“Buona Salute”, il talk-webinar settimanale di Mondosanità

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Plasmaterapia, la nuova sperimentazione per cercare di contrastare il Covid-19

Lo scorso 20 maggio è partito il progetto talk-webinarBuona Salute“, organizzato da Mondosanità. Una serie di appuntamenti on line con esperti in campo medico che spiegano alcuni temi complessi sulla salute. Nel primo appuntamento si è parlato di depressione, soprannominata dagli specialisti “Blue Covid” e di mascherine, in particolare sul loro corretto utilizzo, che in questo momento di ripartenza è fondamentale.

Nel secondo appuntamento, trasmesso da Eurocomunicazione, i massimi esperti della sanità italiana, in collaborazione con Biomedia, hanno fatto il punto sulla plasmaterapia, sui test sierologici e sulle terapie più efficaci al futuro vaccino.

La fase emergenziale della pandemia causata dal virus Covid-19 sembra essere passata. Il direttore scientifico di Motoresanità Claudio Zanon ha spiegato: «Dal mese di maggio abbiamo notato nei pazienti visitati delle strane polmoniti, non batteriche, molto meno aggressive, con quadro clinico diverso rispetto ai mesi precedenti e soprattutto, 9 casi su 10 trattati, risultava con tampone negativo. L’osservazione clinica potrebbe essere che il virus in qualche maniera sia diventato meno aggressivo sull’uomo».  Ma il mondo medico e accademico è ancora concentrato sulla risoluzione dell’enigma Coronavirus. Gli sforzi sono concentrati su due fronti, la creazione di un vaccino e la ricerca di una cura. Se per il vaccino ci vorranno anni anche solo per arrivare ad una fase di sperimentazione per la cura ci potrebbe volere molto meno.

Sono diverse le strade percorse da infettivologi e virologi per ricercare una cura sin dai primi giorni dell’arrivo della pandemia in Italia. Tutte le strade, soprattutto quelle farmacologiche, non hanno portato ancora a una conclusione, perché anche se si è riusciti a curare i sintomi del virus non si è ancora in grado di guarire il virus stesso. La soluzione sembra essere stata trovata nel plasma iperimmune, cioè il plasma di pazienti che erano positivi al Covid e che invece adesso sono guariti ma che mantengono nel proprio sangue gli anticorpi necessari per sconfiggerlo. Questa possibile cura però è ancora in fase sperimentale ma visti gli ottimi risultati mostrati sin dalle prime fasi della sperimentazione in molte regioni viene somministrato anche su pazienti su cui le normali cure non offrono alcun beneficio.

Francesco Menichetti, direttore Malattie Infettive Aou Pisa ha spiegato: «Non esiste al momento una terapia specifica ma nemmeno una terapia che abbia dimostrato di essere sicura ed efficace sulla maggior parte dei pazienti. Fra queste la plasmaterapia non va considerata come la panacea di tutti i mali, bensì come un’ipotesi importante, già considerata in altre infezioni nel passato, che potrebbe essere sicuramente utile per i pazienti. Molte sono le persone guarite pronte a donare il loro plasma. In queste c’è una quantità maggiore di anticorpi nelle prime 4 settimane post guarigione e in particolare nelle persone che hanno avuto una forma molto grave, ma ripeto mancano ancora evidenze solide. A questo scopo è partito lo “studio Tzunami” promosso da ISS e AIFA per chiarire dubbi e accertare efficacia e tollerabilità di questa metodica».

La terapia con plasma da convalescenti ne prevede il prelievo da persone guarite dal Covid-19 e la sua successiva somministrazione (dopo una serie di test di laboratorio, anche per quantizzare i livelli di anticorpi “neutralizzanti”, e procedure volte a garantirne il più elevato livello di sicurezza per il ricevente) a pazienti affetti da Coronavirus come mezzo per trasferire questi anticorpi anti-Sars-Cov-2, sviluppati dai pazienti guariti, a quelli con infezione in atto. Gli anticorpi (immunoglobuline) sono proteine coinvolte nella risposta immunitaria che vengono prodotte dai linfociti B in risposta a un’infezione e aiutano il paziente a combattere l’agente patogeno (ad esempio un virus) andandosi a legare ad esso e neutralizzandolo. Tale meccanismo d’azione si pensa possa essere efficace favorendo il miglioramento delle condizioni cliniche e la guarigione dei pazienti.

Al momento la terapia con plasma convalescente sui malati Covid-19 è ancora in una fase sperimentale e al momento non esistono risultati scientifici certi, tali da autorizzarne l’utilizzo su grande scala. L’infusione di plasma in generale, pur garantendo una assoluta sicurezza dal punto di vista della qualità, per sua natura può presentare delle complicanze sul ricevente e non sempre si presta alla somministrazione su tutti i tipi di pazienti, anche dovesse esserne verificata l’efficacia, rimane ancora una terapia emergenziale.

