L’attualità della sfida 30ennale nella prevenzione della tortura e dei maltrattamenti in Europa

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Prime condanne a Messina per abusi contro i migranti, nel giorno della presentazione del rapporto del CoE

Prima condanna per torture e maltrattamenti sui migranti da parte del gup di Messina, che ha assegnato 20 anni di carcere ciascuno ai 3 aguzzini che erano stati bloccati lo scorso 16 settembre all’hotspot della cittadina siciliana. Un tempismo perfetto con la pubblicazione, da parte del Consiglio d’Europa, del rapporto annuale 2019.

Tortura: nella storia del diritto, pena corporale inflitta all’imputato o al testimone di un processo per indurli a confessare o a deporre; esclusa formalmente dalle leggi della maggior parte dei Paesi nel corso del Secolo XIX, è tuttavia ancora praticata illegalmente in numerosi Stati. Qualsiasi forma di violenza fisica o morale praticata su qualcuno per estorcergli una confessione, per ottenere qualcosa o per pura crudeltà.

Maltrattamenti: Condotte umane che mirano a provocare sofferenze non solo fisiche ma anche morali nella vittima. Il codice penale punisce, ad esempio, i maltrattamenti contro familiari e conviventi. Questi due atti nel 2020 sono, purtroppo, ancora molto attuali.

In Europa il Comitato anti-tortura del Consiglio d’Europa (Cpt) si occupa della prevenzione di maltrattamenti nei confronti di persone private della libertà. Il Cpt prevede un sistema di visite nei luoghi di detenzione, per verificare le condizioni di trattamento delle persone private della libertà. Ha la facoltà di visitare carceri, centri di detenzione minorile, commissariati di polizia, centri di ritenzione per immigrati irregolari, istituti psichiatrici, strutture e istituzioni di ricovero a carattere sociale. Durante questi sopralluoghi le delegazioni si valgono del diritto di accesso illimitato ai luoghi di detenzione, all’interno dei quali possono spostarsi con assoluta libertà. Possono intrattenersi senza testimoni con le persone private della libertà e comunicare liberamente con chiunque possa essere in grado di fornire informazioni pertinenti. Dopo ogni visita, il Cpt invia un rapporto dettagliato al governo dello Stato interessato, contenente i risultati emersi nel corso della visita, nonché le raccomandazioni, i commenti e le eventuali richieste di informazioni complementari. Si invita inoltre lo Stato a fornire una risposta dettagliata alle questioni sollevate nel rapporto.

«Nonostante i progressi compiuti negli ultimi trent’anni nella prevenzione della tortura e dei maltrattamenti in Europa, restano ancora delle sfide importanti e complesse per garantire la protezione delle persone private della loro libertà nei luoghi di detenzione (…) Il 30esimo anniversario del Cpt nel 2019 è stato un’occasione per fare il punto sui traguardi raggiunti dal Comitato e per analizzare le sfide che affrontiamo, come il sovraffollamento delle carceri, la detenzione dei migranti, il trattamento dei pazienti psichiatrici contro la loro volontà o la detenzione dei minori. Oggi, in un contesto in cui il divieto della tortura e di altre forme di maltrattamento è messo in discussione nell’ambito di un tentativo di contestare i diritti umani e la democrazia, il compito di proteggere le persone private della libertà è più importante che mai. Gli Stati europei dovrebbero potenziare i loro sforzi per eliminare completamente qualsiasi forma di tortura o maltrattamento», ha dichiarato Mykola Gnatovskyy, presidente del Comitato anti-tortura del Consiglio d’Europa, a seguito della pubblicazione del rapporto annuale 2019 del Comitato.

Dal 1989, il Cpt ha effettuato più di 450 visite negli Stati membri del Consiglio d’Europa, conducendo attività di accertamento dei fatti in oltre 3.000 stazioni di polizia e in oltre 1.200 carceri, nonché in centinaia di centri di detenzione dei migranti, istituti psichiatrici, centri di assistenza sociale e altri luoghi in cui le persone potrebbero essere private della loro libertà. Nel 2019, l’Albania e la Repubblica Ceca si sono unite agli Stati che avevano già autorizzato il Cpt a pubblicare automaticamente tutti i futuri rapporti sulle visite e le relative rispose dei governi che li riguardano. Finora, i Paesi che hanno autorizzato questa procedura di pubblicazione automatica, sono 12: Albania, Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Lussemburgo, Repubblica di Moldova, Principato di Monaco, Norvegia, Svezia e Ucraina.

In Italia, contemporaneamente alla presentazione a Strasburgo del rapporto 2019 del Cpt, il gup di Messina ha condannato tre uomini a venti anni con l’accusa di sequestro di persona, tratta di esseri umani e tortura. Mohamed Condè, detto Suarez, 22 anni della Guinea, Hameda Ahmed, 26 anni, egiziana e Mahmoud Ashuia, egiziano, 24 anni. I tre avrebbero trattenuto in un campo di prigionia libico decine di profughi pronti a partire per l’Italia. I migranti avevano raccontato di essere stati torturati, picchiati e di aver visto morire compagni di prigionia. Gli aguzzini, come hanno appurato gli inquirenti, avrebbero gestito per conto di una organizzazione criminale un campo di prigionia a Zawyia, in Libia, dove i profughi pronti a partire per l’Italia venivano tenuti sotto sequestro e rilasciati solo dopo il pagamento di un riscatto. Ad accusarli erano state le stesse vittime, che hanno raccontato di essere state torturate e picchiate selvaggiamente. I fermi erano stati emessi un anno fa dalla Procura di Palermo, dal procuratore Franco Lo Voi e dal pm Geri Ferrara che ha coordinato l’inchiesta. Si tratta della prima condanna specifica per il reato di tortura avvenuto.

 

Ginevra Larosa

Foto © Politics, European union external action, Twitter, Consiglio d’Europa, The Local Italy

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