Il grande sorpasso dell’Europa, economicamente corre più degli Usa

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Grazie alla gestione Covid-19 principalmente. Ma ora la pressione statunitense è tutta per stroncare il progetto progetto Nord Stream 2

Sarà per la situazione di instabilità mondiale, per le ultime posizioni di isolamento commerciale prese dal presidente statunitense Donald Trump e di converso “unitarie” dell’Ue, o addirittura per il modo in cui si è affrontata la pandemia mondiale Covid-19, ma l’economia europea scatta e si appresta a correre più di quella americana, in uno schiaffo alla politica dell’America First. La ripresa europea appare più vivace e tonica, in grado di sancire il grande sorpasso: per i prossimi uno o due anni l’Europa crescerà di più degli States, in quello che è uno stravolgimento dei ruoli tradizionali che vedono gli Usa volare e l’Ue inseguire.

Dal 1992, secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg, gli Stati Uniti hanno registrato performance economiche migliori di quelle dell’Europa in quasi tutti gli anni. Ora invece la situazione sembra destinata a capovolgersi nonostante un 2020 difficile. Il Pil dell’Eurozona nel secondo trimestre di quest’anno, quello del Grande Lockdown, è previsto contrarsi del 12%. Per gli Usa la contrazione su base annua è attesa al 35%, con un calo del 10% trimestre su trimestre. Questo si farà sentire sul bilancio del 2020, quando l’area Euro è prevista contrarsi – secondo le stime di JPMorgan – del 6,4% contro il -5,1% degli Stati Uniti.

Il 2021 sarà però l’anno della svolta: la banca prevede un Pil in crescita per l’area euro del 6,2% a fronte di un decisamente più modesto +2,8% americano. L’Europa farà meglio perché ha «spezzato il legame» fra la mobilità e il virus, dice Bruce Kasman, capo economista di JPMorgan. «Colpisce che l’Europa, pur essendo stata colpita più duramente, si riprenderà in modo più completo», aggiunge. Il controllo del coronavirus è, per Goldman Sachs, uno dei motivi per cui la ripresa europea sarà più forte: «è chiaro che l’area euro calerà maggiormente ma ci attendiamo anche che si riprenda più velocemente. È raro che Eurolandia superi in termini di crescita gli Stati Uniti in un orizzonte di uno o due anni».

Per il presidente Usa Donald Trump, che ha fatto dell’economia il suo cavallo di battaglia per la rielezione, si tratta di un duro boccone da digerire a 100 giorni dal voto, considerato che la situazione potrebbe addirittura peggiorare. Nonostante Wall Street continui pressochè incontrastata la sua cavalcata, l’economia reale statunitense è in difficoltà e gli americani, milioni dei quali senza lavoro, sono in crisi. La speranza è quella di un nuovo pacchetto di stimoli all’economia, al quale si lavora ma che sembra ancora lontano. I repubblicani propongono misure per 1.000 miliardi di dollari, inclusi nuovi assegni diretti agli americani per un massimo di 1.200 dollari. I democratici premono invece per ulteriori stimoli per 3.000 miliardi di dollari, inclusa la conferma degli aiuti ai sussidi alla disoccupazione. Mentre si lavora dietro le quinte a un accordo che possa essere approvato prima della pausa estiva del Congresso, a spaventare molti è l’impatto che queste cifre avranno sui conti pubblici americani, il cui peggioramento rischia di far impallidire per la portata astronomica indebolendo anche la posizione degli Usa nei confronti della Cina, il primo creditore estero americano. Insomma un quadro più che mai complicato a pochi mesi dallo storico voto del 3 novembre.

L’economia però dipende non solo dai numeri, ma anche dal “potere” dei Paesi, soprattutto militare e, per esempio, energetico. Sarà un caso, ma negli ultimi tempi gli Usa hanno intensificato le pressioni sugli appaltatori europei per abbandonare il progetto Nord Stream 2, che colpirebbe soprattutto il “motore” europeo, la Germania. Il gasdotto in fase di completamento tra russi e tedeschi, attraverso il Mar Baltico, secondo il quotidiano “Die
Welt“, ha subito forti pressioni da parte di funzionari statunitensi che avrebbero condotto videoconferenze “one to one” con gli appaltatori europei per “sottolineare le conseguenze di vasta portata” della loro partecipazione al progetto.

Secondo le stesse fonti, ai colloqui hanno preso parte 12 funzionari dei dipartimenti di Stato, Tesoro ed Energia. La scorsa settimana la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato una risoluzione per espandere e inasprire le sanzioni che gli Usa attuano da dicembre scorso contro il gasdotto Nord Stream 2. Come riferisce il quotidiano tedesco “Handelsblatt”, i nuovi provvedimenti sanzionatori sono parte della legge di bilancio del dipartimento della Difesa, in discussione al Congresso degli Stati Uniti legge sul bilancio del Pentagono. Secondo Steve Womack, membro della Camera dei rappresentanti per il Partito repubblicano, «la Russia intende costruire il Nord Stream 2 per esercitare un controllo eccessivo sui nostri alleati in Europa e sulle loro forniture di energia. Dobbiamo fermare la strategia di influenza ostile di Putin».

In precedenza, il segretario di Stato degli Usa, Mike Pompeo, aveva minacciato tutte le
società coinvolte nella realizzazione del Nord Stream 2, ingiungendo loro di “abbandonare subito” il progetto se non intendono “sopportarne le conseguenze”. Pompeo aveva quindi avvertito che “fornire assistenza e aiuti” per la costruzione del gasdotto attraverso il Baltico “non sarà tollerato” dagli Stati Uniti. La costruzione del gasdotto Nord Stream 2 è iniziata in Germania nel maggio 2018. L’accordo sul finanziamento del progetto è stato firmato con Engie (Francia), Omv (Austria), Royal Dutch Shell (Regno Unito-Paesi Bassi), Uniper e Wintershall (Germania). Se completato, il gasdotto Nord Stream 2 fornirà circa 55 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno dalla Russia alla Germania passando sotto il Mar Baltico, aggirando i Paesi di Visegrad (Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria), gli Stati baltici e l’Ucraina, che dunque contestano il progetto.

 

Nicola Del Vecchio

Foto © YouTube, Emerging Europe, The Atlantic, The UN Regional Commission,

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