Talk-webinar “Buona salute” organizzato da Mondosanità e Officine di Motore sanità in collaborazione con Eurocomunicazione

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Il test molecolare rappresenta ad oggi il riferimento per la diagnosi di Covid-19

Nuovo appuntamento del talk-webinar Buona salute “Diagnosi e monitoraggio con test sierologici nell’infezione da Sars-Cov-2”, organizzato da Mondosanità e Officine di Motore sanità in collaborazione con Eurocomunicazione. Le conoscenze ad oggi disponibili sul virus sono aumentate rispetto all’inizio dell’epidemia, mentre l’interpretazione del nostro ministero della Salute è ancora molto restrittiva e non recepisce le ultime raccomandazioni dell’Oms. È auspicabile quindi riconsiderare, alla luce delle conoscenze attuali, gli algoritmi, i profili e gli approcci diagnostici per semplificare un ritorno alla normalità. Sarà importante testare le IgG e le IgM separatamente in quanto queste sono altamente sensibili e specifiche per studiare l’infezione e garantire un follow up mirato ed efficace. Quale sarà il ruolo futuro dei test sierologici per una revisione auspicabile degli algoritmi diagnostici finalizzata ad una gestione più efficiente sia dei pazienti sintomatici sia di quelli asintomatici. Come sostenere i medici del Lavoro delle aziende pubbliche e private, al fine di garantire le migliori condizioni di salute dei lavoratori e nello stesso tempo garantire la continuità delle attività produttive.

Da quando la pandemia da Sars-Cov-2 si è manifestata nel mondo e in particolare nel nostro Paese, con tutta la sua virulenza e letalità, i test diagnostici sono al centro del dibattito degli esperti sull’uso più appropriato e sul migliore rapporto costo beneficio per il Ssn nella gestione della fase 2 in Italia. Mentre il test molecolare rappresenta ad oggi il riferimento per la diagnosi di Covid-19, i test sierologici cercano di individuare anticorpi IgG e IgM (senza la presenza di uno standard internazionale): sono quindi importanti per una valutazione della risposta anticorpale sia nei casi sintomatici che in quelli asintomatici. Nell’ambito della positività del test sierologico è importante conoscere le classi delle IG sviluppate, ovvero se IgG o IgM distinte, così da permettere una stadiazione dell’infezione e assicurare verifiche diagnostiche più mirate. Poiché la risposta sierologica delle IgG dovrebbe essere di lunga durata, la valutazione di una risposta anticorpale IgG appare idonea ai fini dello screening della popolazione per stimare l’entità dell’infezione ed eventualmente per valutare l’incidenza e l’efficacia delle misure di prevenzione.

«I test Elisa per anticorpi IgM e IgG anti Sars-Cov-2 possono avere una specificità superiore al 95% per la diagnosi di Covid-19. La sensibilità dipende dalla fase dell’infezione potendo raggiungere virtualmente il 99%. In genere, la maggior parte degli anticorpi viene prodotta contro la proteina più abbondante del virus, che è quella del nucleocapside (NC). Pertanto, i test che rilevano gli anticorpi anti-NC sarebbero i più sensibili. Tuttavia, tali anticorpi potrebbero avere reattività crociata altri coronavirus. Gli anticorpi contro la proteina S sono invece più specifici e ci si aspetta che siano neutralizzanti. Nonostante un rapido aumento del numero e della disponibilità di test sierologici, la maggior parte non è stata sottoposta a validazione esterna, il che ostacola la selezione e l’interpretazione dei risultati. L’interpretazione di tali test è limitata da alcune lacune di conoscenza. Non è conosciuto il correlato sierologico di protezione e non è stato ancora identificato il grado in cui questi test reagiscono in modo incrociato con anticorpi contro gli altri coronavirus. I test anticorpali possono essere di aiuto nel diagnosticare un’infezione acuta da Covid in pazienti con sintomi tipici e Pcr negativa, ma il loro ruolo principale è riservato alle indagini epidemiologiche», ha dichiarato Antonio Cascio, direttore Malattie Infettive Tropicali Policlinico Giaccone, Palermo

Inoltre il valore di tali informazioni nella “fase 2 della pandemia” è fondamentale per ridurre il rischio di discontinuità nel funzionamento di tutte le attività produttive del Paese pubbliche e private e anche per la serenità e consapevolezza dei cittadini e di chi ci governa nel modulare le misure più appropriate di cautela sulla base dei dati acquisiti. La risposta sierologica delle IgM invece corrisponde ad una infezione che potrebbe essere in una fase recente, per cui ulteriori approfondimenti diagnostici con tampone e conseguenti misure di isolamento potrebbero rendersi necessarie. Molti studi stanno aiutando a comprendere le reazioni immunologiche e diverse pubblicazioni stanno documentando con prove scientifiche la capacità immunizzante degli anticorpi stessi e la loro permanenza nell’individuo che è venuto a contatto con il virus. Si riscontrano inoltre tamponi parzialmente positivi, o incompleti frammenti virali, in pazienti clinicamente guariti e con anticorpi sviluppati. Se vogliamo che i test sierologici possano in tempi rapidi e con successo esprimere appieno il loro potenziale, è importante garantire ai pazienti un percorso diagnostico rapido e che minimizzi o eviti del tutto gli isolamenti non necessari. Tutto ciò anche alla luce delle nuove linee guida Oms che incoraggiano un adeguamento dei protocolli nella direzione di allentare le misure restrittive.

«I test sierologici rappresentano uno strumento importante per stimare la diffusione dell’infezione in una comunità ed evidenziare l’avvenuta esposizione al virus. La diagnosi sierologica può essere utile per l’identificazione dell’infezione da Sars-Cov-2 in soggetti asintomatici o con sintomatologia lieve, che passerebbero altrimenti inosservati. Le conoscenze scientifiche sui test sierologici per il Covid-19 sono ancora carenti. Non si sa ancora quanto dureranno gli anticorpi specifici e se questi siano in grado di proteggere l’ospite dall’infezione. Attualmente, il test classico di neutralizzazione è l’unico che possa dare indicazioni sulla presenza di uno stato protettivo anticorpale nei confronti del Sars-Cov-2. Tuttavia, basandosi sull’esperienza della Sars, è possibile che questi anticorpi possano declinare nel tempo. È pertanto necessario monitorare anche i soggetti immuni per capire se i soggetti infettati saranno protetti a lungo o potranno diventare suscettibili a reinfezione da parte dello stesso virus», ha spiegato Maria Grazia Cusi, professoressa Microbiologia Università di Siena e direttore Microbiologia e Virologia Azienda Ospedaliera, Siena.

 

Ginevra Larosa

Foto © Lifebrain, Fondazione mondino, in sanitas, Agenziaimpress
Video © Eurocomunicazione

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