Sofagate, molto più di un semplice “incidente diplomatico-protocollare”

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Sofagate

Più che dei turchi la responsabilità dell’immagine di Ursula von der Leyen è del Consiglio dell’Unione europea. Lo ha implicitamente ammesso lo stesso presidente Charles Michel alla televisione belga

Massimo Sgrelli, uno dei più grandi esperti italiani di cerimoniale e protocollo, ha confermato sul Secolo d’Italia quello che anche tanti europeisti indignati hanno pensato a proposito del Sofagate. Tra gli altri, ne ho già parlato su Aise (Sofagate: il ridicolo non uccide, ma mette a disagio) e su Formiche (Sofagate, foto di un declino). Mentre Alessandro Ronga ne ha fatto un chiaro quadro qui su Eurocomunicazione (Oltre il “sofa-gate”: una comunità internazionale in crisi di nervi).

Qualcuno ha tentato di arrampicarsi sugli specchi delle scivolose regole del protocollo e del cerimoniale, dando l’impressione di voler sminuire o mettere un po’ troppo in fretta sotto il tappeto il polverone sollevato da quello che Sgrelli, che per tre decenni è stato il capo del protocollo di Palazzo Chigi, ha definito per quello che è. Un «incidente diplomatico-protocollare». Prima di precisare, con la stessa chiarezza con la quale Mario Draghi ha parlato di Erdogan, che “non assegnare una sedia d’onore anche alla presidente della Commissione Ue è da matita blu. Relegandola infatti su un sofà, i protagonisti dell’incontro sembravano solo Erdogan e Michel. Dal canto suo, Bruxelles ha sbagliato a non verificare preventivamente che «lo scenario fosse corretto e idoneo»”.

Lo sbaglio imputato a Bruxelles, è gravissimo. E la responsabilità è del Consiglio

Tanti lo stanno ribadendo su media e social. Anche quelli che, da convinti europeisti, dicono di farlo con dispiacere. Consci però che debba essere denunciato e spiegato. Nella speranza che serva da lezione per il futuro. Perché situazioni del genere non si ripetano mai più.

Il presidente del Consiglio dell’Unione europea, Charles Michel, alla televisione belga LN24, si è detto affranto e profondamente rattristato per quanto accaduto. Aggiungendo che se potesse riavvolgere il nastro dell’episodio avrebbe certamente un comportamento diverso. Il dispiacere sembrava sincero. E non ha certo invocato le scivolose giustificazioni protocollari che alcuni, forse in modo un po’ azzardato, hanno utilizzato nel segnalare che il presidente del Consiglio dell’Ue ha rango di capo di Stato mentre quella della Commissione europea di primo ministro.

A Michel spettava una poltrona a destra di Erdogan, alla von der Layen altra identica poltrona alla sua sinistra. Punto.

Charles Michel in debito con Ursula von der Leyen di scuse personali e mazzo di fiori. Per lo sgarbo subito anche dalle donne e dalla Commissione europea

Assieme alla dichiarata tristezza di Michel ci saremmo anche aspettati l’assicurazione di essersi già scusato personalmente con Ursula von der Leyen. E di averle magari già inviato un mazzo di fiori. Diretto simbolicamente, oltre che a lei, a tutte le donne, e a tutta la Commissione europea. Rimasti tutti simbolicamente senza sedia. Di fronte a lui e al presidente turco, e sotto gli occhi del mondo.

Ha comunque anche ammesso l’errore del Consiglio dell’Ue. Confessando, come avevo già anticipato su Formiche, che il suo protocollo aveva partecipato ai sopralluoghi e all’organizzazione dell’evento, in rappresentanza dell’Ue, assieme al servizio del protocollo turco. Dettaglio già reso pubblico dal ministro degli Esteri di Ankara. Che, dopo lo scandalo, aveva immediatamente assicurato di avere scrupolosamente rispettato il protocolloproposto dalle istituzioni europee”.

