti di interrompere le spese.

 

Mario Gallo

Foto © Mario Gallo, The Australian, Twitter

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Mario Gallo
Viaggiatore, interessato al Giappone e alle culture Orientali.

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