Swing States, sondaggi e voto anticipato: Usa 2020, that’s it!

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Biden in netto vantaggio, ma il maggioritario e le ultime cartucce di Trump potrebbero anche ribaltare la situazione: intanto, è boom del voto anticipato

La clessidra verso Usa 2020 ha quasi terminato il suo lavoro, il conto alla rovescia va scadendo e le elezioni presidenziali sono qui, dietro l’angolo.

Joe Biden sfida Donald Trump, e molti sondaggisti lo danno già sicuro inquilino della Casa Bianca. Per loro, sarà il democratico, candidato in ticket con Kamala Harris, a governare per i prossimi quattro anni i dossier più caldi dallo Studio ovale: rapporti con Cina, Russia e Unione europea, 5G, sfida allo Spazio e tanto altro.

Dieci punti, per qualcuno addirittura diciassette punti percentuali in più rispetto all’uscente. Numeri che forniscono certamente un’indicazione del “vento”, che danno un’idea dell’opinione (anzi, dell’Opinione, come amano dire i sondaggisti). Ma che, altrettanto certamente, non tengono in adeguata considerazione un paio di elementi.

Il primo: il sistema elettorale statunitense. Si vota sulla base di un maggioritario secco, chi prende un voto in più, prende tutto. E questo vale per ciascuno Stato, che esprime un numero predeterminato di cosiddetti Grandi Elettori, che potremmo definire seggi. Chi ne totalizza di più, si aggiudica la White House. Ciò vuol dire che può tranquillamente verificarsi quella situazione in cui un candidato prenda in assoluto più voti dell’altro, ma perda nell’assegnazione dei Grandi Elettori.

Il secondo: per alcuni studiosi, i sondaggi su Usa 2020 sarebbero così schiaccianti perché gli elettori repubblicani, sentendosi in minoranza rispetto alle opinioni veicolate dall’agenda dei media mainstream, si sarebbero chiusi in una spirale del silenzio, arrivando a non rivelare la propria preferenza o, in certi casi, addirittura a mentire nelle risposte.

Seggi elettorali negli Usa (Ilfogliettone.it)

Inoltre, nella grande cavalcata verso il 3 novembre, gli Stati Uniti stanno conoscendo un fenomeno senza precedenti. Sono già oltre 70 milioni i cittadini che hanno voluto esprimere il proprio voto. Lo hanno fatto perché avevano evidentemente le idee chiare, un presidente già scelto. Già, ma nello studio – anche sociologico – di questa cifra così elevata, chi risulterà favorito dalla circostanza?

Il fatto che Biden venga dato in vantaggio porterebbe a propendere per lui. Il fatto, invece, che lo stesso Trump, sabato 24 ottobre, abbia anch’egli votato, fa invece pensare che i cittadini che scelgono di votare prima lo facciano in maggioranza per lui. Va considerato un dato: storicamente, l’affluenza alle presidenziali negli Stati Uniti non supera la metà degli aventi diritto. I 70 milioni rappresentano già il 30% dei 240 milioni chiamati al voto. Se aumentano, vuol dire che nell’Opinione si è diffuso una certa motivazione. Anche in questo caso, però bisognerebbe distinguere: in quale Stato si vota di più?

Ce ne sono alcuni – Ohio, Michigan, ad esempio – che con formula precisa gli analisti definiscono swing States, Stati in bilico. Ecco, è possibile che qui l’affluenza possa fare la differenza nella prospettiva di un mantenimento dello status quo a Washington. In ogni caso, non sarei così certo che i dieci o i diciassette punti di vantaggio, di cui Biden è accreditato, resteranno invariati.

Anche perché, se Facebook ha scelto di non pubblicare post dal tono politico nell’ultima settimana che conduce a Usa 2020, Oltreoceano il silenzio elettorale come lo conosciamo noi non esiste: tutto a vantaggio di Trump e della sua capacità di radicalizzare, mediatizzare e polarizzare. E poi, eventualmente, passare all’incasso.

 

Domenico Bonaventura

Foto © Jim Bourg/Pool via AP

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Domenico Bonaventura
Domenico Bonaventura (Avellino, 1984), giornalista, comunicatore e saggista, vive e lavora tra Lacedonia, in Alta Irpinia, dov'è cresciuto, e Roma. Laurea Magistrale in Scienze Politiche – indirizzo Comunicazione politica, economica e istituzionale – presso la LUISS "Guido Carli" di Roma. Giornalista con una passione rovente per il calcio, la politica e le parole, gestisce diversi uffici stampa, collabora dal 2010 con Il Mattino e dal 2016 con Restoalsud.it. Si occupa di comunicazione istituzionale e d'impresa. Mediamente attratto dalle reti sociali, le utilizza soprattutto per ottimizzare il lavoro. È autore di "Parole e crisi politica" (Ilmiolibro.it, 2013), saggio che analizza il mutamento del lessico politico al tempo della crisi, finalista de "Il mio esordio", concorso letterario nazionale organizzato da Ilmiolibro.it.

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