Questa non irrilevante ma scontata circostanza può fare comprendere meglio la mancata reazione di Charles Michel all’imbarazzatoehmdella presidente della Commissione europea. Rimasta in piedi senza sedia. Mancata reazione che molti rimproverano al presidente del Consiglio dell’Ue. Qualcuno richiedendone persino le dimissioni.

Ma come avrebbe potuto pubblicamente smentire il suo stesso protocollo che aveva supervisionato e validato l’organizzazione e lo scenario dell’incontro, senza creare un ben più grave incidente diplomatico col presidente turco?

E anche su questo Sgrelli ha ragione, affermando che «se Michel si fosse alzato l’incidente sarebbe diventato di carattere istituzionale e non più solo tra persone».

La Commissione europea non può più essere la valletta del Consiglio dell’Ue

Al di là della speranza che qualcuno paghi per lo smacco subito, dalle donne e dalla Commissione europea, quella foto che ha fatto il giro del mondo è l’immagine più simbolica della decadenza dell’Unione europea.

Decadenza cominciata – e va detto forte e chiaro – col progressivo decadimento del ruolo della Commissione europea. Dopo l’epoca d’oro di Jacques Delors. E alla quale ha dato grande contributo, durante ben due mandati, soprattutto José Manuel Durão Barroso. Che passerà alla storia per aver abbassato la Commissione europea al ruolo di fatto di segretariato esecutivo del Consiglio. Quando invece dovrebbe essere l’istituzione, assieme al Parlamento europeo, più dotata di mezzi e poteri per rappresentare e tutelare i cittadini a livello europeo. Quale custode indipendente super partes, garante unicamente degli interessi e valori comuni. A cominciare dallo stato di diritto Ue. E non quelli di bottega – legati a interessi politici e di clientela elettorale nazionale di brevissimo periodo – dei governi degli Stati Membri. Abituati da sempre a nascondere le proprie responsabilità e incapacità dietro la foglia di fico di Bruxelles. Governi nazionali che sono rappresentati dal Consiglio. E i sovranisti nostrani, se veramente patrioti come affermano essere, dovrebbero ricordarsi che maggiore potere al Consiglio e minore potere alla Commissione significa da sempre maggiore potere ai Governi dei soliti Paesi. Quelli che più di altri sanno far valere i loro interessi. Anche se non sempre coincidono con quelli dei loro spesso ignari cittadini. Figuriamoci quindi quelli dei cittadini degli altri Paesi. All’insegna di quell’euro-egoismo sovranista che sta distruggendo il progetto europeo.

Toccato il fondo, è da sperare ora in una risalita

Non ci resta da sperare che col clamore sollevato da quella triste immagine di due poltrone e un sofa si sia toccato il fondo di questo declino. E che venga presa coscienza che è ora di cominciare la risalita. Risalita che non potrà avvenire se non verrà presa coscienza da tutti i cittadini, tutti i Governi e tutte le istituzioni europee che senza una vera e intelligente unione ci sarà sempre un Erdogan che si sfregherà le mani. All’insegna del dividi et impera ben noto ai nostri antenati. Alle spalle dei nostri stupidi e autolesionisti euro-egoismi. Che nel secolo scorso ci sono costate due guerre mondiali.

 

Alessandro Butticé

Foto © LN24

Video © Eurocomunicazione

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Da sempre Patriota italiano ed europeo. Padre di quattro giovani e nonno di quattro giovanissimi europei. Continuo a battermi perché possano vivere nell’Europa unita dei padri fondatori. Giornalista dall'età giovanile, poi Ufficiale della Guardia di Finanza e dirigente della Commissione Europea, alternando periodicamente la comunicazione istituzionale all’attività operativa, mi trovo ora nel terzo tempo della mia vita. E voglio viverlo facendo tesoro del pensiero di Mário De Andrade in “Il tempo prezioso delle persone mature”. Soprattutto facendo, dicendo e scrivendo quello che mi piace e quando mi piace. In tutta indipendenza. Giornalismo, attività associative e volontariato sono le mie uniche attività. Almeno per il momento.

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