Riuscirà Joe Biden a vestire i panni dell’ “Homo novus”?

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Casa bianca_presidente USA

La nuova Amministrazione Usa è chiamata a costruire un futuro che non sia uguale ad un passato nobile ma anche carico di errori

Se Hillary Clinton non avesse letteralmente fatto carte false per aggiudicarsi la nomination democratica del 2016 contro Donald Trump, oggi probabilmente staremmo parlando di un’altra storia: da candidato presidente il suo avversario di allora, Bernie Sanders, forse avrebbe avuto la meglio sul tycoon, grazie ad un programma elettorale ancor più “di rottura” rispetto a quello di Trump. Non dobbiamo dimenticare infatti che l’inatteso risultato delle Presidenziali 2016 fu frutto di un passaggio di voti dai Democratici ai Repubblicani nella cosiddetta rust belt, ovvero gli Stati industriali in declino dove la working class abbandonò il tradizionale voto a sinistra per spostarsi a destra. Emblematica in tal senso fu la dichiarazione dell’allora capogruppo Dem al Senato Chuck Schumer, che in un editoriale sul New York Times ammise che la sconfitta della Clinton era dovuta essenzialmente all’aver perso contatto con il ceto medio lavoratore.

Il campanello d’allarme

Nuovo presidente USAI Democratici un chiaro segnale di disaffezione verso gli apparati di Partito lo avevano già avuto durante quelle primarie, quando un anonimo senatore del Vermont, che amava definirsi “socialista” (aggettivo che in America suona come una bestemmia), arrivò ad insidiare la candidatura dell’ex first Lady ed ex segretario di Stato di Obama. Il programma di Sanders, spiccatamente di sinistra e incentrato sulla classe lavoratrice, piaceva molto alla base elettorale democratica indebolita e spaventata dalla crisi post Lehmann Brothers, alla quale Barack Obama e il suo vice Joe Biden non erano riusciti a dare una risposta concreta. E la Clinton non pareva in grado di fare diversamente.

Ritorno al passato

Obama e ClintonLa presidenza Biden inizia in un momento storico in cui la società americana ha bisogno di una politica nuova, che guardi al futuro invece di bearsi del proprio passato. Cosa, quest’ultima, che invece sta già avvenendo. A guardare la composizione della nuova squadra di governo, di nuovo si scorge francamente poco o nulla. Dall’evergreen John Kerry all’Ambiente, a Janet Yellen all’Economia passando per il nuovo segretario di Stato Tony Blinken, assistiamo ad ritorno sulla scena politica di vecchie glorie dell’establishment clintoniano-obamiano che non rappresentano certo una linea politica innovativa, quanto piuttosto una restaurazione fondata sulla convinzione che tra il 2016 e il 2020 non sia successo nulla.

Sinistra Dem in cerca di se stessa

Pensare che i mali dell’America si possano guarire con una ricetta politica non più attuale è un peccato di presunzione che la nuova Amministrazione presidenziale non può permettersi. Barack Obama non ha rappresentato la nuova sinistra del XXI secolo, quanto piuttosto un’appendice di quella clintoniana che a fine XX secolo cercava se stessa nella cosiddetta “Terza via”, poi mandata in soffitta dalla rivoluzione tecnologica globale che ha impattato in modo determinante sui rapporti interni alla società statunitense e occidentale in genere. L’exploit di Sanders e il successivo flop della Clinton nascevano dall’incapacità dell’allora leadership Dem di capire che quella politica, di cui Bill Clinton e Obama erano stati forieri, non era più presentabile.

La sfida del futuro

Joe BidenJoe Biden è diventato presidente con un programma essenzialmente di nobili propositi, come quello di ricomporre le fratture del Paese e di combattere il razzismo crescente. Ma oltre a ciò, dal punto di vista economico è in gran parte un brodino riscaldato, in molti punti troppo simile al programma di Hillary Clinton che gli elettori bocciarono nel 2016. La sua presidenza inizia con molti americani che sperano di vedere la nazione presto pacificata, dopo quattro anni di delegittimazioni e scorrettezze provenienti da ambo gli schieramenti partitici. Ma quando la “luna di miele” con gli elettori sarà terminata, e la polvere alzata dal vergognoso assalto al Campidoglio si sarà posata, Biden dovrà dare agli Usa le risposte che chiedono attraverso una linea di governo che, oltre i buoni propositi, dovrà presentare, e presto, risultati concreti in termini economici e sociali.

 

Alessandro Ronga
Foto © Official White House Photo, Nick Solari, Wikicommons

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Alessandro Ronga
Giornalista e blogger, si occupa di Russia e dei Paesi dell'ex Urss. Scrive per il quotidiano "L'Opinione" e per la rivista online di geopolitica "Affari Internazionali". Ha collaborato per il settimanale "Il Punto". Nel 2007 ha pubblicato un saggio storico sull’Unione Sovietica del dopo-Stalin.

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