Per la donazione del plasma devono verificarsi alcune condizioni. Possono donarlo uomini e donne nullipare (donne che non hanno avuto gravidanze o aborti) che sono ufficialmente guariti, ossia dopo diagnosi con tampone positivo, ne è stata constata la guarigione mediante due tamponi negativi, oppure coloro che, pur senza precedenti diagnosi, abbiano rilevato da test sierologico positività per le IgG. In entrambi i casi deve essere sempre verificata la completa guarigione dall’infezione. A queste condizioni si devono aggiungere tutti i requisiti per poter donare sangue e plasma, verranno inoltre eseguiti ulteriori test virologici e altre verifiche per accertare la presenza di adeguato titolo di anticorpi neutralizzanti.

Dopo aver compiuto tutte le verifiche opportune, dal punto di vista del prelievo sarà come una normale procedura di plasmaferesi presso le unità di raccolta che effettuano il prelievo di plasma. Un separatore cellulare dividerà il sangue dal plasma, in questa maniera si riusciranno ad ottenerne fino a 600 ml nel quale, tra le proteine, saranno presenti immunoglobuline anti Covid19. Successivamente il plasma così raccolto verrà sottoposto a inattivazione virale con apposito macchinario presente presso alcuni centri trasfusionali specializzati. Sarà quindi pronto per un utilizzo clinico e per essere infuso ai pazienti sottoposti a questo tipo di terapia oppure potrà essere congelato e conservato in appositi frigo-emoteche fino a circa 2 anni.

Secondo gli esperti che stanno svolgendo le prime sperimentazioni, con una donazione di 600ml di plasma immunizzato si possono creare due singole infusioni da 300ml l’una. Per un paziente Covid positivo ne servono da una a tre per ricevere gli effetti benefici (anche se i pazienti che necessitano di tre infusioni sono molto rari) quindi mediamente ogni due donatori compatibili si riescono a curare tre pazienti.

Occorre fare chiarezza sul significato di immune: esserlo significa aver sviluppato gli anticorpi che proteggono dall’infezione, indipendentemente dal fatto di avere contratto la malattia con sintomi evidenti (sintomatico), oppure con sintomi lievi (paucisintomatico) oppure senza sintomi (asintomatico).

La Fase 2 sta creando dubbi e incertezze relativamente alla necessità di effettuare tamponi o test sierologici per sentirsi tranquilli ritornando alla vita di prima. Fare chiarezza su cosa siano, quando si debbano effettuare e perché, è oggi quanto mai importante e richiesto da tutti i cittadini.

Il test sierologico misura se il nostro organismo produce anticorpi immunizzanti quando entra in contatto con il Coronavirus. Si tratta di tre diversi anticorpi.

Le immunoglobuline IgA presenti nella fase acuta rappresentano gli anticorpi più specifici e indicano che abbiamo da poco incontrato il virus. Presenti nel sangue e sulle mucose respiratorie, sono la prima protezione contro i patogeni in genere.

Le immunoglobuline IgM compaiono anch’esse molto precocemente nel sangue in caso di infezione e quindi sono marcatori della fase acuta, indicano se il paziente ha un’infezione in corso.

Le immunoglobuline IgG che ci dicono se abbiamo incontrato il virus e da quanto tempo. Queste dovrebbero rappresentare gli anticorpi più specifici attraverso i quali essere protetti dall’infezione, ma dato che ancora si ha una scarsa conoscenza di questa malattia, non possiamo dire se l’immunizzazione che esse offrano sia sufficiente e duratura per evitare la possibilità di una reinfezione.

Due sono i tipi di test sierologici. Rapido così detto qualitativo che si effettua analizzando una goccia di sangue ottenuta con un prelievo capillare che però sembra avere una accuratezza ancora non soddisfacente. Quantitativo che si effettua con un normale prelievo venoso e che sembra avere maggiore accuratezza.

Il test sierologico può fornire informazioni utili (ma non definitive) ad esempio per programmare il ritorno a lavoro dei dipendenti, oppure per studiare le popolazioni entrate a contatto con il virus e distinguere cluster di infettati o capire se si è raggiunta la cosiddetta immunità di gregge. Ma anche dando per scontato che la percentuale di errore del test sia minima, un risultato negativo agli anticorpi non può completamente escludere l’infezione poiché potremmo trovarci nel cosiddetto periodo finestra di incubazione del virus. Quindi comunque i test sierologici non potranno costituire una certificazione dello stato di malattia/contagiosità o guarigione e la diagnosi clinica definitiva deve essere effettuata dal medico sui dati clinici del paziente.

Il tampone o test molecolare è l’esame diagnostico di riferimento per il Covid-19 e viene chiamato così perché si esegue con un tampone naso-faringeo attraverso cui si effettua una analisi molecolare che ricerca i geni specifici del virus. È prescritto, su indicazione del medico di medicina generale, in caso di sintomi, di sospetta infezione o di contatto diretto e non protetto con persone infette.

Mondosanità è uno sportello online che si propone di contribuire al progresso della ricerca e delle conoscenze scientifiche sia in Italia che all’estero nel campo sanitario e sociale. Attraverso l’informazione e la formazione rendono più comprensibili alcuni temi medici. Supportati anche dall’organizzazione di convegni, congressi, workshop e seminari avvicinano le persone alla ricerca e al progresso curativo. Si occupano anche di attività di aggiornamento, educazione e pubblicazioni.

 

Ginevra Larosa

Foto © Motoresanità, ministero della Salute, Valseriana news, Martek lifecare

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